I successi dei Cartaginesi cattivi strateghi ma ottimi commercianti

Storia e cultura di un popolo Storia e cultura di un popolo I successi dei Cartaginesi i i cattivi strateghi ii gma ottimi commercianti cartaginese hanno permesso di portare alla luce trac-{ ce di una serie di ptazzefor-; ti, soprattutto al vertice e sui fianchi di Capo Don. Il porto militare della città, comunicante, attraverso uno stretto passaggio, con quello mercantile, e con III cosiddetto «isolotto del-i l'ammiragliato» al centro,' poteva accogliere nel suoi\ scali circa duecentoventi' vascelli. Cartagine non. aveva un esercito proprio e in caso di guerra reclutava! mercenari provenienti da tutte le parti del Mediterraneo, con grandi contin-: genti di Africani e di Ibert. ancia di Mitterrand Ma ebbe eccellenti strateghi, come Amilcare Barca e suo figlio Annibale, ricordato nella storia come uno. del più celebri generali dell'antichità. Soprattutto sul mare Cartagine si rivelò una grande potenza militare. Le sue navi, guidate 'da piloti abili e avventurosi come i loro antenati fenici, svolgevano una specie di servizio di polizia, a difesa1 delle basi commerciali. Questa forza, tuttavia, fu soprattutto rivolta a .mantenere l'egemonia del, traffici mercantili, a gan-rantire la ricerca del preziosi minerali sui quali era stata costruita la favolosa ricchezza della grande metropoli mediterranea: ferro, rame, stagno, argento e oro. «L'impero» di Cartagine quindi fu piuttosto un notevole sistema commerciale creato e difeso dalla migliore flotta del tempo j La volontà di conquista' non mancò, ma restò finalizzata alla tutela degli scambi e dei traffici, senza assurgere al disegno di un: impero organico e senza definirne le indispensabili strutture. ; Considerate da questo punto di vista le guerre combattute da Cartagine, prima contro l Greci e poi contro t Romani, erano predestinate al fallimento; e la stessa Impresa di Annibale, conclude Moscati, «resta, in ultima analisi, un fatto episodico, un'avventura che, per quanto grandiosa, non può mutare il cor fo degli eventi». Cancellata dalla storia in quella memorabile primavera del 146 a. C, Cartagine ha lasciato segni prò-, fondi delle sue credenze e Esempi di arte cartaginese ' ROMA — Una rivista culturale può essere trasferita da una mano ad un'altra come fosse, un qualunque esercizio commerciale che cambia merce e gestione? L'interrogativo, tanto antico quanto irrisolto, nasce tutte le volte che un giornale cambia linea politica. Questa volta se l'è posto un gruppo di amici di Francesco Compagna, tra cui Nello Ajello, Vittorio Olcese, Manlio Rossi Doria, Rosellina Balbi, Alberto Ronchep, Rosario Romeo, Giuseppe Ciranna, Giuseppe Galasso, Elena Croce, Giorgio La Malfa, Tutti loro più o meno direttamente, stando in redazione e standone fuori, sono stati vicini alla rivista Nord e Sud che Compagna aveva fondato nel '54 a diretto, curato, anche finan-, ziato, per ventotto anni, fino alla sua morte, avvenuta nel luglio scorso. Ora la Esi, («Edizioni Scientifiche Italiane») formalmente ascoltato della Corte. E «quelli di fuori»; Glscard, misurato e altero nel suo olimpo postpresidenzlale. Jacques Chlrac «o lo scontro frontale». Raymond Aron», più pericoloso, con i suoi editoriali, delle filippiche dell'opposizione». Il quadro è cordiale ma non compiacente. Nella prima fase dell'era Mitterrand, la Rosa del Grande Progetto ha mostrato le spine, tante, della gestione quotidiana. L'impulso morale si affanna tra i compromessi politici. Ma per un giudizio finale bisogna attendere, nonostante le scivolate elettorali della gauche e la nuova stretta di freni. Perché, avverte Ronfani, «la svolta francese è una questione di ritmi, di obiettivi, di mezzi». Non un problema ideologico, un fatto politico. Emanuele Novazlo Ugo Ronfani: «La Rosa e le spine». Ed. Spirali, 186 pagine, 10.000 lire. "«•«■ji>-.„« e. - -,

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