Per la matita del grafico l'Otello è un lucchetto arrugginito

Le insolite copertine delle collane Wea Le insolite copertine delle collane Wea Per la matita del grafico roteilo è un lucchetto arrugginito IL pubblico della musica classica è, dicono, anziano e con.ìervatore. Smuoverlo dalle proprie abitudini è impresa disperata. Di questo sono convintissime le case discografiche, le quali temono il rinnovamento come una sventura. Così le copertine dei dischi di musica classica rimangono estrose come grembiuli da educande: il direttore in frac dirige ispirato, magari simulando (e si vede); il pianista è ritratto in posa vicino allo strumento, con la cordiera che si specchia nel coperchio alzato; il divino soprano offre spettacolo della sua forte mascella australiana. Il pia frusto cliché del ^decoro» spadroneggia nella grafica delle copertine di musica classica. Qualunque cosa se ne distacchi colpisce l'occhio come una frustata. Per questo le linee Movimento Musica e Foyer, due collane prodotte dalla Wea, branca italiana della statunitense Warner Bros, ieri impegnata in campo pop e oggi presente nel repertorio classico, spiccano come papaveri in un campo di grano. Qualche esempio. La Sinfonia «da/ Nuovo mondo» di Dvorak, diretta da B6hm, è illustrata con una chioma di pellerossa; sulla copertina di un Andrea Chénler, con Di Stefano, compare una mini-ghigliottina che ha decapitato una carota; su una Settima di Beethoven, diretta da Furtwrangler, c'è limmaglne, in campo scuro, di un uomo a torso nudo sul cui volto è sovrimpressa una fotografia in bianco e nero di Beethoven; il Re- quiem di Mozart, diretto da Karajan, è una piramide di candele bianche accese su fondo marrone, le sinfonie 'Riforma* e -Italiana* di Mendelssohn, dirette da Celibidache e Mitropoulos, sono illustrate da un piano bianco sul quale, sempre a colori e al naturale, sono raggruppati gli ingredienti per una spaghettata: pasta, olio, aglio, cipolla e una scatola aperta di pomodori pelati marca 'Luther*, con relativa effigie dei celebre scismatico tedesco. ■ Alla riccliezea bizzarra e fantasmagorica di riferimenti, legati da incorniciatura argento, la serie Foyer (registrazioni sempre dal vivo, ma repertorio solo operistico) sostituisce il concetto della massima essenzialità. Le copertine sono bianche, tagliate sul bordo alto da un pentagramma rosso; attorno all'unico oggetto-simbolo che, sempre fotografato al naturale, sintetizza il tema del libretto, si agglomerano le diciture. Per Emani c'è ovviamente il corno che pretende il prezzo della morte al bandito-gentiluomo; per Anna Bolena di Donizetti (piti ovvio), c'è la testa decapitata di una bambola; per Otello c'è un lucchetto arrugginito. «La rottura con le convenzioni» è all'origine di questa choccante e inedita serie di copertine. Lo ammette l'autore del 'Concetti», il grafico italiano Helmut Ebnet, da sempre attivo nel campo della discografia classica, prima come produttore presso la ex-Phonogram, poi, tornato all'attività in proprio, come ideatore delle serie classica (marrone-beige) e folklore (azzurra) della Arion-Ducale, oltre che della collana Italia della Fonit Cetra. «Ma una rottura comunicativa», tiene a precisare Ebnet, «non dissacrante, bensì Ironica. Evitando qualunque ermetismo, si è cercato un Impatto più disinvolto con 11 prodotto culturale, anche in conseguenza del fatto che la linea "Movimento Musica" era pensata dall'editore come la proposta a prezzi accessibili, trattandosi di registrazioni "live", di un repertorio di base. L'indirizzo della collana Movimento Musica non è 11 collezionista di dischi dal vivo, ma un pubblico più esteso cui sarebbe difficile acquistare esecuzioni firmate da grandi Interpreti se non a prezzo pieno». Le reazioni? La critica più conservatrice e 1 consumatori più rispettosi della sacralità del prodotto classico si sono un po'risentiti; avanti 11 linguaggio musicale: ma oggi questa non è più un'accusa Infamante, Interessa meno, e il tempo, che è galantuomo, sta facendo emergere valori più accattivanti e più solidi, oltre a far vedere varie facce di Elgar, non solo quella dell'accademico epigono. Naturale quindi la nuova apparizione della più celebre, é forse della più bella, delle sue opere, le Variazioni su un tema originale op. 36 In una splendida edizione diretta da Bernstoin (che con- alcuni rivenditori sono rimasti sorpresi e dubbiosi, ma chiunque fosse e sia disposto a usare il filtro dell'ironia ha ben accolto la novità grafica. «Soprattutto è stato accolto bene 11 prodotto all'estero, dove risiede la maggior parte del suo pubblico e dove, trattandosi di repertorio "live", cioè di interpreti già presenti in altri cataloghi, la preferenza si deve dedurre accordata alla veste più che al contenuto», chiarisce ancora Ebnet. E'poi curioso notare che, oltre alla necessità di un occhio Ironico per non inalberarsi di fronte a certe immagini proposte, il rapporto di -interpretazione, del contenuto, da parte della copertina, è sempre stretto, ma accessibile in qualche caso ai soli intenditori. Ad esempio, il fatto che il torso nudo dell'uomo, rulla copertina della Settima di Beethoven, appaia a un occhio attento quello di un ballerino classico in calzamaglia, può significare qualcosa solo a chi ricordi che Wagner definì quella sinfonia come «apoteosi della danza». Il Trovatore di Karajan, illustrato con una partitura di Verdi data alle fiamme, è più leggibile a chi sappia che il fuoco è l'elemento dominante il II bretto; per Rigoletto, con Alfredo Kraus, il fatto che il grottesco schizzo di re sia di Victor Hugo (l'autore de Le roi s'amuse, dal quale ancora Pieul prese il soggetto), è una finezza destinata a rimanere sotterranea ai più. Mentre, nella linea Foyer, sarà più facile a chi conosce Shakespeare sapere che cosa significhino quei rami secchi con appesi occhi di plastica, sulla copertina del Macbeth di Verdi; mentre i frammenti di le gno carbonizzato, che spiccano sulla copertina del Trovatore con Leyla Qencer. non possono non far venire in mente i versi coi quali Ferrando aizza gli armigeri contro V'Obietta zingara*. Insolite e coraggiose le copertine di Foyer e Movi mento Musica vantano dunque la classica 'doppia lettura*. D'acchito colpi scono la spregiudicatezza degli accostamenti e dei simboli, la forza del colori; le tecniche fotografiche applicate. Ma chi se ne intende può gustarne i riferimenti, giocare a riconoscerli, scoperchiare i doppi sensi, e magari divertirsi per quel calorifero che illustra da solo, su fondo rosso, la copertina di Boheme, Perché? Semplice: il grafico conosce la musica. Carlo Maria Cella trariamente alle apparenze ha un debole per le composizioni Introverse, segrete); 11 Tema, con vicino la parola «enigma», secondo l'autore significava «la solitudine dell'artista creativo» e resta sempre uno del più vividi autoritratti musicali dt un compositore; le variazioni, tutte dedicate ad amici, famigliari, personaggi vari, sono un Intreccio affascinante di Intimismo e grandiosità, coraggio e timidezza, dottrina e musica alla buona.

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