La minaccia di Khomeini

La minaccia di Khomeini La minaccia di Khomeini La paura del contae re a aiutare Bagh di MIMMO CANDITO Se si dovesse tener conto dei bollettini militari pubblicati dai due comandi di stato maggiore, in 31 mesi la guerra tra Iraq e Iran avrebbe fatto messo milione di morti. La propagaiida infiamma gli animi e rassicura gli incerti, ma uccide anche la verità. Informazioni più attendibili dei bollettini danno cifre diverse, epperò ugualmente spaventose: 70 mila morti tra gl'iracheni, almeno tre volte tanto tra gli iraniani. Per essere una delle tante guerre dimenticate, questa die si combatte sul Golfo pare una carneficina impietosa e sema rimedio. Quando fu lanciato, il 22 settembre dell'80, l'attacco iracheno doveva essere poco piti d'una passeggiata eroica, uno scrollone che avrebbe buttato giti il regime khomeinista traversato da feroci lotte' di potere. A tre anni di distanza, l'avanzata si è mutata in un ripiegamento difensivo at-> testato più o meno sulla vecchia frontiera, e chi rischia di finir giù non è più il Vecchio di Teheran quanto Saddam Hussein. L'Iraq in grande espansione economica e politica di quell'80 è oggi un Paese.dissanguato dalla guerra, senza più troppe ambizioni d'egemonia regionale, con un regime che basa la sopravvivenza sulla speranza d'aver ben represso nel passato ogni cellula d'opposizione: dai 3 milioni 200 mila barili di petrolio estratti ogni giorno a quel tempo si è ora calati a poco più di 500 mila, con un deficit mensile sul costi della guerra appena inferiore ai 2 miliardi di dollari. L'Iran invece, che ha utilizzato la guerra per ricompattare il fronte interno e scaricare in prima linea le ambizioni della casta militare, Ita trovato un sorprendente equilibrio di forze dietro l'attesa del do po-Khomeini: ci sono segnt evidenti, e inviti espliciti di Rafsanjani, a una ripresa di rapporti commerciali con gli Usa, il petrolio viene venduto sottoprezzo a un ritmo d'estrazione che supera i 2 milio- et $ agio rivoluzionario sciihdad - Nuovi equilibri «0«khov«1 ni di barili al giorno, l'Intercontinental è tornato a riempirsi d'uomini d'affari d'ogni parte del mondo. Questi tre anni di guerra non hanno portato ad alcuno dei gravi rischi temuti tra il 79 e V80, quando Carter minacciava un intervento diretto nel Golfo, a difesa degli «interessi vitali' degli Usa, e Breznev rispondeva richiamandosi all'antico trattato del '21 con l'Iran. Le Grandi Potenze hanno trovato un riaggiustamento dei loro equilibri regionali, mentre il Golfo, giudica- « Fermate le armi nucleari» UPPSALA — La Conferenza cristiana mondiale riunita per tre giorni a Uppsala (in Svezia) si è chiusa rivolgendo un appello ai governi di tutto il mondo per .'«eftmfnazione di tutte le armi nucleari nell'arco di cinque annU. La conferenza, alla quale hanno preso parte 160 delegati dì circa sessanta Paesi, ha chiesto inoltre «a tutte le nazioni presenti al tavolo dei negoziati di Ginevra, Vienna e Madrid di intensificare i loro sforzi per giungere a conclusioni positive.. Nel documento gli ec-1 clesiastlci chiedono «l'arresto della produzione, degli esperimenti e del dislocamento delle armi atomiche e la creazione di zone denuclearizzate nel mondo». ita ha spinto sceicchi ri mondiali nel Golfo to a quel tempo la sona più calda e più pericolosa per la pace internazionale, ha perduto progressivamente la sua importanza dietro il ristagno dell'economia mondiale e il ridimensionamento del consumi petroliferi. Oggi l'Iraq è dipendente dalle finanze dei regimi moderati del Golfo, dai quali in tre anni ha ottenuto •prestiti, per una quarantina di miliardi di dollari. Non è che Baghdad non abbia ripagato i favori: la lunga guerra che impegna il khomeinismo ha ridotto notevolmente la spinta espansiva del contagio rivoluzionario sciita, rassicurando finora l'attesa preoccupata di sceicchi, emiri e sovrani della penisola arabica. Ma la minaccia del vecchio Imam resiste quanto la sua vita, e a febbraio gli Stati petroliferi della costa occidentale del Golfo lianno ripreso a finanziare l'Iraq — nonostante abbiano anch'essi le prime difficoltà di cassa — quando si è scoperto un piano comune tra Damasco e Teheran. Un attacco militare lungo la frontiera iraniana doveva essere accompagnato da un'occupazione siriana della strada di Amman, la sola via che collega Baghdad con i rifornimenti dall'estero. Come finirà? Sul piano mi-, lltare lo stallo pare immodificabile, e solo un mutamento^ interno dei regimi aggiungerebbe una variabile decisiva al precipitare dell'equilibrio esistente. Sul piano internazionale, l'Urss ha perso le opportunità che le fornivano allora le tentazioni rivoluzionarle iraniane e i buoni rapporti con l'Iraq; oggi la rottura con Telieran è completa, e la ripresa delle forniture militari sovietiche a Baghdad non basta comunque a coprire le contraddizioni entro cui si muove Hwsein, adesso molto più moderato e flloccidentale che nell'80. Quanto agli Usa, che mai hanno scelto il campo dell'Iraq, oggi si trovano in vantaggio, potendo contare sul nuovo interesse americano dell'Iran e sull'azione di fiancheggiamento che gli garantiscono l'Arabia Saudita, e il Consiglio del Golfo.

Persone citate: Breznev, Iran, Khomeini, Rafsanjani, Saddam Hussein