Il compratore d'arte? E' un manager che ha quarant'anni

Il compratore d'arte? E' un manager che ha quarantanni Il compratore d'arte? E' un manager che ha quarantanni VENEZIA — Da oggi Venezia tenta di riprendere il volo verso le alte quote del mercato dell'arte. Dopo la chiusura ormai annosa dell'ufficio vendite della Biennale, la città era rimasta un po' in disparte a guardare quel che si muoveva altrove a Parigi come a Londra, a New York come a Roma. Appunto biennalmente, Venezia era ormai soltanto una sgargiante vetrina. Il centro di cultura di Palazzo Grassi, che ha già funzionato da volano a grandi rassegne come quella di Picasso, col richiamo di folla, ha fatto risuonare il suo efficace tam-tam tra i mercanti internazionali, che da oggi si danno convegno tra i suoi muri settecenteschi. Sono arrivati a questo presepe, dal quale dovrebbe sbocciare una nuova immagine di città viva nel mondo artistico anche dal punto di vista mercantile, i re magi dorati partiti dalla Germania, dall'Australia, dalla Francia, dal Giappone, dalla Svizzera, dall'Uruguay, dagli Stati Uniti, portandosi dietro opere di Monet. Renier, Mondrian, Baltus, Picasso, Dali. Carrà, De Pisis, il Gotha della vicenda artistica dell'ultimo secolo, tra cui un Mondrian stimato sui tre miliardi, forse la chicca più pregiata. In tutto, tra sculture, dipinti, disegni, circa ottocento «pezzi» di rara qualità, uno straodinarlo museo che forse, prima di chiudere i battenti, giovedì, sarà stato virtualmente smantellato dagli acquirenti. Almeno si spera. Si- Mondrian: «Natura morta con vaso di spezie» (part.) dney Janls, stella di prima grandezza nel firmamento del mercato americano, presente a Venezia con una trentina di succulente attrazioni, testimonia la spettacolare vivacità dell'arte contemporanea. I giovani, al di là dell'Atlantico, sembrano essere in prima linea nella corsa verso l'appropriazione delle nuove opere. Anzi, sostiene Janis, addirittura i giovanissimi, compatibilmente con le loro disponibilità economiche. Ma è la tendenza, quella che conta. «/ vecchi — commenta —, i grandi collezionisti ma anche i meno grandi hanno ormai le case tappezzate di quadri. Le pareti non sono più in grado di ospitare altri acquisti-. . C'è un mercato attivissimo, alimentato sta dai privati, sia dagli enti pubblici. Naturalmente uno del grandi poli d'attrazione continua a essere la pop art, artisti come Andy Warhol sono sempre rampanti. Lui, Janis, ha sventagliato a Venezia grandi firme come quelle di Severini e Matisse, del già citato Mondrian, di Giacometti e Brancusl. E gli italiani? Pare che il vento sia girato a loro favore. «Operi si vendono — assicura quest'uomo dal fiuto inarrivabile —, oggi si vendono, a differenza di quanto accadeva appena cinque anni addietro*. Insomma, il mondo dell'arte continua a sprovincializzarsi, ad abolire sempre più frontiere, a rintracciare sem¬ pre nuove vie di comunicazione. E questo avviene a dispetto di una crisi economica che attanaglia un po' tutto l'Occidente. Come si spiega? Alle spalle di spese talvolta molto massicce gioca anche la convinzione e la speranza di un buon Investimento, di ancorarsi economicamente a valori destinati a lievitare. Ma c'è anche la spinta consapevole verso voluttuari orizzonti, che possono svariare da quelli delle immortali nature morte morandiane a quelli del cavaliere azzurro, protagonisti Klee e Kandinsky. Decolli, questi, programmaticamente incoraggiati dalla cinquantina di galleristi che gareggiano, nel cosmopolita Salone di Palazzo Grassi, a colpi di Picabia e Braque, Moore e Manzù dispiegando tutte le possibili tentazioni, scatenando insoddisfatti appetiti nei visitatori dal conto corrente sguarnito, costretti al fuggevole appagamento di un'occhiata e via. L'Italia dei mercanti che contano c'è quasi tutta, con ovvia prevalenza sugli altri Paesi. Tra i quasi venti nomi in cartellone, figura anche quello di Paolo Sprovieri, ro-. mano, la cui galleria è considerata addirittura una delle culle legittimate del futurismo italiano. Anche dal mercato italiano partono segnali positivi. Sprovieri, che fa parte del comitato organizzatore della manifestazione, non ha incertezze: il mercato «tira», e bene ; persino nel nostro inguaiato Paese. Si assiste addirittura a un affinamento, a una ricerca della qualità, sempre più attenta e sofisticata. All'interno di questa scelta di fondo, l'arte antica e l'arte moderna si pareggiano. L'interesse per i contemporanei è comunque vistoso. Anche i postmoderni stanno raggiungendo invidiabili quotazioni. -Artisti che dipingono con il pennello — spiega Sprovieri — sono i nuovi Fauves, i nuovi espres' sionisti. Comunque bisogna dire che le cose vanno bene dappertutto. Forse, in Europa, il mercato più calino è quello francese. Ma è sempre stato un po' depresso. Per i francesi, si sa, contano quasi soltanto gli artisti di casa loro-. E in Italia qual è l'identikit del compratore medio? Rispetto agli Stati Uniti, l'età sale leggermente sui quarantanni, spesso il professionista già affermato o addirittura di grido. Ma anche al di qua dell'Oceano e delle Alpi a tener banco è sempre una persona giovane, che desidera avere in casa un segno del suo tempo, oppure acquista i quadri di una, due, tre generazioni precedenti, però legate a un discorso moderno, diclamo le opere delle avanguardie storiche. Magari con i prezzi alle stelle, invece del dipinto di Matisse o Picasso si accontenterà di un loro disegno. Se manca il contante, ci si aggiusta egualmente quasi sempre: come il sigaro e la croce di cavaliere nel regno d'Italia, oggi, nella Repubblica, un buon sistema rateale non viene negato a nessuno, Alle falangi dei giovani, stanno poi seguendo, con lieve ritardo, le salmerie degli enti pubblici, in particolare banche e industrie, che hanno capito come certi Investimenti facciano parte di una strategia illuminata. Ma soprattutto la carta dei giovani sembra la più giusta tra quelle da giocare: i grandi baroni internazionali della statua e del quadro attendono, si, a Venezia, anche il miliardario attempato e goloso di rarità, ma soprattutto splano lo sbarco a Palazzo Orassi dei manager emergenti trenta-quarantenni. Non importa da dove vengono. Quel che conta è che arrivino. Carlo Della Corte