Crisi di vocazioni

Crisi di vocazioni La società s'allontana dai partiti Crisi di vocazioni Mentre si preparano le liste elettorali, le ragioni del •rifiuto del partiti; cosi come sono e come funzionano, vedono ormai concordi gente comune, specialisti della politica e anche .candidati di prestigio.. C'è in più la sfiducia che esista realisticamente un modo per rimediare alla situazione. La chiave del cambiamento, ti dice, è in mano a quegli stessi partiti che dovrebbero rinnovarsi. Ma come per le riforme istituzionali, così per l'autoriforma dei partiti è assurdo abbandonarsi allo sconforto del .non c'è niente da fare.: proprio ora che, ad urne aperte, l'opinione pubblica ha un potere contrattuale grandissimo. Anche qui si deve impiantare uno scambio politico, tra voto e impegno elettorale di autoriforma, specificamente determinato. Con l'aggiunta che, In questo campo, ciascun partito ha maggiori possibilità di mantenere le promesse e di .contagiare., con 12 proprio, t comportamenti deglialtri. Se questo è allora il momento propizio di porre i problemi dell'autoriforma dei partiti, quali sono i punti sui quali il cambiamento è necessario? Sono tre i grandi poteri della partitocrazia e su tutti e tre occorre che siano date nuove garanzie. Il primo, quello che più ferisce la civica moralità, è il potere sparatoria: assegnare posa, lottizzare, secondo la logica della tessera e contro la logica della competenza. Nel 1978 una legge introdusse un filtro parlamentare sulle nomine pubbliche. Rimedio clte, nonostante tutto, ha rappresentato un passo in avanti rispetto alla giungla incon¬ trollata preesistente: ma tutti ora vedono che si tratta di un filtro insufficiente. Bisogna perciò arrivare ad una legge generale sugli incarichi negli enti pubblici che, accanto a parametri certi di professionalità, introduca la garanzia di una rapida procedura di giudizio del magistrato amministrativo sul reclami, presentati da parlamentari o da controinteressatl per la violazione di quei parametri, una specie di azione popolare. L'incontro tra le due procedure di controllo dovrebbe rappresentare un forte contropotere alla legge partitica delle spartizioni. L'altro grande potere partitocratico è ti potere elettorale: quello che si esprime soprattutto nella formazione delle liste per la Camera del deputati e nella manovra delle preferenze (sulla quale c'è tutto da imparare In un pamphlet scritto ora da Roberto Ducei: .Candidato a morte.). Non a caso, per i .candidati di prestigio, il seggio senatoriale, fuori dal mercato delle preferenze, è la collocazione migliore. Ora, contro questo mercato controllato dalle macchine di parttto, un sicuro bilanciamento sarebbe il ritorno, anche per la Camera, a collegi uninominali, di piccola dimensione: e tali quindi da consentire un rapporto personale diretto e Immediato tra candidati ed elettoti. Ciascun parato potrebbe così esprimere il meglio delle proprie possibilità politiche ed umane: presentare una serie di .facce, e di competenze verificabili concretamente da una frazione di elettorato e non una serie di nomi affastellati in liste che fatalmente comprendono, come direbbe Platone, .uomini dabbene accanto a uomini da niente.. 1 voti di ciascun candidato sarebbero commisurati alla capacità di persuasione esercitata nel suo collegio ed anche il suo lavoro parlamentare troverebbe uh punto di rendiconto preciso. La Fondazione Oliveta sta studiando (con E. Bettinelli) questo sistema-che dovrebbe conciliare il mantenimento del sistema proporzionale con la personalizzazione del voto alla Camera: evitando la degradante .bagarre, e l cosa delle preferenze e riducendo la presenza del politici senza professione. Il terzo connotato della partitocrazia è la .bronzea, tendenza oligarchica interna, mal frenata da statua e probiviri. Anche qui un'autortforma, perentoria nella sua semplicità e net suoi effetti, dovrebbe tutelare i cittadini iscrita ai partiti e quelli che vogliono iscriversi, contro le prepotenze e i brogli delle oligarchie interne. Non si tratta di ripensare ad interventi legislativi nella vita interna dei paraa: che deve autodeterminarst in piena libertà costituzionale. Si tratta di assicurare che quello stesso statuto che gli iscrita si sono dati venga effettivamente applicato. Affidare ad un giudice esterno il rispetto delle regole interne dettate dagli stessi parità (finanziati, non si dimentichi, dal contribuente) non è violare la loro liberta, che rimane, nonostante tutto, essenziale per il nostro Stato. Significa introdurre un contropotere che mantenga aperto, anche per questa via, un legame con quella società che si allontana dai partiti e, quel che è peggio, dalla politica. Andrea Manze ila

Persone citate: Andrea Manze, E. Bettinelli, Platone, Roberto Ducei