La morale può diventare una «scienza esatta»?

La morale può diventare una «scienza esatta»? La morale può diventare una «scienza esatta»? Fleboclisi più facili E? possibile affrontare le questioni morali secondo un procedimento di tipo scientifico? John C. Harsanyi, ungherese, professore di economia all'Università di Berkeley, fino a poco fa in Italia, per un convegno al quale ha partecipato anche sir Karl Popper, ne è convinto. Le sue proposte costituiscono il cosiddetto Neoutilitarlsmo, di radice tipicamente anglosassone, che sta ormai conquistando un proprio spazio nella cultura italiana (vi aderiscono Giorello e Mondadori, per fare dei nomi). Tuttavia capire Harsanyi non è semplicissimo. Bisogna partire dal problema di che cosa si può considerare •scientifico». II paradiso della scienza è stretto: storici, sociologi e psicanalisti ne sono tenuti fuori con serie ragioni. Ciò significa, almeno nel nostro periodo storico, che la conoscenza per eccellenza è considerata la conoscenza teorica tipica della fisica e della matematica. A essa, da sempre, si contrappone la conoscenza pratica, quella del comportamento. Il rapporto tra teoria e pratica è considerato in modi sempre diversi: negli ultimi trecento anni si è ripetutamente cercato di adeguare la conoscenza pratica a un preciso modello di conoscenza scientifica: quello della fisica newtoniana. Dice Jeremy Bentham, figlio del XVin secolo e inventore dell'Utilitarismo, che tutti i suoi scritti di morale «sono un tentativo di estendere il metodo sperimentale del ragionamento, dal campo della fisica a quello della morale». Questa idea di Bentham (che fu anche di J. S. Mill) si arenò sulle difficoltà matematiche, insormontabili per l'epoca, di un calcolo della felicità, il Felicific Catculus. CI pensò il Neopositivismo a stroncare le ultime illusioni. Favorevole, in linea, di principio, ali'uniiicazlone delle scienze fisiche e sociali, escluse di fatto le seconde dal dominio della scienza. Caduto il Neopositivismo, soprattutto sotto i colpi del filosofo Popper, l'esigenza di un metodo «scientifico» in etica si ripresenta con nuova credibilità. Ora c'è la tendenza ad ammettere che se la conoscenza tipica dell'etica e delle scienze sociali non è totalmente riducibile ai metodi delle scienze «dure» (fi¬ E" nota la difficoltà di trovare facilmente la vena in molti pazienti che devono subire una fleboclisi. Per provocare una dilatazione locale delle vene del braccio o della mano, si fa uso del laccio, di applicazione di calore o di altri sistemi empirici. Alcuni studiosi australiani del dipartimento di fisiologia dell'Università di Annidale nel New England hanno utilizzato a questo scopo l'unguento alla nitroglicerina, usato per la cura dei pazienti affetti da angina pectoris. Applicando una piccola quantità di unguento (contenente solo 1 o 2 mg di nitroglicerina, mentre per l'angina pectoris la dose terapeutica parte da un minimo di 15 milligrammi) sul dorso della mano, si ottiene una dilatazione venosa locale, senza alcun rìschio o disturbo Tecnologie militari in medicina Un sistema di teletermografia per la diagnosi • precoce dei tumori sviluppato da un sensore a raggi infrarossi usato per la rilevazione di missili nemici, un altro per la rilevazione dei segnali magnetici emessi dal corpo umano derivante da un radiometro usato per captare i segnali elettromagnetici in campo militare: sono due apparecchiature presentate in un convegno a Roma sulle tecnologie della difesa al servizio della medicina organizzato dall'Istituto studi e ricerche difesa. Entrambi gli apparecchi sono del tipo «non invasivo», non emanano cioè alcuna radiazione ma raccolgono quelle del corpo umano. L'apparecchiatura diagnostica all'infrarosso (Adir) consente anche di rilevare anomalie vascolari. Quello per la rilevazione magnetica (Biomag) fornisce informazioni su organi come il cervello, il cuore e il fegato. Quest'ultimo sistema è stato sviluppato con il Consiglio nazionale delle ricerche. / SISTEMI OLIVETTI PER L'EVOLUZIONE GLOBALE DELL'UFFICIO. ^S^.^ Le varie fasi del sonno ora dopo ora: sono particolarmente in evidenza quelle caratterizzate da rapidi movimenti oculari (fasi Rem) ore 0| 11 2| 3| 4| S| 6| 7| 8 ore 0| 11 | | | | | | dicembre scorso): «1. Essere in grado di "misurare" l'utilità individuale. 2. Aggregare in una funzione di utilità collettiva le funzioni di utilità individuali dei vari membri della comunità.». Queste condizioni sono soddisfatte dal Neoutilitarismo rifacendosi, in parte, a teorie presistenti; come per esemplo la teoria di von Neuman e Morgenstern, che dimostra l'esistenza di una funzione di utilità, in» grado di rappresentare le preferenze degli individui. O, ancora, a quello che i matematici chiamano «programma bayesiano» (dal nome del reverendo Thomas Bayes. vissuto nel 700) che consente di affrontare il problema della decisione non solo In condizioni di certezza, ma anche di incertezza e di rischio che più frequentemente si incontrano nella vita reale. Ma come fare quando un individuo compie una scelta di carattere collettivo, come assicurarsene l'imparzialità? Semplice: l'individuo al momento della scelta non deve conoscere la posizione che occuperebbe in clascu-. na delle situazioni sociali tra cui opera la scelta. Sceglie cioè come se avesse un'eguale probabilità di essere messo al posto di uno qualsiasi degli individui che formano la società. Il Neoutilitarismo è definito da Harsanyi come teoria generale del comportamento razionale. SI divide in tre parti: 1. Teoria dell'utilità, che è la teoria del comportamento razionale individuale, in condizioni di certezza, rischio e incertezza. 2. Teoria dei giochi, che è la teoria del comportamento razionale di due o più individui razionali interagenti, ciascuno dei quali tende a massimizzare i suol Interessi; siano essi egoistici o altruistici (specificati dalla propria funzione di utilità). 3. Etica: teoria dei giudizi di valore; morali e razionali. Del giudizi razionali di preferenza cioè basati su criteri Imparziali e impersonali. Questi tre punti caratterizzano il comportamento razionale da un punto di vista normativo: si occupano delle regole razionali del comportamento, non della descrizione della realtà com'è. Ne viene fuori un tipo •di razionalità minimo e generale, contenuto in tutti i comportamenti che si definiscono «razionali». sica e matematica), è tutta' ' via possibile dimostrarne la razionalità. E' ciò che suggerisce Hilary Putnam nel suo « Verità e Etica- (Il Saggiatore, p. 91): «Il cosiddetto metodo scientifico [...] è una formalizzazione solo di alcuni aspetti della metodologia scientifica. La fisica stessa non potrebbe procedere usando soltanto il 'metodo scientifico"». Quindi, proseguendo con Putnam (p. 101): «Il fatto che non si possa dare scienza del vivere bene, non significa che 11 riflettere su come vivere bene non sia un'impresa razionale, o che del vivere bene non si possa L'attività del corpo

Persone citate: Bentham, Giorello, Hilary Putnam, Jeremy Bentham, Karl Popper, Mondadori, Morgenstern, Popper, Putnam, Thomas Bayes

Luoghi citati: Italia, Roma