Sul Cho Oyu record per Messner dieci volte oltre gli ottomila metri

Sul Cho Oyu record per Messner dieci volte oltre gli ottomila metri Lo scalatore altoatesino senza ossigeno sulla montagna nepalese Sul Cho Oyu record per Messner dieci volte oltre gli ottomila metri KATMANDU — Reinhold Messner ha compiuto un'altra grande impresa alpinistica: ha raggiunto, Insieme con dne compagni di cordata, la vetta del Monte Cho Oyu a quota 8153 metri scalandolo lungo la parete di Sud-Est che si trova nella zona nordorientale del Nepal. Lo scalatore altoatesino ha raggiunto un primato eccezionale; ha Infatti scalato dieci del quattordici monti della catena dell'Himalaya oltre gli ottomila metri d'altezza. Una mano fatata, centinaia di migliaia di anni fa, ha concentrato in un angolo del mondo tutte le montagne più alte: sono 14 le vette della Terra che superano gli ottomila metri e la conquista di ognuna di esse ha significato per l'uomo un enorme tributo di fatica e di sangue. Salire un .ottomila», specie senza l'uso di ossigeno, può valere l 10 secondi sui cento metri; giungere a conquistarne 10, come ha fatto alcuni giorni fa Reinhold Messner, è un'impresa che porta facilmente all'iperbole, che conduce fatalmente a parlare di un limite dell'umano che si sposta più avanti. Il 26 aprile (dobbiamo basarci sugli scarni comunicati del ministero del Turismo ne¬ palese che arrivano col contagocce da Katmandu) Messner aveva fissato insieme con gli altri sei componenti della spedizione (tre italiani e tre nepalesi) il campo base a 5200 metri sotto la piramide del Cho Oyu, alta 8153 metri. 17 5 maggio lo scalatore altoatesino, insieme con due compagni, è arrivato in vetta, naturalmente senza usare ossigeno, che l'uso della maschera (escluse le grandi spedizioni, come quella statunitense che alcuni giorni fa è arrivata sull'Everest dalla via classica del Colle Sud) è più Intoppo, difficoltà di rifornimenti e spirito antisportivo che vero aiuto. E' spontaneo chiedersi come Messner, a 39 anni, si collochi senza confronti al vertice dell'alpinismo mondiale; come abbia saputo uscire dai confi-' ni ristretti delle sue origini (Santa Maddalena di Funes, benché si adagi al piedi delle Odle, non è una capitale dell'arrampicata) per distruggere ogni mito precedente. La storia dell'uomo sull'Himalaya è recente: il primo .ottomila», l'Annapurna, è stato vinto dai francesi soltanto nel 1950, grazie alla tecnologia (scarpe, abiti, tende, alimentazione), ma anche a una maggiore fiducia dell'uomo nei propri mezzi. Il merito colossale di Mes- sner, aldilà del numero di vittorie (e chissà quanti anni passeranno prima che qualcuno le eguagli o le superi), è nell'aver concepito un alpinismo di tipo europeo trasportato in Asia, l'aver osato affrontare un colosso himala.ya.no come se fosse il Monte Bianco, senza tutto l'orpello di centinaia di portatori e di tonnellate di rifornimenti, ma con una sfida frontale fra l'uomo e la montagna. Di Reinhold Messner ormai il grande pubblico (che egli è afdinpmattegold abile e remuneralissimo conferenziere in ogni angolo d'Europa) conosce le ultime imprese .sovrumane», ma esse non sarebbero nate senza una preparazione specifica che, almeno quindici anni fa, non aveva confronto al mondo: oltre 500 vie di estrema difficoltà sulle Alpi, molte in solitaria e alcune non ancora ripetute, gli hanno dato il coraggio per osare. E di quale pasta fosse fatto lo dimostrò quando, nel 1970, dopo la conquista del suo primo ottomila su Nanga Parbat, seppe sopravvivere alla perdita del fratello Gilnther travolto da una valanga, vagando a quelle quote tre giorni senza bere e senza rifugio. C'è una frusta diceria secondo cui la montagna rende tutti fratelli; invece non esiste terreno di competizione più. esacerbato, arena di invidie più accesa. Forse soltanto Messner finora ha saputo evitare il veleno della concorrenza maligna: certo, gli si rimproverano le Porsche sempre nuove, la Volkspartei non gli perdona il fatto che non si consideri bandiera del Sud Titolo, ma cittadino del mondo. Sventolare vessilli sulla vetta è facile, concepire e compiere la scalata in solitaria, senza ossigeno e lungo un versante -nuoto come quello dell'Everest dalla Cina, tappa la bocca a ogni invidia. E il segreto qual è? Un allenamento costante (ma tanti giovanissimi arrampicatori hanno una forma atletica superiore), una condizione morale impeccabile, un coraggio di osare che gli altri non hanno. Né per soldi né per sentirsi superuomo: solo perché lassù c'è tanto spazio per realizzare GlBEM.tt.na Reinhold Messner al ritorno da una scalata himalayana. Con dieci «ottomila» conquistati ha battuto ogni record (Telefoto)

Persone citate: Messner, Reinhold Messner, Santa Maddalena

Luoghi citati: Asia, Cina, Europa, Funes, Katmandu, Messner, Nepal, Sud-est