In viaggio con Oscar Wilde il panorama era soltanto lui

In viaggio con Oscar Wilde il l li In viaggio con Oscar Wilde il panorama era soltanto lui p p ER attraversare la strada Oscar Wilde chiamava una carrozza. E al bar per non girare attorno al tavolino lo alzava e lo spostava. Sul sol & non si sedeva, si sdraiava. E sosteneva che l'unico sport da praticare all'aria aperta erano gli scacchi giocati sul terrazzo. Questo per dire che il personaggio non prometteva granché come viaggiatore. L'unico universo entro 1 cui confini Wilde fosse disposto a viaggiare — e soltanto in carrozza — era quello londinese di Piccadilly o di Mayfair o Sono come variante notturna. Dovette uscirne, invece, e suo malgrado. Andare in America per lavoro, in Francia e in Italia negli ultimi anni di esilio. Viaggiò con stile da par suo. Nella valigia di Wilde accanto alle cravatte di seta, alle saponette Houbigant e all'acqua di colonia Eau de Lubin, trovano adeguato spazio volumi di classici e guide turistiche. Le guide gli servono per l'itinerario («Nessun'opera contemporanea della minima utilità—disse — è stata prodotta dagli inglesi, salvo l'orario delle ferrovie»), i classici gli servono per le citazioni. Fresco di letture, Wilde può entrare in Roma citando Keats. affacciarsi sulle montagne svizzere citando Wordsworth, sbarcare al Pireo citando Platone, salire in gondola citando Byron. Spesso e volentieri cita se stesso: «Non ho nul¬ la da dichiarare salvo 11 mio genio», annuncia ai doganieri esterrefatti; o ancora più celebre: «Le cascate del Nlagara sono la prima delusione nella vita matrimoniale degli americani». Il pigrissimo Wilde. dunque, viaggia malvolentieri. A meno di non andare a Parigi, come i provinciali delle sue battute o di venire in Italia. Per l'Italia e gli italiani, Wilde è disposto a fare molte eccezioni. E' disposto perfino ad abbandonarsi all'entusiasmo, con venature di sorvegliata retorica: • Muoio dalla voglia dell'Italia, dove la bellezza incede con il sole». Oppure: «Bramo 1 rossi fiori della Vita che macchiano 11 piede dell'estate in Italia». Ancora: «Come ti avvicini all'Italia la bellezza fisica ti corre Incontro». OH corse incontro a Genova, a Firenze, a Napoli, a Palermo, a Roma. E a San Fruttuoso. Santa Margherita, Capri, Taormina. Un'Italia vista come una tavolozza di tinte con predominio di infuocati toni paganeggianti e di pallori ambiguamente mistici. Cos'altro attendersi, d'altra parte, da un esteta, anzi dal gran sacerdote o gran martire dell'estetismo, come ama definirsi? L'esteta Wilde attraversa un'Italia intesa come successione di impressioni visive, privilegiando il ritratto sul paesaggio: «Ho sentito i Vespri in Laici-ano. Un vescovo rosso, con guanti rossi ci ha Manifesto che la citlà natale dedica al centenario di Marx Agosto, a Treviri, è il mese delle feste. Dal 29 luglio al 1° agosto c'è la festa del vino nel quartiere vinicolo di Olewig. A ricordo dei culti dionisiaci e bacchici romani i vignaioli distribuì-, scono più di 60 vini pregiati nelle loro cantine e sotto un enorme tendone montato per la festa. Il 24, 27 e 28 agosto sono i giorni del fiori al parco Nells e si ricollegano ai FloraIla, la festa in onore della dea Flora. . A meno di mezz'ora di macchina da Lussemburgo, al centro delle principali arterie che portano dal Nord al Sud e dall'Est all'Ovest, Treviri è' una città che si raggiunge facilmente. Nel cuore dell'Europa, nella piazza del mercato principale chi alza lo sguardo sul- Rotes Haus (la casa rossa) legge una scritta: «Ante Romam Treviris stetlt annls mille trecentis». Nel 1984 la città'in cui nacque Carlo Marx compirà 2000 anni. Ente Nazionale Germanico per il Turismo, via Barberini 86. Roma; tel.: 06 48.39.56. Ufficio informazioni turistiche di Treviri. An der Porta Nigra, Postfach 3830, 5500 Trier Germania; tel.: 0049-651-718.28.06/07/08. r.td. mostrato le reliquie. Era fosco e portava una mitra gialla. Un uomo sinistro, medioevale, di un gotico superbo. Lo ammirai affascinato». Ancora: «Il Papa era meraviglioso sul suo trono, non è di sangue e carne, non ha macchia di mortalità, ma è come una bianca anima ammantata di bianco. Ogni volta ha un abito diverso. Oggi è sul bianco e porpora, con una cappa di velluto bordata di ermellino, e una grande stola scarlatta e oro. Giungono i pellegrini, a grandi stormi neri...». Il Vaticano e le sue funzioni liturgiche sono come una pinacoteca vivente e il viaggiatore Wilde come un visitatore che si sposta da ' un quadro all'altro della galleria con soste e ritorni sui quadri preferiti («Non faccio altro che vedere il papa»). Per non parlare delle soste e dei ritorni in altre gallerie viventi allineate di «Giunchi flessuosi» di «Occhi di gazzella» e di «Fauni color del bronzo». Pare dunque che l'Italia abbondi di bella gente. Wilde le fa ampia pubblicità in tutte le lettere che scrive in patria. Sul paesaggio, invece, tende a sorvolare. Preferisce l'elemento umano. A meno che il paesaggio non sia di una bellezza talmente stupefacente da spuntarla sul ritratto. E' il caso di Villa Borghese, per esempio «troppo bella per poterla «Le civiltà precolombiane» è il titolo di un libro edito dalla Bompiani che uscirà in maggio. Autore Hans Dietrich Dlsselhoff (pagine 400, . lire 28 mila). Si tratta della più importante opera sulle civiltà precolombiane uscita negli' ultimi anni. Pubblichiamo l'inizio del capitolo sulle misteriose rovine di Tlahuanaco in Bolivia. NESSUN altro luogo di rovine della regione andina è cosi avvolto in miti e leggende come Tlahuanaco, in Bolivia. La sua posizione, a quasi quattromila metri sullo specchio dell'Oceano Pacifico, nell'inospitale altipiano della sponda meridionale del lago Titicaca, i pilastri di pietra che sembrano piantati da mani di giganti, le porte monolitiche e le statue di colossi a forma di colonne, che, scolpite piatte nella pietra, fanno un'impressione estremamente arcaica e sembrano discendere da un'epoca di giganti: tutto questo ha dato luogo alle ipotesi più fantastiche. Alcuni autori hanno fatto di Tlahuanaco la capitale di un impero megalitico. Altri sono andati ancora più lontano. Degli astronomi hanno attribuito alle rovine un'età di diclottomila anni, che nell'archeologìa americana è davvero astronomica. La fantasia del temerario navigatore norvegese Thor Heyerdahl popolò di abitanti dell'alta regione montana della Bolivia, fuggiaschi da Tlahuanaco, perfino isole dell'immenso Oceano. Anche seguaci della teoria della glaciazione mondiale si sono impadroniti di Tlahuanaco, e altri ancora hanno attribuito ai suoi costruttori un ruolo nella legp genda dell'Atlantide. In £ realtà. Tiahuanaco non è mal stata luogo di residenza di molta gente. Le statue di pietra dell'isola di Pasqua, che Heyerdahl paragona alle statue di Tiahuanaco per dare un esempio