«Mia cara, mi sento più forte da quando lei fa parte di me»

«Mia cara, mi sento più forte da quando lei fa parte di me» «Mia cara, mi sento più forte da quando lei fa parte di me» Pubblichiamo tre lettere che Jean-Paul Sartre scrisse a Simone de Beauvoir du-. rante U periodo della guerra. Fanno parte di una scelta presentata dalla rivista «Les Temps Modernes», anticipando la pubblicazione dell'intero carteggio che avverrà da Gallimard alla fine dell'anno. Il volume è curato dalla stessa de Beauvoir, che per ragioni di discrezione ha compiuto tagli e cambiato alcuni nomi. Curioso il •vous» (cioè il nostro «lei») con il quale Sartre si rivolge alla compagna anche dopo anni d'Intensi rapporti: ciò deriva da un'abitudine delle vecchie famiglie borghesi. Sabato, 2 settembre 1939 Sartre nel 1939 AMORE mio, per quanto riguarda i miei sentimenti, non solo sono immutati dall'ultima volta che ho visto la sua povera esile figura sconvolta, al lato opposto del cancelletto alla stazione Est, 'ma sono ancora «preminenti» e dolorosi. Ora occorre vivere a lungo, senza vederla. Amore mio, questa sarà la cosa più difficile. Se tosse distesa sul piccolo pagliericcio, al mio fianco, mi sentirei a mio agio e avrei il cuore leggero. Ma non sarà lei a coricarsi, bensì qualche individuo abituato a russare. Oh, amore mio, come l'amo e quanto ho bisogno di lei. Addio. Ho impressi nella mente i momenti della sua giornata, il Duomo, le telefonate, il cinema; l'ho vissuta.ora dopo ora in aggiunta alla mia stessa giornata. Ora devo scrivere due parole ai miei genitori e a Tania. L'amo con tutte le mie forze. Martedì, 12 settembre 1939 MIO delizioso Castoro, ieri non le ho scritto e quando riceverà questa lettere? Ho però riletto più volte la sua e sempre mi appariva come nuova, come se la scoprissi la prima volta. Soprattutto la parte in cui lei mi spiega quanto è legata a me. Deve pensare che quando scrive di non poter sopravvivere in caso di tragiche notizie, mi dona una pace profonda: non amerei lasciarla sola, non certo perché la ritengo una piccola coscienza libera da accompagnare per il mondo e di cui sarei geloso, ma perché mi ha persuaso che rimarrà sola a vivere in un mondo assurdo. E poi tutto sarà cancellato definitivamente. Sarebbe come se i due tronconi del verme tagliato fossero annichiliti. Ma si rassicuri, ho pensato a tutto ciò in astratto, considerato che mi trovo in un delizioso piccolo villaggio alsaziano, assai sicuro e perfettamente a mio agio. E poi credo anche, alla fine, di preferire nettamente che la sua vita continui senza di me: questo penso malgrado tutto il bene che viene a mancare, malgrado una vita che si arresta, n fatto è, in ogni caso, che non mi sono mai sentito cosi forte da quando lei fa parte di me. Mi sono commosso molto negli ultimi due giorni. L'amo moltissimo, mio delizioso Castoro. D'altronde quando si sono vissuti insieme dieci anni della propria vita, e pensato l'uno con l'altro e l'uno per l'altro, senza mai trascinarsi incomprensioni, e più che amore. 16 settembre 1939 MIO delizioso Castoro, c'è un pacco per me alla posta. Piccolo. E* suo? Sarà il primo segno che ricevo da lei dopo Ceintrey. Per, ritirarlo è necessario però che il sottufficiale addetto alla posta firmi una ricevuta e, ovviamente, costui non c'era Nessuna lettera. Questa mattina ne sono giunte cento per tutta la divisione, ma nessuna per l'A.D. E' già un progresso. Il nostro aiutante non riceve lettere ùa venticinque giorni. Questo silenzio comincia a pesare. Penso che la nostra esistenza possa essere diversa — magari più vulnerabile — se ogni giorno potessimo apprendere notizie del nostro mondo personale. Vorrei tanto sapere ciò che sta facendo)» - Ho l'impressione che la vita a'Parigi, dopo essere stata molto diffìcile per qualche giorno, si sia rianimata. Sbaglio? Ha ripreso il suo romanzo? Si occupa un po' del «sociale»? A me il sociale sfugge: Questa guerra è cosi sconcertante — kafkiana sempre e anche simile alla battaglia della «Certosa di Parma». Annulla il pensiero; tento coraggiosamente di acchiapparlo, ma alla fine tutto ciò su cui riesco a ragionare serve alle grandi manovre; non di guerra però, quest'ultima è sempre lontana, inafferrabile. D'altronde non c'è nulla di nuovo. Sono calmo ma questa tranquillità non mi soddisfa molto, non è una tranquillità fondata su valide ragioni, e mi sfogo sul piccolo taccuino nero. Chi lo leggerà dopo la mia morte — poiché lei non lo pubblicherà che postumo — mi penserà come un brutto personaggio, a meno che non sia accompagnato dalle sue annotazioni benevole ed esplicative. Per farla breve, sono un po' disorientato moralmente (si rassicuri, le preoccupazioni morali non mi tolgono l'appetito) come quel tale che s'è preparato a sollevare un grande peso e si accorge che è vuoto — proprio nello stesso momento in cui spera, nel suo intimo, di trovarlo vuoto. Naturalmente si ritrova seduto ih terra. Jean-Paul Sartre

Persone citate: Castoro, Paul Sartre, Sartre, Simone De Beauvoir