Il voto inesplorato di Gianfranco Piazzesi
Il voto inesplorato Il voto inesplorato Morlino ha finito di esplorare l'esplorato, come ha detto Craxi; Pettini né ha preso atto e in giugno si vota. Come è giusto, le funzioni funebri di questa legislatura si sono svolte fino all'ultima prece, ma gran parte degli italiani hanno assistito alla mesta cerimonia senza mettere mano al fazzoletto. . Intanto, in attesa della verìfica elettorale, da più parti si fanno discorsi gravi. Le prime indagini demoscopiche, apparse sui giornali, lasciano credere che a giugno non si avranno grossi spostamenti di voti; sembrano in- crescita solo le astensioni e le schede bianche, che raggiungerebbero lo stesso livello dell'inflazione, un gagliardo sedici per cento. Politici e politologi hanno reagito ora scorgendo in questo fenomeno l'inverno della Repubblica, oppure rivolgendo agli italiani, un mese e mezzo prima, eloquenti inviti a non disertare le urne. Ma, per prima cosa, conviene distinguere. Non è corretto parlare di un partito della protesta che supera di gran lunga il psi e che a giugno diventerebbe, per numero di voti, la terza forza politica nazionale.' Va da sé che dietro ogni scheda bianca si trova uno scontento o un deluso, ma quelli che preferiranno andare al mare non vanno considerati, necessariamente, dei qualunquisti o qualcosa di peggio. < In Italia la percentuale dei votanti è sempre stata di gran' lunga superiore a quella che si registra negli altri Paesi europei. Ma la costante e massiccia affluenza alte urne non è mai stata un segno di maggiore maturità e di una più responsabile partecipazione alla vita politica, di una più consapevole adesione al sistema democratico. E di fatto negli altri Paesi della Cee il numero dei votanti è sempre statò più basso, ma il livello dei governi più alto. Da noi per decenni molti hanno votato nella speranza di una palingenesi rivoluzionaria; non per rafforzare il sistema democratico bensì per. rovesciarlo. Altri si sono precipitati à far diga. Altri ancora sono andati alle urne per calcolo: un voto di preferenza valeva pure una pensione di invalidità. Oggi il clientelismo é rimasto, ma antiche passioni.si sono placa-' te. Ormai i più. credono nella tenuta del sistema. D'accordo: l'astensione va scoraggiata, ma non dobbiamo farne un dramma. Entro certi limiti, una maggiore diserzione dalle urne può essere tranquillamente assorbita. E comunque, indifferenza e insofferenza sono due fenomeni troppo diversi. Non vanno sommati. Considerazioni ben diverse vanno fatte, invece, a proposito delle schede bianche. Chi si reca nel seggio elettorale, ritira la scheda per poi riconsegnarla incontaminata, o addirittura annullarla con qualche apprezzamento insultante, esprime a suo modo una opinione, che va attentamente valutata. I motivi che possono indune a questa forma di protesta sono due: la sfiducia, o la indignazione. O si rifiuta di privilegiare un qualsiasi partito, dal momento che i democristiani resteranno al governo, i comunisti all'opposizione, e i socialisti finiranno ancora una volta per accordarsi coi democristiani. Oppure si protesta per la sopraffazione della classe politica sulla società civile, l'arro. ganza dei partiti, gli scandali quotidiani, il modo con cui i politici amministrano il Paese, Sia la sfiducia che l'indignazione sono più che fondate; e non è certo con le lamentazioni e le prediche che si può cambiare la testa alla gente. Qual¬ che risultato tangibile può invece essere ottenuto dai protagonisti della imminente- campagna elettorale se diranno con maggiore chiarezza che cosa intendono fare e con chi intendono allearsi per risolvere quei problemi che hanno provocato la fine anticipata della legislatura. E per chi davvero volesse ridurre il tasso di indignazione, la ricetta é ancora più facile: sfrondare le liste di tanti personaggi magari molto autorevoli ma altrettanto chiacchierati. Non si può presentare una campagna elettorale come se incombesse la fine del mondo. Oltre tutto la grandissima maggioranza degli italiani ha smesso da tempo di sognare rivoluzioni o restaurazioni. I più non vogliono rovesciare il sistema; sono soltanto disorientati dai giochi sempre più complessi a cui si abbandonano i politici, e scontenti del modo con cui sono amministrati. 11 dilemma è semplice: la gente e ormai contraria al «regime dei partiti» ma non sa (ancora) con che cosa sostituirli. Spetta ai politici il compito di rassicurare, un compito che appare, per ora tutt'altro che proibitivo/ Se davvero vogliono hanno ancora tempo per recuperare. Gianfranco Piazzesi
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