Offrirono al genero vino avvelenato «Ma che omicidio, non lo sapevamo!»

Offrirono al genero vino avvelenalo «Ma ihe omicidio, non lo sapevamo!» In tribunale a Milano l'anziana coppia del «giallo della bottiglia» Offrirono al genero vino avvelenalo «Ma ihe omicidio, non lo sapevamo!» MILANO — Luigi Mansi e Annamaria Colucci hanno avvelenato il genero Patrizio Ouerrlsl o no? Quella sera del 15 novembre 1981, quando a casa loro, a Baggio, stappando una bottUia intatta offrirono vino al marito della figlia, si era in pieno periodo di misteriose bevande avvelenate: nell'agosto precedente, due persone erano morte e tre rimaste intossicate dopo avere sorseggiato analcolici, e nel dicembre successivo tre ragazzi erano finiti all'ospedale dopo avere bevuto, alla Stazione Centrale, vino da una bottiglia sigillata trovata in una sala d'aspetto. La morte dell'operalo ventunenne potrebbe inserirsi in quegli episodi mai chiariti? E' quanto i difensori cercheranno di dimostrare al giudici della terza sezione penale, di fronte al quali, a partire da oggi, si apre il dibattimento a carico dei coniugi Mansi, imputati di omicidio premeditato. E' un classico processo indi-1 zi a rio: ci sono soltanto sospetti, non una prova e nemmeno un movente certo. Dice l'accusa che i suoceri avrebbero deciso di uccidere Ouerrlsl perché questi, avendo saputo che la moglie Lucia, 11 anni prima del matrimonio. aveva avuto un figlio naturale, voleva separarsi. Risponde: la vedova che non solo a marito era perfettamente al corrente di quel bambino, ma addirittura aveva intenzione di adottarlo; e aggiunge che, all'epoca, a loro accordo era ulteriormente cementato dall'attesa del primogenito. Però le contraddizioni, nel racconto degU imputati, furono molte. In un primo momento Luigi Mansi spiegò di avere avuto quella bottiglia di vino in regalo, poi di averla trovata; in ogni modo continuò a sostenere di averne bevuto lui stesso qualche sorso, senza riceverne alcun danno. Proprio questo particolare, rivelato immediatamente do-i po a ricovero in ospedale del giovane, suscitò 1 sospetti. Anche Annamaria Mansi fece affermazioni contrastanti. n giudice istruttore dottor Mazziotti prosciolse entrambi: «A loro corico» — scrisse — rvi sanò solo bugìe, ma nessuna prova concreta, nessun da¬ to certo, nessuna testimonianea sfavorevole, nessun movente. Però essi hanno mentito; per ignorama, per testardaggine, per timore verso una Giustizia che per loro colpa li ha puniti ma in cui non hanno nwi creduto». Il magistrato aveva pure ordinato una perizia sulle facoltà mentali di Luigi Mansi il quale, a 58 anni, da tempo soffriva di una sensibile riduzione delle capacita intellettive Ma il sostituto procuratore, dottor Luca Muccl, impugnò la sentenza, sottolineando tra l'altro che a sovrapprezzo sulla bottiglia avvelenata corrispondeva a quelli usati nel supermercato vicino all'abitazione degli imputati, dove Annamaria Mansi era solita recarsi per la spesa. Secondo il pubblico ministero, i coniugi uccisero il genero perché questi stava per abbandonare la loro figlia, appunto per essere venuto a conoscenza di quel bambino nato tanti anni prima. Ornella Rota

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