Diossina, torna la pista tedesca

Diossina, torna la pista tedesca Rivelazioni di Le Point. negata la libertà al trasportatore francese Diossina, torna la pista tedesca PARIGI — La Corte d'Appello di Amiens ha respinto la richiesta di libertà provvisoria per Bernard Paringaux, il direttore della «Spelidec» che assicurò il trasporto dei 41 fusti contenenti la diossina di Seveso dall'Italia a Saint Quentin, in Francia, e che è in carcere dal 30 marzo, n tribunale si era già riunito il 3 maggio ma si era concesso un periodo di riflessione prima di emettere un giudizio. Nessuno si aspettava che il tribunale concedesse la libertà provvisoria a Paringaux, lasciandosi sfuggire l'unica persona dalla quale si può sapere, se e quando parlerà, dove è finita la diossina di Seveso. Il settimanale he Point rilancia dal canto suo la pista della Germania Federale pubblicando nel suo ultimo numero la fotocopia di tre documenti e in particolare di una lettera in cui Paringaux certifica che la diossina di Se veso è stata affidata a una ditta del Baden Wuerttenberg. La lettera risale al 4 novembre 1983 ed è indirizzata alla «Mannesmann Italiana», la società cui la multinazionale svizzera «Hoffmann La Roche» aveva affidato il compito di eliminare le scorie. Nella lettera si attesta il ricevimento il 10 settembre 1982 (data dell'entrata in Francia dei 41 fusti di diossina) di un carico di 6550 chili di scorie industriali contaminate di Tcdd (diossina) provenienti dallo stabilimento Icmesa di Meda é la consecutiva eliminazione mediante sotterramento in una discarica controllata autorizzata, dopo rivestimento in poliuretano e sotto uno spessore di argilla di 5 metri almeno, »conformemente alle disposizioni relative all'am-\ olente e con riferimento alla', conferma scritta della società Baldlsche Ruckatandbeseitinguns del 30-11-1981». In una lettera inviata 10 mesi prima dell'ingresso della diossina in Francia (che fa parte dei documenti pubblicati da Le Point), la società tedesca si dichiara pronta ad occuparsi delle scorie e precisa i passi da compiere per potere dar seguito all'operazio¬ ne. Il terzo documento pubblicato è una fattura indirizzata dalla «Mannesmann Italiana» alla Spelidec a Saint Quentin per »residui solidi e scarti industriali... destinati all'eliminazione in una discarica autorizzata all'estero», il 9 ottobre 1982, cioè alla vigilia dell'operazione. La diossina potrebbe dunque trovarsi nella Germania Federale, a meno che Paringaux abbia mentito alla «Mannesmann Italiana». In effetti, nella lettera pubblicata da Le Point il proprietario della ditta tedesca, Jurgen Weber, si dichiara soltanto disponibile a occuparsi della diossina ma nulla prova che lo abbia fatto. Finora Weber inoltre ha smentito di aver dato seguito all'operazione. Le Point afferma però che le autorità tedesche non hanno proceduto a un'inchiesta approfondita nel confronti della società e sottolinea come Weber sia legato ad alcuni uomini politici influenti democristiani. Si è intanto appreso da buone fonti che Bernard Paringaux sarà nuovamente interrogato oggi dal giudice istruttore di Saint Quentin. Regls Vanhasbrouck. Quest'ultimo spera di riuscire a indurre Paringaux a dire dove sono finiti i 41 fusti contenenti la diossina: finora egli si è sempre rifiutato di parlare.

Persone citate: Bernard Paringaux, Hoffmann, Jurgen Weber, Roche