Tutta la storia delle donne dalla cintura di castità alla lotta per l'emancipazione di Renata Pisu

In una mostra a Milano le origini della protesta femminile In una mostra a Milano le origini della protesta femminile Tutta la storia delle donne dalla cintura dì castità alla lotta per l'emancipazione l'età d'oro di questo oggetto è compresa tra il XV e il XVII secolo e corrisponde in effetti al pieno Rinascimento. Le iscrizioni e i disegni che troviamo su molti di questi ordigni, per esempio su quelli di origine tedesca, sono tipici di uno strumento di giustizia pubblica. Quindi, almeno in Germania, la cintura di castità era una punizione imposta alla donnadalla comunità, su richiesta del padre, del marito, o magari dalla suocera. Non un prodotto della gelosia privata, ma della Museruola per comari (da una stampa inglese del 700) necessità del potere pubblico di assumere un controllo totale sulla sessualità femminile». La sessualità della donna fa disordine. Anche la sua parola: ed ecco le stampe inglesi che riproducono «le briglie delle comari*. Museruole da tortura applicate sulia faccia delle «chiacchierone.: una sbarretta di ferro a tenere schiacciata la lingua contro il palato inferiore, una catena per portare a guinzaglio le colpevoli attraverso le strade del paese. La motivazione giuridica era di «offesa alla quiete pubblica.. Barbarle lontane? Non tanto; più avanti, una foto della prima metà del Novecento ci mostra una donna al lavatolo: -lava bene e parla poco, c'è scritto sopra la fontana. E la donna sbatte i panni sulla pietra, con la faccia contratta dalla fatica. Cosi diversa, questa sua faccia, dai quadri o dai disegni fatti da uomini: le filande italiane con ragazze ridenti e ben vestite affaccendate ai telai, o donne inglesi in miniera che trascinano carponi un carrello di carbone e le lunghe gonne si aprono civettuole, contadine allegre sotto pesantissimi covoni, con piedi ben puliti tra il fango dei solchi Ho una cintura intorno alla vita, una catena che mi passa tra le gambe e cammino sulle mani e sulle ginocchia... trascino vagoncini di carbone e lavoro sei ore al mattino e sei al pomeriggio...» (testimonianza di Betty Harris di fronte alla commissione parlamentare d'inchiesta - Londra, 1872). I ritratti delle «illuministe, francesi, da Madame de Géoffrin a Madame de Stael ne, i giornali. -La berettaia», 'L'operaia» (Ferrara 1902). «La difesa delle lavoratrici» (Milano 1912) 'Rompete le righe!» (1907). »La donna libertaria» (Parma. 1912), -La cameriera», sottotitolo: 'Organo di classe della serva contro le padrone» (Palermo, 1910). Ce ne sono centinaia di questi giornali di donne di tutte le parti del mondo, pubblicati tra la fine dell'Ottocento e 1 primi del Novecento. Alla mostra di Milano riempiono una intera sezione. H presente è meno «rappresentato.: raccontarlo è quasi impossibile. Ci sono bellissime fotografie che illustrano la Resistenza, le battaglie per i diritti civili, contro le case chiuse, per la parità salariale, per il divorzio e l'aborto. Ma la storia delle donne di oggi segue percorsi diversi e frastagliati, ha cento modi di esprimersi, cento modi di comunicare. • Certamente — riconosce Rachele Farina — la storia delle donne nel bene e nel male, nel positivo e nel negativo è ben pia ricca e complessa di quanto possiamo avere rapidamente illustrato». E forse non è nemmeno possibile raccontarla con parole e immagini, che a molte donne risulterebbero estranee e oscure. E sarebbe inutile tentare una sintesi: meglio percorrere il lungo labirinto della mostra e lasciarsi illuminare a tratti dagli ombrelli di luce offerti da questi spezzoni di storie individuali e collettive. Che non sono (ma nemmeno vogliono essere) la storia delle donne, il lungo inenarrabile silenzio delle -chiacchierone». a Juliette Récamier e i loro libri, aprono lo spazio per «uscire dal silenzio.. Le donne di Parigi armate di picche e di cannoni che marciano su Versailles, le sanculotti che assaltano un convento, le ragazze in armi a fianco dei rivoluzionari. Le eroine come Olimpe de Gouges, Rosa Lacombe, Madame Rolland morte «sul campo, e le «donne illustri, del Risorgimento italiano. Bianca Milesl, Cristina di Belgioioso, Teresa Valenti, e naturalmente Anita Garibaldi. La lotta per l'emancipazione è cominciata: dall'America all'Europa le donne si muovono. Chiedono diritto di voto e riconoscimenti salariali, pretendono di intervenire da protagoniste nei cambiamenti dell'assetto politico e sociale, lottano contro la guerra; cercano di strappare agli uomini brandelli di potere. Sono immagini di emozione e violenza: donne sulle barricate, donne trascinate per terra da gendarmi a cavallo, donne torturate e impiccate, donne sdraiate sui binari per fermare i treni militari, donne a riempire le piazze e le strade. Le suffragette e poi, in Italia, le mazziniane: Franca Pieroni Bortolottl, Giulietta Pezzi, Anna Maria Mozzoni e infine le grandi leader socialiste: Anna Kulisctoff, Alessandra Kollontai, Rosa Luxembourg, Clara Zetkin. H loro percorso è più conosciuto, gli uomini le definiscono •eccezionali.: hanno sfondato nell'universo maschile senza sottomettersi alle sue regole, hanno rotto la separazione tra i «salotti, e le filande e le risaie. Parlano e scrivono: fioriscono, a deci¬ Renata Pisu