La Polonia «clandestina» in piazza di Bernard Guetta

La Polonia «clandestina» in piazza Con le grandi manifestazioni indette da Solidarnosc il 1° maggio, il Paese ha ripetuto Pirriducibile «no» a Jaruzelski La Polonia «clandestina» in piazza Coinvolte una ventina dì città - Le forze dell'ordine provano con la dissuasione, poi con l'intimidazione, ma inutilmente - A Varsavia donne anziane affrontano la milizia - La folla chiede «democrazia» - A Cracovia il corteo «proibito» sfila davanti alla tribuna ufficiale - A Danzica 5 mila abbandonano la dimostrazione del regime per quella del sindacato - Il governo dice di essere riuscito a radunare folle imponenti (sarebbe la prima volta) NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE VARSAVIA — Di questa domenica si ricorderà, un fatto prodigioso: il successo della parola d'ordine lanciata, con l'appoggio di Walesa, dal leader clandestini di Solidarnosc. Dieci, forse quindicimila persone sono scese in piazza a Varsavia, 20-30 mila a Danzica e Nowa Huta, e migliaia (non se ne conosce ancora il numero esatto, ma è stato certo imponente, se le autorità hanno sentito il dovere di parlarne spontaneamente) in altre 17 città, tra le quali Breslavia, Poznan, Odynia, Lodz, Stettino, Bydgoscz e Cracovia. Per il governo, alle contròmanifestazioni hanno partecipato in totale 40 mila persone, il che pare molto al di sotto della realtà, alla luce delle cifre note e delle città coinvolte. Varsavia, le nove di domenica. Il servizio d'ordine è appena stato dislocato lungo il percorso del corteo ufficiale, ma le strade che portano alle chiese della città vecchia, punti di raccolta tradizionali per Solidarnosc, sono già piene di miliziani. Per il raggio di un chilometro le pattuglie bloccano i marciapiedi, controllano sistematicamente l'identità (e ne prendono nota) dei potenziali manifestanti che sgusciano tra le uniformi grigio-azzurre, gli scudi e i caschi in plexiglas. Prima tentano di dissuadere, poi impedi- scono di entrare in quel perimetro. Nella chiesa di Sant'Anna, un sacerdote va e viene tra i fedeli, che paiono paralizzati. Non osano, entrare. Certo i miliziani non proibiscono nulla, ma stanno vicinissimi alle porte. Sullo spiazzo davanti al palazzo reale, prima è la dissuasione, poi l'intimidazione. Dal tetto di una jeep un altoparlante ripete instancabile: ••La chiesa non è il punto di partenza per manifestazioni. Ricordiamo che vige ancora lo stato d'assedio. Mantenete la calma». Intorno alla cattedrale di San Giovanni, il cui sagrato guarda una via stretta, la folla cresce a vista d'occhio. La gente si consulta a bassa voce, tra gli agenti della polizia segreta in borghese. Da una parte si complotta, dall'altra si spia. Agli avvertimenti dèila polizia fanno da contrappunto i canti. Pregano in ginocchio, come per non vedere quel mare di uniformi lntor- no, dappertutto. Ci sono molti bambini. D'un tratto, alle 9,55, uno scroscio di applausi, a un giovane seminarista che ha appena trattato con la milizia, certo per far liberare qualcuno. Ecco, comincia. Da quella massa di persone di ogni condizione sociale e di ogni età si alzano striscioni e bandiere. Chissà dove le nascondevano. E mille voci scandiscono «Solidarnosc, Solidarnosc». Gli altoparlanti gracchiano subito la risposta: «Attenzione, attenzione. Abbiamo ordine diintervenire in caso di disordini. Chi non si disperderà sarà arrestato e denunciato in base alle norme dello stato d'assedio». La folla fa eco: «Non abbiamo armi, non abbiamo armi». E gli altoparlanti: «Cittadino, non perder- ' i calma, pensa alla tua sicn,. .za. Ragazzi dite ai, vostri genitori che se ne vadano. Pensate alla sicurezza vostra e delle vostre famiglie». Avrebbero dovuto rivolgersi anche alle vecchie signore. Che spettacolo straordinario: sono loro a mettersi in prima fila, sono loro ad avere la meglio su un gruppo di miliziani usciti dal ranghi per incominciare il pestaggio, «Potrei essere tua madre, torna da dove sei venuto, torna dai tuoi». Dura tre quarti d'ora la guerra verbale nella quale agli avvertimenti della milizia rir spondono instancabili gli slogan scanditi dal battito delle bandierine di Solidarnosc frustate dal vento. La folla esalta Walesa e i leader del sindacato libero, soprattutto Bujak, 11 più famoso. La sua voce circola registrata. Si chiedono l'amnistia, la liberazione di tutti i prigionieri, il «potere al popolo», la libertà. E, semplicemente, una cosa mal detta in modo tanto esplicito sinora: «La democrazia». | A.due chilometri da qui, il generale Jaruzelski ha appena concluso il suo breve discorso alla manifestazione ufficiale. Ha denunciato la politica americana, ha parlato di lotta per la pace, delle difficoltà che restano malgrado il miglioramento della situazione, dei tentativi di spargere il caos che «non hanno alcuna possibilità di successo»; E ancora: «Se nei prossimi giorni, nei prossimi mesi, il processo di normalizzazione non sarà ostacolato... ci sarà realmente la possibilità di abolire lo stato d'assedio». Ora la polizia può intervenire, entrano in funzione gli idranti, con una coincidenza tanto fortuita quanto simbo¬ lica: nel momento in cui la folla scandisce, senza mezzi termini: «/I Papa è con noi, la Chiesa è con il popolo». Sotto i getti d'acqua colorata di verde, i manifestanti si curvano, affrettano il passo, ma non scappano. Nel Rynek, la grande piazza della città vecchia, un'altra colonna avanza sul fianco sinistro del corteo. Potrebbe essere 11 massacro, ma ci saranno solo violenze 'solate, qualche carica. Le onnipresenti pattuglie incanalano la folla, sospinta dagli idranti nelle strade in discesa della città vecchia, sulla riva della Vistola, I manifestanti sono nell'erba, sotto il sole, e ridono del¬ l'assurdità della situazione. Non sono affatto intimiditi, né dalle brevi e violente cariche, né dal movimenti dei camion per il trasporto truppe, né dalla polizia a cavallo (è il culmine dello spettacolo) strigliata dagli altoparlanti della milizia: «Maledizione, prendete in pugno la situazione, siate più energici». Imperturbabili i dimostranti guardano ammirati 1 cavalli. E i cavalieri con' la visiera di plexiglas non sembrano scalfiti dagli ordini, si curvano educatamente per indicare la più vicina fermata degli autobus. Nel loro sguardo,' nella loro voce c'è come una muta supplica: «Andatevene, non costringeteci a ob¬ bedire a quest'ordine». A Cracovia, sul celebre Rynek, si fronteggiano 11 palco ufficiale e la chiesa di Santa Maria, nella quale si sono radunati i manifestanti di Solidarnosc. Quando finisce la Messa, 1 seguaci del sindacato libero formano un corteo, e al grido «La Polonia siamo noi, venite con noi», si dirigono verso la manifestazione ufficiale, che fa ala. I «clandestini» sfilano, scandiscono 11 nome di Walesa davanti alla tribuna ufficiale, e la milizia resta interdetta. Nel pomeriggio, nel sobborgo operaio di Nowa Huta, intorno alla statua di Lenin, ci sono scontri che durano due ore, in una nube soffocante di lacrimogeni, Due volte i dimostranti fanno indietreggiare la polizia al grido di «Polonia libera». Sono studenti usciti dalla Messa e operai delle grandi acciaierie. A Danzica è battaglia attorno alla stazione, davanti all'ex sede di Solidarnosc, sotto le finestre di casa Walesa. L'ex leader sindacale ha poi deciso di non scendere in piazza. A Danzica il pestaggio arriva fin sulle scale delle case. La città è presidiata; ma è solo una manifestazione duramente repressa, non una sommossa soffocata nel sangue. Cinquemila dimostranti qui hanno lasciato il corteo ufficiale per unirsi a quello di Solidarnosc, davanti alla chiesa dei cantieri navali. Qui, come nelle altre città, 1 manifestanti arrestati rischiano grosso. Ma non è il terrore stalinista, la polizia è. stata meno dura che 11 31 agosto scorso, In occasione delle .dimostrazioni per il secondo anniversario degli accordi di Danzica. Jaruzelski è stato prudente, ha dimostrato di sapere che deve essere paziente. Per impedire i raduni avrebbe dovuto chiudere le chiese e sparare, cosa che non avrebbe potuto fare senza mettersi contro il Primate e i vescovi, del quali ha bisogno per moderare la rabbia della gente, per tentare di far accettare il colpo di Stato, Deve migliorare l'immagine di se stesso, facendo credere che potrebbe accettare diversi sviluppi se la normalizzazione continua Per risanare l'economia bisogna riprendere gli scambi con l'Occidente, quindi non si deve prestare troppo il fianco alle proteste dell'Occidente. Il presidente del Comitato militare di salvezza nazionale preferisce colpire in modo selettivo, utilizzando il suo atout, quel potére la cui ge- stlone non è affatto minacciata dai successi delle manifestazioni di Solidarnosc. Un potere grazie al quale Jaruzelski può indire le sue manifestazioni. Porse non vi hanno partecipato 6 milioni e mezzo di persone, come è stato detto ufficialmente, ma sono state dimostrazioni imponenti, soprattutto a Varsavia, dove il corteo è durato cinque ore. I polacchi ironizzano sulla spontaneità di quel cortei, ma non è qui 11 nocciolo del problema. Nell'81 il potere non era in grado di organizzare manifestazioni degne di questo nome. Oggi lo è, e può quindi trattare dall'alto in basso 1 nemici, mettendo a confronto in tv sei milioni e mezzo di «fautori della pace sociale» contro 40 mila fautori «dell'anarchia». Non inganna nessuno, questa tattica, ma evita che la tensione arrivi al punto di rottura. C'è però un rischio, per Jaruzelski: che la paura continui a diminuire, e che l'opposizione, per quanto perseguita e colpita, prenda l'abitudine alla sfida e si- faccia sempre più ardita. Bernard Guetta Copyright(■!.-e Monde e per l'Italie «La Stampa» •' Danzica..La poli/in con Cannoni ad acqua e gas lacrimogeni disperdei manifestanti di Solidarnosc, valutati In 40 mila persone