Sulle macchine utensili italiane c'è la minaccia del protezionismo

Sulle macchine utensili italiane c'è la minaccia del protezionismo A colloquio con Bruno Rambaudi, presidente delle industrie costruttrici Sulle macchine utensili italiane c'è la minaccia del protezionismo TORINO — I costruttori americani di macchine utensili hanno rivolto al Dipartimento del Commercio (che l'ha accolta) una petizione in cui chiedono l'applicazione della «National security clause» all'importazione di macchine utensili; sostengono che essa è un'industria strategica, che un indebolimento del settore provocato dall'avanzata dei prodotti stranieri costituirebbe un indebolimento delle capacità difensive della nazione; in concreto chiedono che il Congresso riduca le importazioni dall'attuale 2T\ del mercato al 17%. Se la petizione dovesse essere accolta costituirebbe un altro duro colpo all'industria italiana delle macchine utensili il cui mercato.' dice Bruno Rambaudi, torinese, presidente dell'Unione costruttori macchine utensili (Ucimu), «è attualmente a uno dei più bassi livelli che si ricordino». E gli Stati Uniti sono uno dei maggiori sbocchi della nostra produzione. Le macchine utensili, che erano uno dei settori «rampanti» dell'industria italiana, da tempo perdono colpi. Come mai? -Noi primo trimestre di quest'anno le vendite sono calate del 50% rispetto all'ultimo trimestre dell'82 (che però aveva denotato una momentanea ripresa, ndr) e del 32% rispetto al primo trimestre; e questo era già del 20% sotto il livello del primo trimestre dell'81. Insomma, siamo al fondo «del barile». Come va l'esportazione, vostro tradizionale punto di forza? «L'anno scorso il settore (circa 38 mila dipendenti) ha prodotto macchine por 1600 miliardi e ha esportato per 1900 miliardi; poiché l'Italia ha in ,portato per 200 miliardi il nostro apporto alla bilancia commerciale con l'estero è stato di 700 miliardi. Ma adesso esportare diventa sempre più diflicile; i Paesi poveri non sono mai stati nostri clienti e quelli cosiddetti in sviluppo. dall'Argentina al Messico, hanno grossi problemi finanziari. Lo Stalo non aiuta le esportazioni in questi Paesi considerati poco affidabili ». Come vanno le esportazioni verso 1 Paesi industriali, che restano pur sempre i vostri maggiori clienti? •La crisi ha colpito tutti e quindi tutti i governi hanno preso provvedimenti per sostenere le proprie industrie e per limitare sotto sotto le importazioni. La Francia ha destinato 800 milioni di franchi ai costruttori di macchine utensili per l'aggiornamento dei prodotti; inoltre con la cosiddetta "procedure Meca" attua un semiprotezionismo concedendo contributi statali quasi soltanto a chi acquista macchine nazionali. La Gran Bretagna concede un contributo a fondo perduto del 25% sull'acquisto di macchine utensili. La Germania applica la cosiddetta Iva negativa del 10%, in pratica consente di detràrla dalle tasse; gli Usa applicano esenzioni fiscali». E l'Italia? «Siamo riusciti a ottenere l'Iva negativa; ma il provvedimento è arrivato tardi e solo nella misura del 6%. Nonostante ciò ha avuto immediata risposta da parte delle industrie Che cosa chiedete ora? «Chiediamo l'istituzione dì un fondo di 100 miliardi da destinare a contributi a medie e piccole aziende che acquistino nuove macelline utensili. Questo servirebbe sia a capovolgere l'attuale trend negativo del settore che ad accrescere l'efficienza, e quindi la produttività, delle imprese acquirenti. Tra 1 politici di tutte le tendenze abbiamo trovato larga disponibilità. Ma finora questa non si è concretizzata in un provvedimento. Nonostante l'attuale situazione politica credo che questo provvedimento possa ancora essere preso in questi giorni utilizzando un decreto legge. Una decisione adottata subito può avere grossi risultati non solo per il nostro settore ma, in termini di competitività, per tutta l'industria». Vittorio Ravizza Urano K;imluii(li

Persone citate: Bruno Rambaudi, Meca, Vittorio Ravizza

Luoghi citati: Argentina, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Messico, Stati Uniti, Torino, Usa