L'economia è sola

Tra pochi giorni saremo senza governo Tra pochi giorni saremo senza governo L'economia è sola La ripresa sarà ulteriormente ritardata dalla crisi politica? I timidi segnali positivi rischiano di essere cancellati di MARIO SALVATORELLI Due speianze. e molti timori, per l'economia Italiana, alla vigilia d'una crisi politica che. come tutto lascia prevedere, sfocerà, nello scioglimento delle Camere. Le due speranze riguardano i nuovi contratti di lavoro e il costo del denaro. Sono ancora sei milioni i lavoratori per i quali non è stata raggiunta l'intesa, poco meno di quelli per i quali l'accordo è già stato siglato. Le parti sociali dichiarano che la mancanza del «terzo uomo-, il rappresentante del governo, non ne dovrebbe ostacolare il normale percorso. An-.i. sussurrano i sindacati, potrebbe facilitarlo, grazie a un'indiretta •pressione elettorale* per convincere le imprese ad allargare la borsa. Anche se l'augurio di una rapida sistemazione del mondo del lavoro è condiviso da tutti, questa previsione è probabilmente azzardata. Infatti, siamo nel campo delle compatibilità più strette, con l'economia produttiva da una parte, con la lotta all'inflazione dall'altra. Queste esigenze dovranno essere rispettate, con o senza un governo e un Parlamento nella pienezza delle loro funzioni. Quanto al costo del denaro (il secondo e più grave problema per le imprese che non vogliono fallire l'aggancio con la ripresa mondiale), la speranza di una sua discesa non dovrebbe spegnersi nella crisi politica. Per ridurre 1 tassi d'interesse del debito pubblico, com'è avvenuto nelle scorse settimane, non occorrono provvedimenti legislativi. Né l'Abi. per aprire il grande portale di Palazzo Altieri, sede dell'Associazione bancaria italiana, e decidere un ribasso del costo dei prestiti al sistema produttivo, ha bisogno che siano aperti i portoni, non meno solenni, di Montecitorio o di Palazzo Chigi. L'economia, dunque, può .girare., anche se governo e Parlamento sono semi-paralizzati? La risposta è negativa, perché entrano in gioco i «molti timori» che scaturiscono da un vuoto di poteri, destinato a durare da questa prima metà di primavera alla prossima mezza estate. I calcoli degli esperti parlamentari, sul numero di proposte, disegni di legge, progetti di riforme, che vengono bloccati con lo scioglimento delle Camere, variano da mille a tremila. Al di là delle cifre, non sono pochi i provvedimenti per l'economia che non saranno varati rapidamente, come sarebbe stato opportuno, e forse neppure entro l'anno, come necessario. La «maratona» che il Parlamento inìzlerà a correre domani, dopo quella, ormai rituale, che ieri ha bloccato 11 traffico di Roma, dovrebbe portare al traguardo alcuni, importanti, concorrenti. Ricordiamo, fra tutti, il bilancio dello Stato, la proroga al 31 dicembre della Cassa del Mezzogiorno, la legge quadro per l'artigianato. Saranno, invece, rinviate a data da destinarsi le riforme dell'equo canone e quella del sistema previdenziale, la legge quadro per il turismo, la nuova imposta locale sul fabbricati. E accenniamo anche, benché non economico In senso stretto, ma non privo di ripercussioni sulla spesa pubblica, al progetto di riforma del Parlamento, con la prevista riduzione dei suoi membri (causa non ultima, forse, del suo probabile, anticipato, scioglimento). In conclusione, ed è questa la domanda che conta: la ripresa economica sarà ulteriormente ritardata dalla crisi politica? La risposta più immediata, spontanea, potrebbe essere: peggio di cosi, tanto, non potrebbe andare. Ma una minima riflessione induce a rispondere diversamente. I conti con l'estero, nel primo trimestre dell'anno, registrano un miglioramento rispetto allo stesso periodo 1982, avendo quasi dimezzato il loro saldo passivo. II tasso d'inflazione registra un rallentamento, sìa pure lieve, della sua velocità. C'è un forte aumento di commesse per le macchine utensili, .spia» dell'andamento, a medio termine, dell'industria. La disoccupazione, però, ha superato il 12 per cento della popolazione teoricamente attiva, come c'informa la Comunità europea. E la produzione siderurgica accusa un calo del 22 per cento rispetto al primi mesi del 1982. L'industria chiede che vengano irrigati i canali del credito agevolato, ridotti quasi a secco, e l'agricoltura si batte, senza molta fortuna, contro l'atteggiamento punitivo dell'Europa verde. Il momento attuale era, ed è, particolarmente delicato, quasi decisivo, per sciogliere il dilemma: ripresa o nuova recessione. Tra pochi giorni saremo senza governo e senza Parlamento. L'economia, in altri tempi, ha saputo fare da sola. Oggi, i tempi sono cambiati, tutto è più complicato. Ma non si può escludere che l'economia sappia ripetersi.

Persone citate: Altieri

Luoghi citati: Europa, Roma