Si riscopre Michelstaedter filosofo e artista ai ferri corti con la vita di Ernesto Gagliano

Una mostra a Milano mentre Adelphi pubblica le sue opere Una mostra a Milano mentre Adelphi pubblica le sue opere Si riscopre Michelstaedter fi pfilosofo e artista ai ferri corti con la vita crocevia di tre civiltà: latina, slovena e germanica. Carlo Michelstaedter è nato nel 1887 in una agiata famiglia ebrea italiana, irredentista. Il padre Alberto è direttore di una compagnia di assicurazioni, la madre, Emma Luzzatto, donna di forte carattere e intelligenza. Bella casa in piazza Grande (oggi piazza della Vittoria), dalla sua finestra Carlo vede 11 castello di Gorizia divenuto fortezza asburgica. Ragazzo forte, agguerrito, senza problemi, che si vanta di essere «11 miglior nuotatore dell'Isonzo». Brillante nelle compagnie che fanno scampagnate, nella selva di Ternova, dove nasce la bora, vento forte e casalingo. Talento naturale, è esuberante pittore: riempie album e fogli qualunque di schizzi, caricature, opere grafiche che anticipano di qualche anno l'Espressionismo. Vuole diventare pittore, pertanto dopo essersi iscritto alla facoltà di matematica, cambia idea, va a Firenze, che è all'estero, studente di Lettere. Non perché lo attraggano gli studi umanistici, ma per vivere nella città dell'arte, frequentare musei e gallerie, studiare pittura. E" Il 1905 e Firenze vive .gli anni stimolanti della « Voce». SI dirà poi che Michelstaedter è stato un «vociano», in realtà è rimasto estraneo a questo gruppo fiorentino. Suoi amici sono Chiavacci, Arangio-Rulz, Bastlanelll. Dà lezioni d'italiano a Nadia Baraden, una russa divorziata della quale si innamora, e lei si uccide nel 1907. (Un evento che contribuirà a tracciare la parabola di Michelstaedter,' come pure un altro sulcl-i dio, quello del fratello' maggiore, nel 1909 In America, che per Carlo sarà «paglia sul fuoco»), i Disegna sempre e ovunque. Scrive lettere di tren-, ta pagine al genitori. Lo appassiona Beethoven. A diciotto anni è ancora pieno di ottimismo e fiducia e la sua poesia Alba, il canto del gallo, termina con l'in- delli, e poi 1 greci prediletti: Parmenide, Eraclito. Empedocle, e In poesia Leopardi. 'Lavora a questa tesi che lo renderà celebre, e diventerà filosofo "malgré lui", dice 11 professor Campatila. Tornato a casa, vede la componente borghese della famiglia, che da ragazzo aveva mitizzato, ma adesso ne rimane profondamente deluso, mortificato. E deluso è li padre, che vuole un figlio che faccia carriera, possibilmente nelle assicurazioni, e non che filosofeggi. Carlo contesta 11 padre (lo dipingerà grottescamente che assurge al cielo, con gambe da donna e scarpette femminili, con tacchi a spillo), è a disagio con la madre. Vive praticamente a pane ed acqua, dorme per terra, come eremita in casa sua. Per un anno è fidanzato con Argia 'Cassini, che gli suona Beethoven, poi lei lo lascia (Argia, la madre e una sorella di Carlo moriranno in un lager tedesco). Lavora enormemente ed è In rottura con tutti, vive' in clima di nevrosi. E nel tentativo morale di raggiungere l'assoluto e la frustrazione di non potervi arrivare, la disperazione di un Intransigente che non può rimanere a una certa altezza e non può concedersi cadute. Dipinge ancora: nell'ultimo Autoritratto a mezzo profilo domina Il nero, si rappresenta assai più vecchio del ventitré anni, grifagno. Autoritratto di Michelstaedter no: «Viva la vltal». Ma il suo pensiero va maturando tumultuosamente. Alla fine del corso universitario il professor Vitelli gli assegna la tesi: «I concetti di persuasione e di rettorlca. in Platone e Aristotele». Ritorna a Gorizia nel 1908. E' ora una personalità complessa, contraddittoria, dirompente. Superpessimista. Non che voglia diventare filosofo o professore di filosofia, ma la tesi gli dà l'occasione di esprimere 11 suo pensiero, che è una sintesi di culture diverse: la greca e la cristiana, l'ebraica e la tedesca. Cristo e Socrate sono 1 mo¬ con occhi deliranti, pregni di antiche lacrime. Nell'ottobre 1910 spedisce alla segreteria dell'università fiorentina la sua straordinaria tesi La persuasione e la rettorlca. Il giorno 17. compleanno della madre, ha una lite con lei, che gli rimprovera la sua vita selvaggia, da eremita, gli dice che non può continuare cosi. Soltanto un mese prima. Carlo aveva scritto alla madre una lettera tenerissima, ma che era anche una specie di testamento, e diceva che voleva uscire nel sole, crearsi l'alba di un nuovo giorno. Adesso, dopo la lite, va nella sua camera e si uccide con una rivoltellata. E' sepolto nel cimitero di Valdlrose, che ora è In territorio Jugoslavo. Un cippo con solo 11 nome e una data in un camposanto desolatamente abbandonato, lunare. Parecchio tempo dopo ci si è accorti della grande Importanza de La persuasione e la rettorlca, che é stata pubblicata, suscitando vivace Interesse, l'anno scorso da Adelphi, per cura di Campatila. Adelphi, ancora per Campatila, pubblicherà a giorni l'Epistolario, decisivo per capire la vita e l'opera di Michelstaedter. Seguiranno poi 1 volumi con le opere maggiori (Persuasione, Dialoghi della salute, Poesie), di scritti vari, di scritti scolastici, e dell'opera grafica e pittorica. Luciano Curino violenze sugli altri) ma l'assunzione senza riserve della condizione di dolore in cui l'esistenza è necessariamente gettata. Gli uomini che si liberano dalla catena dei bisogni e dei desideri in cui«7a loro vita sempre si dissolve e sempre gira, assaporeranno nell'impossibile, nell'insopportabile la gioia d'un presente più pieno», e per loro il dolore stesso sarà gioia. In Michelstaedter più ancora che in Schopenhauer, questa condizione è assai problematica: non è mai uno stato raggiunto, ma un ideale a cui ci si avvicina all'infinito Ci sono ragioni di una rinnovata attualità di Michelstaedter? Sono forse le stesse che rendono cosi affascinanti le ultime opere dei maestri della «teoria critica», come. Adorno o Horkheimer: anche loro hanno ritrovato alla fine Kant e Schopenhauer, e cioè l'insuperabilità della separazione tra apparenza e realtà (che si era creduta, invece, solo un aspetto dell'alienazione sopprimibile mediante la rivoluzione, e del dolore che a questa separazione corrisponde. Se una «persuasione» — cioè una condizione di unità fra esistenza e significato, tra fatti e valori — è possibile, lo è solo «nelle isole dei beati», in una esperienza mistica che non ha nulla in comune con la costruzione di ordini storici. Forse, però, ogni Schopenhauer può avere il suo Nietzsche: e cioè qualcuno che metta in dubbio anche la definitività della distinzione tra apparenza e realtà (non sarà anche questa distinzione parmenidea una falsa persuasione?) e, come scrive Nietzsche, eserciti alla fine una radicale ironia) anche verso il soggetto e le sue pretese di dare un eccessivo significato metafisico al proprio dolore, i Gianni Vattimo infidi o accoglienti. «Adesso cavalcavamo nella calma ritrovata, lungo la conca del melograni e degli albicocchi...». Che è quasi un acquarello. Basta la notizia che nel pressi c'è un rudere, un segno della storia, e lei è pronta a deviare ti suo cammino per andare a vedere. Fotografa, fa rilevamenti, si sforza di ricavare le altitudini delle montagne con un 'livelletta di AbneV'. Sembra di vederla, nell'era del charleston, a cavallo della sua giumenta, tra accompagnatori pigri ed esitanti; e spesso, oggi si direbbe, «maschilisti-. La sua condizione di donna non le è certo di aiuto. «MI misi nel posto più lontano dal derviscio, in modo da non infliggergli l'empietà del mio sesso Freya Stark una spia? Lei nega. «Sarebbe stata una responsabilità poco gradita: e poi pensavano che fosse troppo pericoloso per me». Si contenta dell'etichetta di viaggiatrice. Un giorno, dinanzi a certi pae-, saggi, si era domandata se, li avrebbe mal rivisti. «In fondo non me ne Importava molto. Non erana forse,! ormai, miei per sempre?».! Forse è stata soprattutto questa la molla che l'ha spinta. E a un compagno che ti tappava il naso davanti alla carcassa di una pecora in putrefazione aveva detto: «Tu non sarai mal un viaggiatore, ma uri .turista». gna passo a passo come un'amica. Spiritosa, osservatrice, Instancabile, non sembra avere paure o rimpianti. Il viaggio diventa esplorazione totale, anchedi stati d'animo; e Verno-, eione nasce dal racconto delle piccole cose plU che dalla tensione di grandi progetti. Sullo sfondo compaiono azzurri tersi, tem-, peste di sabbia, paesaggi Ernesto Gagliano

Luoghi citati: Adelphi, America, Firenze, Gorizia, Milano