Un successo di tappa

Un successo di tappa Un successo di tappa Nel 1975 Henry Kissinger fece la spola tra Gerusalemme e Damasco per 32 giorni prima di ottenere l'accordo di disimpegno militare tra la Siria e Israele. A George Shultz («L'individuo al quale affiderei con più fiducia le sorti dell'America», disse un giorno di lui lo stesso Kissinger), sono bastate meno di due settimane di viaggi quotidiani tra Beirut e Gerusalemme per ottenere l'approvazione di massima dei governi libanese e israeliano per un progetto di accordo che è qualcosa di meno di un trattato di pace, ma molto di più di un accordo militare. E' stato un successo notevole per il segretario di Stato, anche se il si condizionato israeliano è soltanto una tappa lungo la strada che deve portare al ritiro di tutte le truppe straniere dal Libano. Rimangono da percorrere altre tappe difficili, ma ciò non toglie valore all'impresa diplomatica compiuta da George Shultz. Questi ha ottenuto un risultato notevole senza dovere minacciare ultimatum o rotture, senza che vi sia stata un'aperta prova di forza tra l'America e Israele. P.eagan — dicono pcr- ■ sonalità molto vicine a Shultz e alla Casa Bianca — voleva a tutti i costi evitare untale scontro sul Libano, perché e convinto di non potersi permettere «più di una prova di forza con Israele»; e sa che tale prova di forza potrebbe essere inevitabile in una fase successiva, quando, dopo l'auspicato ritiro delle truppe straniere dal Libano, bisognerà affrontare il problema dei territori occupati, degli insediamenti israeliani e del negoziato con i palestinesi. Questo obiettivo appare ancora lontano; ma la missione di Shultz, per i risultati che ha finora ottenuto, lo rende meno remoto ed utopistico. Il si israeliano al piano americano — un si amaro e che può ancora nascondere delle riserve, ma insomma un si — è venuto soprattutto perchè Begin era in difficoltà per conto suo. Tra settembre ed oggi, dopo la fine, cioè, della «guerra libanese», lanciata per assicurare la «pace in Galilea», Israele ha perduto 132 uomini in territo- . rio libanese, l'occupazione aveva Costi umani e politici elevatissimi e crescenti. Anche la presenza delle truppe americane ed europee a Beirut, che pure conteneva questi costi per Israele, non poteva essere considerata una certezza, una volta che lo sforzo di mediazione americano fosse fallito, come avevano già fatto capire i governi interessati (Shultz dovrà incontrarsi a giorni con Colombo e con gli altri ministri degli Esteri europei, come ave- . va chiesto l'Italia, per un riesame di tutta la situazione). In prospettiva, Israele, come potenza occupante del Libano, si sarebbe trovato solo e in guerra, senza poter più contare sull'appoggio americano; la spaccatura all'interno della società israeliana sulla politica di Begin sarebbe diventata un abisso. Per queste ragioni Begin ha preferito accettare un accordo che pure offre ad Israele assai meno di^ quanto egli avesse chiesto, e di quanto Sharon si fosse vantato di avere ottenuto: non il trattato di pace; non la presenza militare israeliana nel Libano; non la concessione di poteri straordinari al maggiore Haddad. E tuttavia, se la Siria accetterà di andarsene, e se pertanto saranno ritirate anche le ultime unità palestinesi presenti in Libano, Begin potrà . vantare a ragione uno storico successo. Avrà annullato la mi- . naccia dell'Olp; avrà neutralizzato la frontiera settentrionale. essere l'ultimo ostacolo prima dell'avvio di una trattativa israelo-giordana, e forse israeIo-palestinese, che lascerebbe la Siria spiazzata ed isolata, privata del Golan, sconfitta su tutti i fronti? A questi quesiti non è facile dare una risposta. Non si vede che cosa Shultz, nel suo imminente viaggio a Damasco, possa offrire ad Assad (certo non il Golan). Ma si possono fare due osservazioni: anzitutto Assad, come dicono tutti gli esperti americani di cose siriane, non é e non sarà mai un «quisling» sovietico; inoltre, un no siriano oggi potrebbe rendere inevitabile domani un nuovo conflitto siriano-israeliano, con Begin nuovamene sostenuto dall'America; l'appoggio sovietico non ha finora evitato alla Siria una serie di sconfìtte militari, e difficilmente ne eviterebbe una nuova. Forse Shultz non ha molto da offrire ad Assad; ma non aveva molto da offrire nemmeno a Begin, eppure ha ottenuto molto. Il fatto è che dire di no all'America non è mai facile; non lo è statò per Begin, potrebbe non esserlo nemmeno per Assad. Arrigo Levi dopo quella meridionale; avrà creato le condizioni per la riunificazione e pacificazione del Libano, e alla fine i libanesi saranno grati ad Israele, nonostante il costo della guerra, per avere espulso palestinesi e siriani. Anche se mancheranno alcune delle garanzie militari richieste, e anche se non ci sarà un veto trattato di pace col Libano, Begin avrà grandemente rafforzato la sicurezza d'Israele e potrà contare su un successo elettorale. A condizione, ovviamente, che il piano Shultz sia accettaio anche dalla Siria. Lo sarà? Questo è ora il problema. Perche mai Damasco dovrebbe accettare di ritirare le sue truppe, anche se il Libano e gli altri Paesi arabi «moderati» glielo •chiederanno? Perché Assad dovrebbe rinunciare alle storiche rivendicazioni siriane sul Libano? Perché dovrebbe rimuovere quello che potrebbe