II «Curcio» a Salvo Randone Una vita (difficile) col teatro

II «Curdo» a Salvo Bandone Una vita (difficile) col teatro Con il grande vecchio premiata anche Lina Sastri II «Curdo» a Salvo Bandone Una vita (difficile) col teatro ROMA — Salvo Randone e Lina Sastri sono i vincitori del prèmio Curdo 1083 per il teatro. I nomi dei vincitori sono stati comunicati dalla giuria riunitasi lunedi sera. Che dire di un attore come il siracusano Salvo Rondone;che il prossimo settembre compirà settantasette anni e cinquantasette di gloriosa carriera, svolta a fianco dei protagonisti della scena italiana, da Annibale Ninchi a Maria Melato, da Zacconi a Ruggeri, da Benassi a Ricci, e che dagli Anni Quaranta ad oggi ne è stato indiscusso protagonista lui stesso, guidato da registi del calibro di un Visconti, uno Strehler, un Costa? Spiegare intanto ai più giovani che se negli ultimi anni non hanno avuto occasione di veder al lavoro questo grandissimo interprete è per una profonda inquietudine che lo rende severamente insoddisfatto dei propri risultati, restio perciò ad offrirli «in pasto, al pubblico. Più che scontrosità o misantropia, quella di Randone è una sorta di im¬ medicabile insofferenza verso se stesso, il supplizio (per servirsi delle parole di un poeta) di non sentirsi in armonia. E ricordare poi, insieme agli spettatori adulti e di buona memoria, alcune almeno delle luminose tappe di un itinerario artistico, che ha spaziato dai classici greci a_Shakespeare, da Alfieri a Schiller, da Ibsen a Verga, a Giocosa, a Pirandello. Il Rosoni, ad esempio, del Come le foglie di Giocosa nella straordinaria messinscena di Visconti C54-'55), con Brignone-Santuccio, mirabile ritratto d'uno sconfitto dalla vita, accartocciato su se stesso da un'onta incancellabile, la voce roca, il volto scavato dallo sgomento. Lo Jago de/roteilo shakespeariano in coppia e in alternanza di ruoli, sera dopo sera, con Gassman ('56-'57), forse il più sottile ritratto di simulatore capzioso, divorato dalla sua stessa smania di invenzioni bugiarde, che ci sia mai accaduto di rimirare in palcoscenico; e, soprattutto, JTSnrico IV pirandelliano, regia di Orazio Costa ('58-59), magni¬ fico nel suo malinconico Utrionismo. nella sua fredda stizza (con quelle sarcasticfie occhiate in tralice) dinnanzi alla pusillanimità degli ospiti. Ma i giudici del Curdo hanno voluto premiare, a fianco di questo grande txechio, la giovane napoletana Lina Sastri, che, a loro avviso, quest'anno ha conseguito un risultato pieno nel ruolo della Figliastra nei Sei personaggi pirandelliani per la regia di Patroni Griffi. Venuta su alla scuola di Eduardo, con anni di proficuo lavoro a fianco di Roberto De Simone e poi con Valli-De Lullo-Patroni all'Eliseo, la Sastri è un'attrice di fortissimo temperamento, in cui tuttavia l'impeto passionale è sottoposto al filtro di una razionalità lucida e dolente. In una stagione in cui le poche giovani interpreti femminili di talento sembrano aver voltato le spalle al teatro per il cinema, il riconoscimento alla Sastri acquista, al di là dei meriti della premiata, un implicito sapore polemico. Guido Davico Bonino