Il boom delle grandi Borse segno di ripresa mondiale
Il boom delle grandi iorsesegno di ripreso mondiale Il boom delle grandi iorsesegno di ripreso mondiale Il Dow Jones dei tìtoli industriali ha raggiunto venerdì il nuovo massimo di 1232,59 Tutto il mondo finanziario è in ebollizione per la tendenza positiva delle principali Borse valori del mondo, Italia inclusa. Sul fatto che tale tendenza non sconti semplicemente una delle tante riprese congiunturali dell'ultimo ventennio ma un mutamento più strutturale delle economie occidentali, il dibattito è ancora tutto aperto e meriterà sempre maggiore attenzione. Per intanto sembra interes- sante redigere una tabella che offra un quadro del passato e, al tempo stesso, consenta di comprendere meglio, mediante taluni passaggi, l'incisività dell'evoluzione presente. Esaminiamola. La colonna A indica ■ mercati che più hanno sofferto della recessione mondiale tra il 31 dicembre 1981 e il 12 agosto 1982. La colonna B esprime il recupero degli stessi mercati dal minimo segnato da Wall Street il 12 agosto 1982 al 30 aprile 1983. La colonna C, infine, isola la tendenza positiva del. primo quadrimestre 1983 dal quadro più ampio. Vediamo di commentare le tre colonne. La prima evidenzia che la recessione mondiale ha influenzato in misura molto maggiore i grandi mercati finanziari mondiali, Wall Street, Tokyo e Toronto, confermando la validità di queste strutture nel riflettere le realtà, i timori e le speranze emergenti dalle economie reali. La seconda tabella conferma in pieno questa osservazione di fondo ma consente di aggiungerne un'altra: le riprese di Toronto e di Wall Street (che in settimana ha raggiunto il nuovo massimo storico di 1232,59) rispecchiano le attese di svolta del ciclo e, forse, le esaltano un po' cosi come la marcia più lenta di Tokyo riflette le molte perplessità che ancora oggi tormentano gli economisti sul fu turo tasso di sviluppo dell'economia e sul possibile impattò di problemi sociali «in fieri», nuovi per il paese. Al tempo stesso, conferma una tradizionale struttura di taluni mercati più ristretti — Amsterdam, Francoforte, Bruxelles — ad essere maggiormente e parzialmente protetti dai ribassi, com binandosi colà la relativa scarsità di titoli con la presenza di forti investitori istituzionali e, di converso, sovente, sollecitati con rapidità al rialzo per gli stessi motivi, non appena attese economiche e politiche inducano ad un maggiore ottimismo sui bilanci societari. L'Italia, in assenza di grandi investitori istituzionali, rappresenta l'eccezione. Le due tabelle, ancora sottolineano il dislacco di Londra da Wall Street — prima assai stretto — iniziato nell'ultimo quinquennio. La tabella C registra, infine, il «passo» dei mercati nel corso del 1983. Dice, ad esempio, che Wall Street e Toronto — nonostante la grande vitalità — hanno in gran parte esaurito la prorompente carica della «svolta» e sembrano pronte per una pausa (con tutte le necessarie differenziazioni tra numerosissimi settori); che Tokyo procede ancora con passo lento, nonostante i nuovi massimi storici, ma anche che, probabilmente, offre meno rischio; che Francoforte ha mantenuto una forte carica che incorpora l'impatto politico del nuovo centro destra ma è an-1 che abbastanza esposta a breve; che Londra continua una regolare salita che tende ad accelerarsi, probabilmente anche in vista di nuove elezioni. In sostanza ci sembra che, al di là delle notizie e sensazioni, se ne possa dedurre che i mercati finanziari esprimano dall'agosto 1982 un ottimismo di non breve periodo, con motivazioni particolari in ogni paese, ma con Wall Street o Washington come punto di riferimento centrale. Ottimismo che i dati economici degli ultimi tempi vanno confortando ma che non deve mai essere tradotto nel concetto, che da recenti sondaggi sembra prevalere, che tutto 6 cambiato e che non ci saranno contraccolpi. Le correzioni non solo esisteranno sempre, ma sono anche l'elemento indispensabile per un rialzo di medio periodo. Antonello Zunino
Persone citate: Antonello Zunino
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