«Le armi oggi sono troppo potenti perché l'uomo possa controllarle» di Piero Bianucci

«Le armi oggi sono troppo potenti perché Fuomo possa controllarle» La pace al centro del dibattito fra 20 premi Nobel a Sanremo «Le armi oggi sono troppo potenti perché Fuomo possa controllarle» L'allarme lanciato dal professor Dulbecco alla manifestazione patrocinata da Pertini e dal re di Svezia nel 150° anniversario della nascita di Nobel - Il ruolo della scienza DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SANREMO — Venti Premi Nobel e duecento ricercatori di tutto il mondo, da ieri sono riuniti a Sanremo. Hanno radici geografiche, culturali e politiche diversissime. Sono fisici, chimici, biologi, medici. Vengono dagli Stati Uniti e dall'Unione Sovietica, dalla Cina e dal Giappone. -La scienza per la pace- i il tema che li accomuna. L'occasione per affrontarlo è offerta dalle ••Giornate Nobeliane» (2-7 maggio), quest'anno particolarmente solenni perché siamo nel centocinquantenario della nascita di Alfred Nobel. Sotto la regia di Antonino Zichichi, autore di centosettanta pubblicazioni, presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, area de, le celebrazioni hanno come obiettivo la diffusione di un movimento d'opinione che metta le conquiste scientifiche integralmente al servizio dell'uomo. Per questo il programma .delle •■Giornate», che hanno il patrocinio del presidente Pertini e del re di Svezia, offriranno una serie di conferenze scientifiche in cinque settori di fondamentale importanza per la sopravvivenza umana: le ricerche sui rapporti mente-cervello, i progressi nella lotta contro 11 cancro, gli studi di biofisica, la nuova frontiera della fisica nucleare, lo sviluppo della sismologia. Alla fi ne della settimana, dopo aver ricevuto la visita di Pertini, il convegno si sposterà a Roma, dove proseguirà con le celebrazioni galileiane: il fatto nuovo è che queste si apriran no in Vaticano alla presenza di Giovanni Paolo II: simbolo di una svolta nel rapporti tra Scienza e Fede. La villa sanremese dove Alfred Nobel visse i suoi ultimi sei anni e scrisse il celebre testamento con cui istituì i Premi, è uno strano ma non brutto miscuglio di presentimenti Liberty e di architettura esotica dalla vaga ispirazióne moresca. Attorno c'é un parco di cinquemila mq., verde di palme altissime. Arriva fino alla spiaggia, dove l'industriale-inventore svedese aveva fatto costruire un poligono per gli esperimenti sulla balistite che occuparono l'ultima parte della sua attivissima esistenza. In questo parco, ieri mattina, passeggiavano, tra gli altri duecento scienziati, i Premi Nobel per la fisica, Cherenkov, Kapitza, Rabi, Shockely, Ting e i Premi Nobel per la medicina, Dulbecco, Eccles, Katz, Temin. «.Noi vorremmo — dice il dott. Giovanni Lotti, il "padre" della Fondazione nobeliana sanremese — che di qui partisse im messaggio a tutta l'umanità per vincere le due grandi paure del nostro tempo: quella dell'apocalisse atomica e quella della malattia, specialmente la malattia più terribile, il cancro. Sanremo dei>e essere non solo la città delle camóni, ma anche della pace». Renato Dulbecco è stato l'ultimo italiano (per origine se non per cittadinanza) a ricevere il Premio Nobel (nel '75, per le sue ricerche sui tumori di origine virale). E' venuto fin qui dalla costa del Pacifico, dall'Istituto Salk, dove lavora, a San Diego in California. Che cosa si attende da questo che forse è il più grande meeting di cervelli mai realizzato? «Nella comunità scientifica - dice — il problema della pace è sempre più sentilo: credo che di qui gli scienziati usciranno più consapevoli delle loro responsabilità». Perché si parla di guerra con sempre maggiore insistenza? •// cuore del problema, più che nella fisica è nella biologia: i biologi die studiano il cervello forse sonò vicini alla scoperta dei meccanismi dell'aggressività, e quindi ancìie della guerra, che è una forma di aggressività organizsata e generalizzata. Oggi le armi so- no troppo potenti per poter essere controllate dal cervello umano: c'è una sproporzione tra la forza dell'intelligenza e la forza del braccio». Che cosa possono fare gli scienziati per la pace? Tutti possono fare qualcosa per la pace, ma certo i politici lianno più peso di tutti. Gli stessi scienziati possono fare abbastanza poco perché i politici li tengono nel ruolo di semplici tecnici. Il contributo dei biologi però è tra i più importanti, proprio perdìo si tratta di capire il segreto dell'aggressività». Nel '72, molti Paesi hanno firmato una convenzione contro le armi biologiche. Le risulta che venga rispettata e che quell'impegno abbia condizionato la comunità scientifica? «I Paesi die producono armi biologidte naturalmente lo fanno nel massimo segreto: è difficile sapere fino a che punto la convenzione sia stala rispettata. Di positivo c'è però che la convenzione ha creato un profondo senso di colpa in chi lavora in questa direzione». Un solo dato è sufficiente: per ogni abitante della terra, adulto, vecchio o neonato, c'è un potenziale nucleare pari a tremila chili di tritolo; le superpotenze possono uccidere piti di dicci volle ognuno dei quattro miliardi e mezzo di uomini che popolano il pianeta. La corsa al riarmo conti nua. Che senso ha tutto questo? E' la domanda che si porrà nel dibattito dei prossimi giorni. Piero Bianucci