Graziani: con me soffia il maestrale

Graziani: con me soffia il maestrale Graziani: con me soffia il maestrale IL numero otto domina l'ultimo Lp di Ivan Graziani. E' il suo ottavo disco, otto i brani, con otto tagli rosso sangue in campo bianco è stato composto il nome Ivan sulla bella copertina in stile Lucio Fontana C«Un omaggio a quell'importante gruppo di sperimentallsti italiani. La mia musica in fondo è cosi... spiega il cantautore abruzzese). Lo stesso segno grafico del numero otto, fusione armonica di due cerchi, esemplifica la nuova stagione musicale di Graziani: non più alternanza fra melodia latina e durezza rock, ma un corpo unico, fluido ed equilibrato. Un rock mediterraneo in cui suggerisce immagini chiare a tutti, meno violente che in passato. Graziani, con i suoi occhiali rossi come amuleto, è un personaggio vivace, ironico. Veste un casual di buon gusto. Ha 37 anni, da più di dieci ai migliori livelli della musica leggera italiana: prima di diventare cantautore era un chitarrista ricercato, collaboratore di Battisti, Venduti e altri. «Mia madre mi ha fatto braccia, gambe e 11 resto, ma si è dimenticata di farmi la chitarra», spiega con un sorriso aperto. — Graziani, questo disco nasce da un'idea precisa? «E' un disco-concept, direbbero Oltremanica. L'idea sta nel brano "Navi" in cui mi diverto ad immaginarmi sia uomo che donna. Questo gioco delle parti, alla Moravia, è rispecchiato dal titolo, dove "navi" è speculare di "Ivan". Mi accusavano di essere doppio, dolce e amaro, in bilico fra rock e ballate, e io rispondo con un verso della canzone: "Tu sei libeccio e io maestrale". Non sono certo il libeccio, vento idiota che arriva per pochi minuti senza risolvere nulla, ma il maestrale, il re dei venti che tiene pulito il cielo per settimane, aiuta la navigazione». — Gli otto brani sembrano rivelare meno rabbia e ironia liberatoria, più serenità ed equilibrio. E' giusto? «Vero. Non so se è l'età, ma ho capito che è inutile tirare le orecchie a chi le ha di cartone, non soffre. Bisognava provare con la dolcezza, la serenità. Le nuove non sono canzoni soltanto per quattro disadattati che come me hanno conosciuto la vita». — Cos'è per Sei una canzone? «Un film. La gente non deve solo ascoltare, ma vedere attraverso quello che tu dici. A volte sono costretto a fare forzature per dare una migliore sensazione dei colori Degli odori, anche». — Che rapporto ha con la musica: polemico, intellettuale, emotivo? «Emotivo. Sono il peggior critico di me stesso. Trovo che la tecnica deve aiutare, non sopraffare il senti mento». — Quali musicisti ama ascoltare? «Richard Strauss. Ha scritto "Cosi parlò Zarathustra" cheA. l'alba del mondo. Per un musicista ascoltare quel brand è una frustrazione continua: Strauss è riuscito con due note a costruire in musica tutto l'anello di Dar win. Poi amo i Beatles, ancora i Beatles, poi forse anche i Beatles». — Ma c'è una via italiana al rock? Quanto è emersa? «I giochi sono ancora tutti da fare. Siamo, come nel film "La storia più pazza del mondo", nella fase in cui l'uomo scopre se stesso». — Ama definirsi «musicista per caso e fumettaro in pectore». Che differenza c'è tra creare con la chitarra c con la matita? «Nessuna. Con la matita fai un lavoro più nascosto, non devi vendere la tua immagine. Se fai canzoni sei regista e attore, con 1 fumetti sei solo regista». Alessandro Rosa