Santuccio: «Ogni notte piango Sarò capace di fare Shylock?» di Osvaldo Guerrieri

Santuccio: «Ogni notte piango Sarò capace di fare Shylock?» Confessione dell'attore che a Palermo prepara Shakespeare Santuccio: «Ogni notte piango Sarò capace di fare Shylock?» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PALERMO — Questa è una' confessione d'attore, sincera e teatrale, civetta e orgogliosa. E' la confessione di Gianni Santuccio che il 18 maggio, alla Fondazione Biondo, interpreterà per la prima volta il personaggio di Shylock nel Mercante di Venezia di Shakespeare con la regìa di Pietro Cartiglio. «Ho paura di Shylock —dice. — Non sono pronto, non sono sicuro di farlo nel modo giusto. Non sono mal stato sicuro di quello che ho fatto, anche quando ho avuto qualche successo». Perché ha paura? - «MI tormenta il pensiero di non entrare completamente 'nel personaggio. Mi è accaduto anche due anni fa, con Finale di partita di Beckett Io non trovo che Beckett sia teatro dell'assurda Teatro esistenziale si, ed e li teatro che m'interessa L'anno prossimo cercherò di rappresentare un recital. Ho trovato anche il ti-1 tolo: Solitudine. Riunirò tre atti unici: II tabacco fa male di Cecov, L'uomo dal fiore in bocca di Pirandello e L'ultimo nastro di Krapp di Beckett». Perché ha scelto proprio la solitudine? «MI attrae il tema della sofferenza umana e mi attraggono le ragioni di questa sofferenza». Lei si sente solo? •Vivo in una grande solitudine privata. Ho sempre voluto stare solo. Forse questo di- stacco mi ha consentito di fare bene Beckett, di umanizzarlo, senza pensare all'assurdo, anche se c'è dentro un'esasperata follia». •Sono una persona inquieta — continua Santuccio. — L'inquietudine mi porta a neuropatie, però non sono mal stato disonesto, né con me né con gli altri, anche quando sembravo una persona difficile. Non sono mai un uomo tranquillo. Ho in me malinconie spaventose, la notte piango. Sono un po' beckettlano, perché sento il pe¬ so dell'effimero, ma col desiderio di vivere nonostante il pensiero della morte. Soffro la vita ma la desidero. Non amo le persone felici, amo i temporali». Ha stima di sé? «In certe cose mi disistimo. Odio le mie debolezze, i miei peccati. Quel poco che ho conquistato mi è costato dolore». Per esemplo? «Vedere andare avanti chi vale meno di te». Ma che cos'è il dolore per lei? «Essere stato in ospedale per cinque mesi con le gambe rotte, non avere incontrato la donna giusta. Potrei fare unf monologo. In compenso, ho una grande dose di umanità che forse butto via Ho sempre amato, mai odiato». Ha subito molti torti? «Molti e troppo grandi, anche nella vita privata, torti Ingiustificati. Io sono uno sprovveduto e ho pagato le conseguenze. Per recuperare ho dovuto fare fatica doppia, anche come attore ». • Che cos'è un grande attore? •Credo che i veri grandi attori non ci sono più. Ci sono bravi attori, Gassman, Rondone, la Brignone, ma 1 grandi attori che ho visto io, Ruggeri per esemplo, non esistono più». E lei come si considera? •Io non sono un grande attore. Se me lo dicono, mi metto a rìdere. Io sono un artigiano che ogni tanto da qualche emozione al suo pubblico.' Ma forse è un bene che non esistano più i mattatoti d'un tempo, quelli come Ruggerì che dicevano "A me gli occhi" e ipnotizzavano. Oggi facciamo un teatro più intelligente». A quali spettacoli è particolarmente affezionato? Ad Assassinio nella cattedrale di Eliot e a Riccardo II. Mi hanno dato una vera gioia». Santuccio ricorda la tournée parigina del Giardino dei ciliegi col Piccolo di Milano. «Dopo lo spettacolo, arriva in camerino una signora che si complimenta con me. Quando se ne va, dice di chiamarsi Edwige Feuillère. Ho provato una grande gioia. Ero riuscito a commuovere una grande attrice, io vivo di questo, dell'amicizia che mi hanno dato Laurence Olivier e Jean VIlar. Non ho ville, ho fatto (limacci perché non so organizzare me stesso. Perciò vivo di queste cose». Lei è giunto alla piena maturità artistica. Se le fosse possibile, che cosa chiederebbe ancora al teatro? «Chiederei di migliorare, ma l'età mi porta dubbi atroci. MI chiedo sempre: sarò capace di andare avanti?». Osvaldo Guerrieri Sanhicdo: «Vivo in solitudine, ho subito troppi torti» i h it di f dll'ffi toreto a

Luoghi citati: Milano, Palermo, Venezia