La Lubjanka, un brivido in macerie di Fabio Galvano

La Lubjanka, un brivido in macerie Demolito a Mosca l'edificio simbolo del terrore per oltre mezzo secolo in tutta l'Unione Sovietica La Lubjanka, un brivido in macerie «Chiunque vi passi davanti — disse Ehrenburg — per precauzione cambia marciapiede» - Prima della Rivoluzione era il palazzo d'una compagnia d'assicurazioni - Divenne sede della Ceka nel '17 - La polizia politica cambiò più volte nome, da Gpu a Kgb - Ma dietro le diverse sigle si nascondeva la stessa realtà: purghe, scomparsi, deportati, esecuzioni (anche tre capi dell'organizzazione) nei sotterranei - L'orrore staliniano finisce con Kruscev - Restano l'attività internazionale e contro i dissidenti - Una nuova costruzione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Il piccone non è mai riuscito a cancellare la storia. Né il tragico capitolo del terrore staliniano, né 11 potere repressivo di quella piovra dal lunghi tentacoli che è 11 Kgb svaniranno quindi con il palazzo fine Ottocento —la temibile Lubjanka, un nome che ancora oggi suscita angoscia e smarrimento — nel quale sono risuonate le voci accusataci di Dzerzhinsklj e di Jagoda, di Ezhov e di Berija, le vane difese di Bucharln, di Zinovev, di Kamlnev, del maresciallo Tuchachevskij, o più recentemente, nel 15 anni della conduzione Andropov, quelle libere di Daniel, di Sinjavski], di Solzenytsin, di Orlov, di Shcharansklj, di Sacharov, quando la regola del terrore era stata soppiantata dalla regola del silenzio. Botto 1 colpi dei picconi cade quella che fu, 65 anni fa, la prima sede della polizia politi' ca, e che fino a Ieri era «il centro* — ma anche il simbolo — del Kgb, «spada e scudo del partito*. E' già stato abbattuto 11 caratteristico frontone a triangoli; fra i ponteggi s'irò travedono muri spogli e orbite vuote dove c'erano colonne, finestre, grate. A Mosca ci si domanda se l'intero edificio sarà, raso al suolo e sostituito da un palazzo più moderno, simile a quello di marmo e pietra grigi (otto plani) appena costruito nella via adiacente, o se la Lubjanka è semplicemente destinata a una radicale ristrutturazione. In ogni caso, piazza Dzerzhinskij cambierà volto, adeguandosi architettonicamente al modernismo e alla «rispettabilità» pubblica che il potere si sforza di attribuire alla sua principale arma. La storia della Lubjanka, di fatto, è la storia del Kgb e de gli apparati di sicurezza che, con nomi diversi, lo precedettero. Prima della rivoluzione era stata la sede centrale della «Salamandra», la principale compagnia d'assicurazioni nella Russia zarista, al numero 2 di piazza Lubjanka da cui prese il nome, cosi chiamata perché era zona abitata da artigiani che facevano cestini di vimini e cucchiai di legno (iub, appunto). A poche centi naia di metri dalla Piazza Rossa e dal Cremlino, a un tiro di schioppo dal teatro Boi scie-i, oggi la piazza si avvolge attorno a un monumento a Pellks Dzerzhinskij che Kruscev fece erigere all'inizio degli Anni Sessanta: già piazza Lubjanka era diventata piazza Dzerzhinskij nel 1926, dopò la morte di quel rivoluzionario polacco il quale, subito dopo la rivoluzione, aveva preso In mano l'apparato repressivo (la Ceka) occupando il palazzo nazionalizzato della «Salamandra». Nel dedalo di palazzi di un Kgb sempre più esigente, alla vecchia costruzione era già stata aggiunta nel periodo fra le due guerre un'ala color ocra, con il fronte sulla piazza. E quella, per ora, rimane. Ma è nel cortiletto dell'edificio ora squartato che si affaccia la prigione in cui centinaia di illustri personaggi — e fra loro anche tre ex capi della stessa polizia segreta — sono stati rinchiusi e giustiziati. «Chiunque vi passi davanti — osservò negli Anni Cinquanta Ilja Ehrenburg — comincia a rabbrividire anche nel caldo dell'estate e, per precauzione, cambia marciapiede*. Sull'edificio non c'è neppure una targa, ma tutti sanno. Di fatto, la vecchia Lubjanka si era già spogliata di mol- te delle sue funzioni, pur rimanendo 11 simbolo di quel «governo invisibile» che è il Kgb. Tutte le operazioni internazionali hanno la loro regia in un palazzo bianco costruito pochi anni fa alla periferia della capitale; gli uffici dei capi erano ormai spostati nell'ala più moderna dell'edificio, al terzo piano, e forse oggi sono nel nuovo palazzo all'imbocco di via Dzerzhinskl j; il carcere, si dice, era ormai usato come archivio, e anche molti degli interrogatori avvengono in altri edifici, tutti altrettanto anonimi ma ben conosciuti dai russi, anel li di una struttura capillare che fa del Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti (Comitato di Stato per la sicu rezza), nel giudizio di molti, una grande e importante organizzazione, con la quale però è meglio non avere nulla a che fare*. Né amato come vorrebbe la macchina della propaganda, né temuto come era in passato, semmai rispettato con distacco, oggi il Kgb non si occupa solo di spionaggio e controspionaggio, ma anche dei delitti contro lo Stato*, come l'attività dei dissidenti. Dalle sue file escono le guardie del corpo per i leader del Cremlino, gli addetti alla sicurezza nelle cerimonie ufficiali, tutto il personale militare — circa 300 mila uomini, su una forza totale che sul aggira sui 500 mila — impegnato alle frontiere. Quest'ultima funzione serve anche a costruire la «nuova immagine» di un Kgb esaltato come forza al servizio e in difesa della patria, più che cellula repressiva del sistema; una «nuova immagine » cui ha contribuito non poco Jurlj Andropov nei 15 anni trascorsi in piazza Dzerzhinskij, durante i quali ha riportato il Kgb sotto il controllo del partito. ' Ma non è stato sempre cosi, come testimoniano gli spettri della Lubjanka. «Il periodo di Andropov al Kgb—afferma il sovietologo Henry Shapiro — non si identifica con i cataclismi che avevano invece caratterizzato la dirigenza dei suoi notori e sinistri predecessori*. Partiamo da Dzerzhinskij e dalla sua Ceka, nata il 20 dicembre 1917 e ribattezzata Gpu nel 1922: liquidò con ferocia tutte le forze ostili alla rivoluzione o semplicemente inclini alla moderazione, e fu protagonista sanguinario del «terrore rosso» dopo il fallito attentato a Lenin nell'agosto 1918. Furono le prime macchie di sangue a bagnare 11 palazzo. Ma erano tempi di crisi: il fine giustifica 11 mezzo, si disse. Quando Dzerzhinskij mori, nel '26. il Gpu si era trasformato in Ogpu e aveva già alle proprie dipendenze 31 mila uomini. «Non c'è sfera della vita sovietica — scrisse con orgoglio un ceki- sta di nome Moroz — su cui non cada il nostro occhio d'aquila*. A Dzerzhinskij successe Vjacheslav Menzhlnskij: durante gli Anni 20, VOgpu istituzionalizzò le funzioni repressive che erano state della Ceka e, espandendosi, organizzò i primi «processi pubblici», ampliando 11 suo controllo sui campi per i lavori forzati. Dalla Lubjanka, dopo 11 decreto di Stalin del 27 dicembre 1929, furono dati gli ordini sul modo di reprimere l'opposizione nelle campagne: dieci milioni di contadini furono privati delle terre e deportati, tre milioni e mezzo morirono. Quella del terrore era ormai una pratica, e Stalin decise un face-lift della Lubjanka per non compromettere nello sdegno internazionale l'ingresso deU'Urss alla Società delle Nazioni. Nacque cosi, nel 1934, il Gugb, formalmente subordinato — come già VOgpu — al commissariato per gli Affari Interni (Nkvd). A capo di questo «Direttorato per la sicurezza dello Stato» fu messo Oenrich Jagoda. La Lubjanka stava per conoscere le sue ore più tragiche. Subito si avviarono le grandi purghe, ma non forse con il pugno di ferro auspicato da Stalin: Jagoda, dopo aver fatto morire centinaia di migliaia di persone ai lavori forzati, e chissà quante altre migliaia nel sotterranei di piazza Dzerzhinskij, fu a sua volta esautorato (1936), processato come assassino e spia al soldo delle potenze straniere, e giustiziato nel 1938 come trotsklsta: l'esecuzione avvenne proprio alla Lubjanka. Allo stesso modo sarebbe morto, di 11 a poco, il suo suc- cessore: l'infame Nikolaj Ezhov, alto un metro e mezzo soprannominato «il nano sanguinario». Le sue purghe — passate sotto silenzio nel Dizionario enciclopedico dell'Urss* pubblicato pochi mesi fa in nuova edizione — divennero elemento di vita quotidiana, colpendo prima l'apparato di partito e di governo, poi tutti i «nemici del popolo». Furono condannati a morte e giustiziati personaggi di primo piano come Bucharin, Zinovev, Kamlnev, Radek, Tuchachevskij (il maresciallo, riabilitato, è stato anche ricordato poche settimane fa dalla Pravda, che però ha taciuto sulle circostanze della sua morte). Si continua a tacere, in Urss, anche sui desaparecidos di allora, le schiere di persone che venivano prelevate dalle loro abitazioni nel cuore della notte e portate alla Lubjanka, per non tornarne più. Stalin esautorò Ezhov nel dicembre 1938: fu fucilato negli stessi sotterranei della Lubjanka dove egli aveva fatto uccidere Jagoda, ma il luogo e la data dell'esecuzione non sono mal stati resi ufficialmente noti. Era il turno di Lavrentlj Berija. Sotto la sua direzione, fra altro sangue e schiere di scomparsi», con 11 gulag che si ingrossava, la Lubjanka assunse un'Indipendenza anche formale, quando 11 Gugb si staccò, nel 1941, dal commls sarlato per gli Affari Interni, assumendo una nuova sigla: Nkgb, comitato popolare per la sicurezza dello Stato. Berija rimase a capo deìì'Nkvd, ma convinse Stalin a nominare Vsevolod Merkulov, su cui aveva un diretto controllo, a capo dell'Nkgb. Entrambe le strutture ebbero rango di ministero (1946): VNkgb divenne Mgb (ministero per la Sicurezza dello Stato), ma sotto la spinta" di Molotov, allora ministro degli Esteri, Stalin tolse alla Lubjanka tutte le sezioni estere unificandole ài servizi segreti militari (Gru) In un nuovo organismo, il Ki. Quello che rimaneva dell'Mgb passò, silurato Merkulov che si era opposto alla trasformazione, nelle mani di Viktor Abakumov (1947), ex capo del controspionaggio (Smersh, che vuol dire «morte alle spie»). Erano nate le strutture per la guerra fredda. Berija temeva il Ki e Abakumov. In pochi anni (entro il 1951) riusci a disgregare il primo e a fare arrestare il secondo, convincendo Stalin — con l'appoggio di Malenkov —che gli era stato celato un complotto. Alla Lubjanka entrò Ignatlev, anch'egli .uomo di Berija. Dopo la morte di Stalin, nel marzo '53, Berija ricompose l'unità àelYMgb con il ministero degli Interni (Mvd), assumendone il controllo. Kruscev, Malenkov e Molotov non tardarono a comprendere il pericolo: il 26 giugno Berija, che aveva avuto potere di vita e di morte su tutti i cittadini sovietici, facendone ampiamente uso, fu arrestato. Il 24 dicembre la Pravda annunciò la sua esecuzione, anch'egli condannato per ■spionaggio,. Era il terzo capo della Lubjanka a morire fra le mura di quelKedificlo. Ma la sua morte segnava anche, con l'avvento di Kruscev, la fine del terrore Nel 1954 nasceva il Kgb, con le funzioni che conserva ancora oggi, suddiviso in quattro direttorati principali (uno per le operazioni estere, due per quelle interne, il quarto per le.guardie di frontiera), sette direttorati indipendenti e sei dipartimenti autonomi. Passando da Igor Serov ad Aleksandr Shelepin, da Aleksandr Semlchastnyj a Jurij Andropov, e nell'ultimo anno da Vitallj Pedorchuk a Viktor Chebrlkov, ha eliminato gli orrori staliniani, con lo spopolamento del lager. Ma la sua attività non si è ridotta nel campo Internazionale dei servizi segreti o nei confronti della dissidenza. Le «nuove vittime» sono state i Daniel e 1 Solzenlcyn, gli Orlov e gli Shcharansklj, che alla Lubjanka sono stati portati e interrogati prima del carcere, dell'esilio o degli ospedali psichiatrici. Anche delle loro voci sono permeati i muri che crollano sotto i colpi di piccone, in un'Urss non più sanguinaria ma non per questo meno dura nel controllo del potere. Fabio Galvano i M «sta. La Lubjanka, per olire SO anni simbolo del terrore in Unione Sovietica, è stata demolita