Diari di Hitler, cronaca d'una gaffe

Diari di Hitler, cronaca d'una gaffe il settimanale Stern guida la caccia all'autore del falso, forse un gruppo nazista ansioso di riabilitare il dittatore Diari di Hitler, cronaca d'una gaffe Anche Wiesenthal pensa che siano opera di nostalgici - Fu l'ex comandante delle SS Wolff a introdurre il giornalista tedesco Heidemann nei circoli nazisti d'Europa e d'America - Dubbi sulla pista dei servìzi segreti dell'Est, troppo abili - Solo l'identificazione del falsario può salvare il giornale che ha perduto una somma e un prestigio enormi - Dall'entusiasmo e dalle avventate dichiarazioni iniziali di autenticità alle prime ombre alla terribile certezza - L'umiliante verdetto: «Sciatti, rozzi, grotteschi» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Còme nei gialli, c'è il morto; bisogna scovare adesso l'assassino. Il cadavere è quello dei «diari di Hitler-, ormai sepolti e che nessuno oserà pubblicare: ma chi è 11 colpevole? Come già nel giorni passati, tutti gli indizi conducono alle medesime conclusioni: per cui si ravvisa nel falso, la mano di uno o più gruppi nazisti, dispersi forse geograficamente, ma uniti nella pianificazione e nell'attuazione della congiura. E' quanto dicono 1 giornali, gli esperti, i politici: ed è quanto dice a Vienna il «cacciatore di nazisti» Simon Wicsenthal. secondo il quale, anzi, i contraffattori potrebbero essere gli stessi che, durante la guerra, produssero in Germania una valanga di banconote britanniche. Al centro, Karl Wolff. l'ex generale delle SS comandante in Italia, condannato a 15 anni per complicità nell'eliminazione di 300 mila ebrei po lacchi. Può anche darsi che non abbia partecipato all'ini presa: ma fu lui a condurre il giornalista di Stern. Hcidemanri, suo amico, attraverso i canali nazisti in Europa e in America, visite che avrebbero forse indotto «fedelissimi' più attivi a lanciare l'«operazione diari... Obicttivo? Quella che viene oggi chiamata -disin formazione», ovvero riabilita re Hitler, turbare le menti dei giovani. Resta sempre la possibilità che qualche servizio segreto deli'Est abbia collaborato al disegno. Ma si esita a crederlo: i loro laboratori avrebbero mostrato maggior perizia. Otto milioni di marchi, qua ' si 4 miliardi 800 milioni di lire tanto sarebbero costali a Stern. tra spese e compensi, i ■ diari., di Hitler. Forse i gior nali tedeschi esagerano nei loro calcoli, forse la Schaden freude, quella gioia maligna ben dipinta da questo celebre vocabolo, li induce a gonfiare la somma, a dilatare le di mensioni del disastro: ma di sastro è, finanziario e giornalistico. -Dopo queste rivelazioni, bisognerà riscrivere molti capitoli di storia», aveva proclamato, altero, il settimanale di Amburgo. Alla prima seria analisi, i 60 quaderni ; hanno invece mostrato la loro vera identità: che è quella di, un falso sciatto, rosso, grottesco-. Sono le parole del presidente dell'Archivio Federale tedesco, una condanna senza appello, perdio sostenuta da prpve talmente imperiose che stern ha subito innalzato bandiera bianca. «Abbiamo agito in buona fede-, spiega il suo editore, Henry Nannen: e non si può che credergli, perché nessuna azienda rischia 8 milioni di marchi se non ha un minimodi fiducia nella genuinità della merce: Certo, Stern può recuperare parte del suo sex-appeal giornalistico smascherando i colpevoli, che è quanto intende fare. Il fiammeggiante titolo non sarà più: « Abbiamo i diari di Hitler-, bensì -Conosciamo il falsario-. Tuttavia, sarà sempre un salvataggio parziale. Affondano 1 diari, e il loro vortice minaccia di ingoiare reputazioni illustri. In verità, però, le voci «prodiari- non furono mai molte: l'unica autorevole fu quella di Trevor-Boper, ora Lord Dacre; e, come tutti sanno, il suo entusiasmo iniziale sfumò assai presto. Quel venerdì 22 aprile, quando Stern annunciò d'aver «scoperto» i diari di Hitler dal 22 giugno 32 all'aprile '45, il mondo non s'arrestò attonito. La «storica» rivelazione naufragò fin dall'inizio in un oceano di scetticismo, e con l'annacquarsi della fiducia s'annacquò l'Interesse. C'erano troppe imbre nella vicenda, troppi misteri e troppe contraddizioni. Gerd Heidemann, il super-reporter artefice di tutto, che per anni aveva percorso il mondo alla ricerca dei quaderni, li aveva sfoderati con 11 gesto di un trionfatore, ma senza offrire molte spiegazioni. Chi era l'ufficiale che II aveva raccolti a Bornersdorf, dopo la caduta dell'aereo? Era lo stesso ufficiale che li aveva tenuti per 35 anni, prima di venderli a Stern? Come disse TrevorRoper. quando i dubbi cominciarono ad avere il sopravvento: -Qui manca un anello vitale della catena. L'anello tra la scomparsa di questi documenti a Bornersdorfe la comparsa negli uffici di Stern». In realtà, mancava l'intera catena. Ma Trcvor-Roper si aggrappava alle ultime illusioni. Il terreno si sgretolava sotto i piedi dello storico britannico che aveva incoraggiato il Sunday Times ad acquistare i testi e aveva scritto, in un maestoso articolo pubblicato sabato 23 aprile dal Time. 'Quando entrai nella stanza della banca svizzera e cominciai a sfogliare i volumi, le mie perplessità svanirono. Non esito a dichiarare adesso che sono autentici». Domenica 24, in un tempestoso colloquio alVHotel Atlantic di Amburgo, Trevor-Roper tenta di strappare a Gerd Heidemann qualche nome, qualche data. Nulla, il giornalista tace e sbotta, più volte: «... Questo è un interrogatorio fel servizio segreto... Non le permetto di infilarmi, in un tritacarne'. SI arriva cosi alla conferenza .stampa di lunedi 25. Siamo in una sala di Stern, ad Amburgo. I suoi direttori speravano di tappare le crescenti falle nella loro credibilità, mostrando i «diari», ampliando il primo annuncio e, soprattutto, offrendo alla stampa internazionale un nuovo, positivo e vigoroso giudizio dell'ormai accasciato Trevor-Roper. . Lo studioso britannico comincia invece ad arretrare: «Un giudizio definitivo non potrà essere dato fino a quando il testo integrale non sarà stato esaminato... Deploro che, la ricerca storica sia stata sacrificata alle esi¬ genze di una certa scuola di giornalismo: Scoppia il pandemonio. Il direttore di Stern, Peter Koch. cessa brusca-,! mente di sorridere, vede prender forma i suoi timori più foschi. I giornalisti chiedono ragguagli, chiarimenti. Ma ricevono solo rassicurazioni e inviti alla pazienza. La sera successiva, altri choc attendono Peter Koch. Un dibattito organizzalo dalla televisione si conclude in un'offensiva generale contro Stern e i presunti «diari». Storici di vari Paesi condannano in coro l'assenza di verifiche, di analisi serie e approfondiite ; e, comunque, già vedono a priori nei quaderni le tracce di una contraffazione. Trevor-Roper retrocede ulteriormente: . 'Le annotazioni es- senziali, quelle ad esempio sul caso Hess, sono quasi certamente un falso. Forse, è un miscuglio di scritti genuini e apocrifi.. Tra i critici siede, compiaciuto, lo storico americano Gerhard Weinberg. consultato da Neewsweek. I suol sospetti hanno salvato il settimanale americano da un disastroso «affare» tipo Sundau Times. Siamo ormai vicini a giovedì 5 maggio, premiere della saga hitleriana di Stern, saga che dovrebbe prolungarsi per ben diciotto mesi. Anche al vertice del settimanale le cerjtezze si sono dissolte, gli incubi hanno fugato i sogni di gloria e di ricchezza: un cronista ha paragonato l'atmosfera a quella nel bunker di Hitler, illusioni e paure. Ventiquattro ore prima, mercoledì. l'«alto comando» di Stern decide che non è più possibile avanzare dietro il solo scudo delle informazioni di Heidemann e di qualche perizia grafologica, e presenta pertanto i diari di sei anni al ministro degli Interni, che a sua volta li consegna a tre enti federali. l'Archivio di Stato, 11 laboratorio centrale e la polizia criminale. E' l'ora della verità. Una verità che recide per sempre, con taglio nettissimo, ogni dibattito, ogni ipotesi. Venerdì pomeriggio, un giorno dopo la pubblicazione della prima puntata, i tre enti esiliano i «diari» all'affollatissimo pianeta dei falsi nazisti, senza neppure una lode tecnica, per gli autori. «JVOn valgo? no proprio nulla, non presentano nessun interesse — ria detto il professor Booms, presidente dell'Archivio —. Non c'è tocco di originalità, manca il minimo sforzo intellettuale-. E ancora: .Tutti i mate¬ [ riali che costituiscono il corpo dei volumi, ovvero carta, colla, fili della rilegatura, sono divenuti disponibili soltanto dopo la guerra.. Si sa pure a chi hanno attinto i falsari, ad un testo del '62 di Max Doni ariis. .Fdiscorsi e i proclami di Hitler tra il 1932e il 1945.. Hanno attinto avidamente, ma male, sbagliando date, copiando troppo o troppo poco. Booms osserva con humour: Talvolta, quando Domarus non cita discorsi, i falsari non scrivono nulla. E' come se in quei giorni Hitler fosse andato a dormire.. E cosi Heidemann ha preso lucciole per lanterne, e con lui Stern: ma eh) sono le lucciole? Con ogni probabilità, nazisti vecchi e nuòvi; forse, ma è un grosso forse, con l'assistenza di servizi segreti della Germania Est. Tutte le teorie convergono in tale direzione. Gli indìzi sono numerosi. Lo Hitler dei diari» è un dittatore all'acqua di rose; non è la prima volta che ex-nazisti confezionano documenti del genere; [vi è la singolare amicizia tra Heidemann e il generale delle SS Wolff. E' una storia che fa sorridere, ma non ridere. Si può scherzare, fare dell'ironia ma, come giustamente osservano vari giornali, un settimanale che godeva di una certa reputazione, Stern, esce dalla bufera -totalmente screditato». I falsari non hanno conseguito tutti i loro obiettivi, ma non sono passali senza lasciare danni e ferite. Mario C iridio j l/ex generale delle SS, Karl Wolff implicalo nella vicenda Coblenza. La conferenza stampa del presidente degli archivi federali della Germania Ovest Hans Booms e dell'ufficio criminale Louis Wernee durante la quale sono stati presentati i falsi diari