L'ortopedia è già nel pianeta futuro

L'ortopedia è già nel pianéta futuro L'ortopedia è già nel pianéta futuro Presentata al Maria Adelaide l'interpretazione italiana di un apparecchio inventato da un medico siberiano • E' l'evoluzione del gesso, consente di ridurre le degenze dei traumatizzati Tre cerchi metallici sovrapposti, altrettante sbarre di ferro con snodi, alcuni fili in grado di sopportare una tensione pari a 200 chilogrammi: quest'attrezzo, neppur troppo complicato, è V-anello di congiunzione- tra la nuova e la nuovissima ortopedia. E' l'evoluzione del gesso, la fine di lunghe degenze per parecchi traumatizzati. In definitiva, rappresenta un risparmio di sofferenze e di pericoli per i pazienti e. particolare non di poco conto in una realtà come quella ospedaliera dove una giornata di ricovero costa attorno alle 200 mila lire, garantisce un risparmio anche in termini di denaro: un rapido ed empirico conto ha accertato che potrà evitare una spesa di circa 10 milioni nel caso di traumatizzati d'una certa gravità. Quest'apparecchio, il cui prototipo è stato inventato du un medico siberiano, Uizarov, è stato perfezionato à modernizzato negli ultimi 2 annidai primario ortopedico dell'ospedale S. Croce di Cuneo. Bignardi, che ieri mattina ha; presentato all'istituto chlrur: '-i ortopedico Maria Adehj- de i risultati della propria esperienza. Un film, diapositive, lastre radiologiche: la prova che il futuro dell'ortopedia è già cominciato. -Grazie a questo metodo, incruento e applicabile con una sola anestesia locale — osserva il primario cuneese — la guarigione del malato coincide con la guarigione clinica. In' altre parole: il paziente traumatizzato, 24 ore dopo l'inserimento di quest'apparecchio, può, ad esempio se è stato operato d'una frattura al femore, camminare regolarmente. Senza atrofie, senza problemi di post anestesia. L'applicazione richiede «una estrema attenzione e precisione, ma non è particolarmente difficile da parte d'un buon ortopedico-: l'arto viene immobilizzato in questa incastellatura metallica l cui chiodi e i cui fili bloccano l'osso consentendo il «carico» e la spontanea creazione del «callo» sulla frattura. Il prof. Bignardi che, dal giugno '81 (quando costruì 11 primo «estensore» basandosi su diapositive di Uizarov viste ad un congresso) ad oggi (quando l'ha migliorato ren- dendolo più «duttile» anche grazie alle ricerche del Politecnico di Torino) ha compiuto 50 interventi -tutti risoltisi bene e senza alcuna complicazione-. Ieri mattina questo metodo (che sotto altre forme è stato adottato da qualche tempo in alcuni ospedali torinesi) è stato illustrato al prof. Lievre. direttore sanitario del Maria Adelaide, e al suo staff: E'chiaro—ha osservato Lievre — che già conoscevamo il sistema Uizarov e le sue applicazioni. Eravamo un po' perplessi, però perché la rigidezza dell'Impianto presenta non pochi inconvenienti. La "rivisitazione" dello strumento realizzata da Bignardi propone, invece, una macchina assolutamente affidabile. E'per questo che il nostro istituto, il più antico gruppo ortopedico d'Italia, ha deciso di utilizzarlo dopo averne, naturalmente, studiato in modo approfondito caratteristiche e peculiarità. Tra sei mesi saremo in grado di fornire, tra l'altro, un diagramma statistico che raggrupperà vantaggi medici e economici di questo nuovo modo di trattare le fratture.. re. ri.

Persone citate: Bignardi

Luoghi citati: Cuneo, Italia, Torino