Un giorno di lacrime e vampiri

Un giorno di lacrime e vampiri Al FESTIVAL «LETE MEURTRIER» DI BECKER E DAVID BOWIE IN «THE HUNGER» PI TONY SCOTT Un giorno di lacrime e vampiri La star del rock è un giovane di 300 anni. - In 6 minuti invecchia e riduce in scheletro Catherine Deneuve DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CANNES — Vampiri new wave in un film d'orrore elegante come uno spot pubblicitario e lurido come un mattatoio, ellittico come un promovldeo, inatteso come un'immagine nuova e antologico come una raccolta d'ogni luogo comune cinematografico sui morti viventi. Stupido come una zucca, e per di più sacrilego. The Hunger. la fame, prende infatti David Bowie, star fiammeggiante e stravagante del rock, bello e dannato, biondo e drogato, lo immagina come un giovane di trecento anni, lo fa invecchiare in sei minuti e lo mostra decrepito; prende Catherine Deneuve, bellezza fredda supremamente chic, suppone che sia un'egiziana di seimila anni, e la rende scheletro; prende Susan Sarandon, così carina, così poco mitica, e la promuove vampira condannandola alla immortalità. Responsabili, Whitley Strìeberche ha scritto il soggetto, Tony Scott (fratello del regista di Alien e di Biade Runner.) che ha diretto il film, Milena Canonero che ha disegnato i bellissimi vestiti con¬ temporanei. Il film presenta anche dettagli inediti: nell'elenco degli attori alcuni vengono sobriamente indicati come "Cadaveri», e il truccatore diventa un autore di make-up illusions. La storia è 'semplice. Miriam, remota maga egizia, vive millenni alimentandosi di sangue umano, e accoppiandosi via via con amanti, uomini o donne, che vivono soltanto per secoli. Quando il film la incontra, la maga Deneuve è in una discoteca di New York con David Bowie, gentiluomo inglese del Settecento; purtroppo Ivi cede alla senilità, e viene sostituito come amante dalla dottoressa Sarandon, studiosa dei problemi dell'invecchiamento. ' Nel plastico iperrealismo o nelle morbidezze profumate della visualità pubblicitaria, si vedono orchidee, gole tagliate, velette, fiumi di sangue, gigli bianchi, cappotti di pelle nera, pianoforti e violoncelli, scimmie-cavia impazzite, strette amorose delle due donne nude in letti a baldacchino, molte tende palpitanti agitate da un vento misterioso. Tra estetismi e crudeltà,, tra Cacha- rel e Argento, va a finire che la scienza vince la magìa: sarà la dottoressa a vivere per sempre, mentre la maga si disfa insieme con tutti i suoi amanti passati. Con gli anni, David Bowie non ha perduto la sua aura di cantante leggendario, e ha imparato a recitare. La sua interpretazione teatrale de L'uomo elefante in America ha avuto critiche ammirate: riusciva a rendere la mostruosità senza gobbe né trucchi aggiunti, e risultare molto commovente. A Cannes è protagonista anche di Furyo, il film di Oshima che viene presentato oggi in concorso: recita in coppia con Sakamoto, altra star del rock, però giapponese. Per The Hunger, quindi, non ha colpe. Resta un peccato vedere, in questo come in decine di film simtli, tanta abilità tecnica, tanta capacità professionale, tanta creatività visiva, tanta eleganza, sprecate in filosofie puerili, in pretenziosità banale, in un'ingenuità ignorante che riesce a rendere tediosa perfino una vicenda di vampiri, sangue e vita eterna. |.t. 36e Festival International du film Did Bi Chi D li ii illi li il il dl S i hid David Bowic e Catherine Deneuve: lei maga egizia millenaria, lui gentiluomo inglese del Settecento, si amano tra sangue e orchidee

Luoghi citati: America, Cannes, New York