Regio: una cenerentola che paga i debiti altrui

Gli Oscar una festa in famiglia Gli Oscar una festa in famiglia Regio: una cenerentola che paga i debiti altrui ri » 1 AMBROSIO (corso V. Emanuele 52. '.el. 547.007): Tron di Walt Disney. Col. Or.: 15,40; 17,20; 19; 20.30; 22.30. ARISTON (via Lagrange 21, tel. 546.147). Bombi, di Walt Oisney. Or.: ap. 15,30-, tilm: 15,40; 17.20,19; 20.40; 22,30. ARLECCHINO (corso Sommeiller ?2, tel. 507.190): La pattante di Sant-Soucl, Romy Schnelder, Michel Piccoli. Col. Non viet. Or.: 16,25; 18.30; 20.25; 22,30. ASTOR (via Viotli 8, tel. 519.516): Gandhi, con Ben Kingsley, Candice Bergen, Trevor Howard (spettacolare). Ap. 14,45;fllm: 15; 18,20; 21.40. AUGUSTU8 (piazza C.L.N. 248. tel. 530.714): chiuso per lavori. CAPITOL (via San Dalmazzo 24, tel. 540.6OÌ): I talchi della notte, Sylvester Stallone (drammatico avventuroso). Viet. 14. Or.: ap. 16,30; tilm 16,40; 18.40:20.40:22,40. CENTRALE (t'Eltsl (via C. Alberto 27, tel. 540.110): Tu mi turbi di e con Roberto Benigni, Olimpia Carlisi (divertente). Col. Non viet. Or.: 16,30; 18,30; 20.30; 22.30. L. 4000. CRISTALLO (Via Goito 5, tel. 650.71.00): chiuso per lavori.. OORIA (via Gramsci 9. tel. 542 422): Il verdetto, Paul Newman, Charlotte Rampiing, James Mason (drammati co). Ap. 16,30; film: 15,40; 17,50; 20,10:22,30. Bcii Kingslcy, stiptrfavorito per NEW YORK — Con l'eccezione di quella per il miglior film straniero, le giurie degli Oscar hanno finito le votazioni lo scorso martedì. Il ritardo «estero» è stato causato da un piccolo particolare, scoperto all'ultimo minuto: nessuno aveva visto il candidato nicaraguense, Alsino e il con-, dor, proiettato solo a New York. Venerdì dunque la giuria è piombata sulla metropoli e ha votato. Ma l'esito, come quello di tutte le altre giurie, è protetto dal segreto. Pettegola per eccellenza, quando si tratta della statuetta Hollywood diventa una tomba. E' anche questo che fa della notte delle stelle una notte speciale: la suspense, l'afflusso dei candidati al migliore attore e alla migliore attrice, al miglior regista e al miglior compositore, tutti all'oscuro di quello che li aspetta. Hollywood, naturai mente, si premura di invitare i vincitori, senza lasciargli intravvedere nulla: ma a volte le va male, come accadde per l'Or scar di Marion Brando, che la sera della premiazione si fece rappresentare da una giovane pellerossa, simbolo della sua militanza a favore delle minoranze discriminate. La serata in sé appare un incrocio tra un avanspettacolo, un dopo cena tra amici, e il «prossimamente» delle sale cinematografiche. Di solito «Master of ceremony », il presentatore, è Johnny Carson, la massima personalità televisiva americana. Carson, una autentica linguaccia, pilota felicemente spezzoni di film e di colonne sonore, «trombali» e premiati con un sentimentalismo e un'ironia un po' oséc a seconda delle circostanze. La sua specialità sono le retrospettive: quest'anno, insisterà su Gloria Swanson, la star» degli Anni Venti e Trenta deceduta la scorsa settimana, e su Mtckey Hooney, l'ex ragazzo terribile che, a 61 anni riceverà un Oscar particolare per la sua intera carriera. La prassi vuole che i premi siano con segnati dai vincitori della statuetta del l'anno precedente. Cosi toccherà a Warren Beatty onorare il miglior regista, come fece Robert Redford con lui nell'82 (i due attori diressero rispettivamente Gente comune e Reds). Allo stesso modo. Sissy Spacek dovrà fare gli onori di casa alla, migliore attrice. E via di seguito. E' una cerimonia un po' da club insomma dove tutti si conoscono, e si fanno profusioni di baci e abbracci. Mancherà mollo Henry Fonda, il vecchio gigante che ebbe il massimo riconoscimento con Sul lago doralo, poco prima di morire. Le candidature di quest'anno garanti scono la presenza del «gotha» del cinema mondiale. Le cinque attrici in lizza per l'Oscar sono Jessica Lange, Meryl Streep, Julie Andrews, Sissy Spacek Debra Wlnger (la ragazza àeìl'Urban cowboy con John Travolta e di Ufficiale gentiluomo con Richard Gere: come a dire la partner preferita dei nuovi-divi noi lywoodiani). I cinque attori sono Paul Ne wman, Ben Kingsley. protagonista di Gandhi, Peter O'Toole, Dustirr Hoffman e Jack Lemmon. Bastano nomi del genere a raccogliere intorno a sé l'intero firmamento della celluloide. E infatti è prevista una serata particolarmente elegante, con un leggero accento inglese. Motivo: Gandhi, di Attenborough, potrebbe prevalere sugli americanissimi Tootsie e E.T., la favoletta di Spielberg per bambini. Dopo il trionfo di Momenti di gloria dello scorso anno, sarebbe per l'Inghilterra una splendida accoppiata. Almeno per un po' Hollywood dovrebbe trasferirsi sulle rive del Tamigi. Ennio Caretto CINEMATOGRAFI PRIME VISIONI TORINO — Il Teatro Regio celebra con una semplice cerimonia i IO anni dell'inaugurazione, ma sulla tovaglia, vicino alla torta con le candeline, non c'è la bottiglia di champagne. C'è una boccetta d'aceto con cui il direttore artistico Piero Rat Ialino, spalleggiato dal sovrintendente Erba e dal vice-presidente avvocato Negro, ha condito una durissima polemica — con lo Stato, le forse politiche, gli altri Enti lirici —, che non mancherà di far discutere, Questo il nocciolo: il Regio è l'unico Ente lirico in Italia ad aver chiuso i bilanci in pareggio dal '77ad oggi: mentre a Torino «si tira la cinghia» risparmiando sugli spettacoli e limitando i contratti a termine (quaranta posti di lavoro in meno oggi) altri teatri, come la Scala e il Teatro dell'Opera di Roma, bruciano miliardi in imprese discutibili che causano disavanzi da capogiro. Morale della favola: il Regio (1700 posti, 179.000 presenze nell'82, bilancio di 16 miliardi) è costretto a rinunciare a progetti, allestimenti e piani di sviluppo perché il denaro dello Stato («Pagato anche dai contribuenti torinesi» è stato sottolineato) serve a finanziare i debiti degli altri. «Ma a questo gioco noi non giochiamo—ha ammonito Rattalino —. Si dà per scontato che noi, essendo ormai allenati \ a tirare la cinghia, possiamo far avanzare la fibbia di un altro buco, mentre altri, che la cinghia non sono allenati a tirarla, riseliierebbero uno shock se si dicesse loro che certi conti devono farli». Rattalino non si è limitato alla denuncia. Ha portato esempi («Nel disavanzo della Scala pesano gli aumenti di retribuzione al personale dipendente, che sono in contrasto sia con la legge, che li vieta, sia con il contratto...»), ha tirato in ballo fatti precisi. Invano il sovrintendente della Scala, Carlo Maria Budini, seduto in prima fila, ha espresso il suo disappunto allargando le braccia, scuotendo il capo e mugugnando ttn paio di volte ad alta voce. Nel foyer del Teatro Regio, fra moquette rossa e una platea pronta all'applauso. Rattalino ha menato sciabolate a destra e sinistra, lasciando per qualche minuto i panni dello studioso raffinato per indossare quelli del manager. Un manager pragmatico che parlando di opere di Rossini e Wagner, di concerti, allestì inenti e cachete non ha esitato a ricordare l'imperatrice Maria Teresa d'Austria, «riformatricc di buon senso» («essendo piemontesi 11 suo mito ci tocca particolarmente») per poi passare a «cose anche non cortesi» nei confronti degli altri teatri. Sui deficit più clamorosi incidono le spese per allestimenti «non strettamente necessari». E' il caso dell'Opera di Roma. «Ha inau- «Gandhi» Tra una partitura e l'altra Piero Rattalino, direttore artistico del Regio, deve essere un.lettore accanito delle opere di Max Weber e così alla festa del decennale per la ricostruzione del teatro ce lo siamo trovato di fronte con una relazione protesa nella ricerca di una mediazione tra l'assistenzialismo puro e l'imprenditorialità. Lo scontro è dunque tra un'Italia cattolica e un'Italia calvinista. Torino col suo Regio ha da anni il bilancio in pareggio, molti altri enti Urici no, ma il ministero che è cattolico e romano crede nella* Comunione del santi e le buone opere dell'ente torinese le. dispensa agli altri come indulgenze. Fuori della nobiltà teologale la faccenda significa che il Regio è stufo di fare la parte del ronzino che tira la carrétta e riceve in premio soltanto legnate. ■ Cornuti e bastonati proprio no, e allora si cerchi di rompere lo schema del puro assistenzialismo che condanna il teatro torinese al sottosviluppo. La fiducia nel potere edificante prodotto dalle buone opere è però al Regio incrollabile e allora l'occasione della protesta è anche quella per esibire i progetti della programmazione futura, non per una sola stagione, ma per il triennio venturo. 11 direttore artisticricadono anche su Il sovrintendente della gurato la stagione con un nuovo allestimento della Semiramide, per un costo, direi occhio e croce, non inferiore ai 300 milioni. Un allestimento della Semiramide, di cui eravamo comproprietari era disponibile: Roma preferì farne uno nuovo. A noi la Semiramide, comprodotta con Parigi. Aix e Genova era costata 35 milioni; l'abbiamo rivenduta a Trieste, ricavando 7 milioni. Mi chiedo non solo quanto sia costata la Semiramide di Roma, ma se girerà come la nostra per cinque teatri o se verrà messa a marcire in magazzino». La Scala, dice Rattalino, ha inaugurato la stagione con una produzione che sarebbe costala — cifra pubblicata dai giornali e non smentita — un miliardo e 700 milioni. «Se alleile la cifra reale è inferiore — aggiunge il direttore artistico del Teatro Regio — che cosa avrebbe risparmiato la Scala rispolverando il suo vecchio allestimento dell'Emani come noi abbiamo rispolverato, per l'inaugurazione di quest'anno, un vecchio allestimento del Parsifal?-. o Rattalino: «I defici chi, come noi, ha bila Scala, Badini, e il direttore artist 7/ pMbb/ico in sala manda segnali di assen^ so, mentre Badini si agita sulla poltrona. Ma Rattalino continua implacabile: «Noi abbiamo rinunciato alla Strada della seta; la Scala non ha rinunciato. Quanto pesa sul bilancio passivo della Scala la Strada della seta? Duecento, trecento milioni?». Ecco un altro esempio, il Trittico di Puccini. «Noi abbiamo in magazzino un allestimento del 7YHHco del 1982; la Scala ha fatto un nuovo allestimento del Trittico nel 1983, Firenze ne farà un altro nel prossimo maggio. Non vogliamo fare della polemica sterile sugli allestimenti. Ma ci chiediamo: con i "loro" disavanzi, i "loro" bilanci in deficit, quelle spese per allestimenti sono giustificate?.O è vero che 500 milioni in più o in meno, un miliardo in più o in meno, quando si è in deficit e quando lo Stato, prima o poi; i deficit li ripianerà, non fanno differenza?». Rattalino punto il dito contro le forze politiche, «che ritengono normale II pareggio dei : bilanci torinesi ed ineluttabili i deficit degli it dei grossi teatri anci in pareggio» 1 ico del Regio, Rattalino altri bilanci», contro il Ministero dello Spetta- • colo «che non fa funzionare il Comitato di coordinamento previsto dalla legge*. La requisitoria di Rattalino è di 14 cartelle. Gli applausi, alla fine, durano alcuni minuti. Ma l'anniversario del Regio non è stato solo occasione per le dolenti note. La 'Cenerentola dei teatri», come qualcuno l'ha maliziosamente definito, ha già, di fatto, programmato le prossime tre stagioni, i cui titoli sono stati annunciati ieri e che riportiamo in questa pagina. «Noi seguiremo la nostra strada — ha concluso il vice-presidente Negro — con serenità ma anche con 11 proposito di raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati. Sperando, che la Cenerentola, come nella favola, possa diventare un giorno principessa». Protesta dipe TORINO — Ieri, prima dell'inizio dell'Eugenio Onieghin, rappresentato in occasione del decennale dell'inaugurazione del Teatro Regio, i dipendenti hanno letto in sala un comunicato. «La nostra direzione (e lo diciamo non senza rammarico) — hanno sottolineato fra l'altro — dimostrando una macroscopica mancanza di sensibilità non ha ritenuto necessario farci partecipare a questa ricorrenza, pensando forse di essere essa sola l'artefice di quanto è stato realizzato». «Noi prendiamo atto di questo atteggiamento riservandoci di ricordare a modo nostro l'anniversario; nello stesso tempo desideriamo esprimere al pubblico il nostro ringraziamento per come ci ha seguito in questi anni». Imperia commemora Beniamino Gigli IMPERIA — Beniamino Gigli sarà commemorato sabato prossimo a Imperia. A prendere l'iniziativa è stato il circolo «Amici della lirica», un sodalizio che conta 700 iscritti. La figura del tenore, uno dei più popolari cantanti di questo secolo, apprezzato sia per la dolcezza del timbro che per la cordialità dell'espressione, sarà ricordata dal critico musicale Aide Nicastro, autore de «Il melodramma degli italiani», un volume di recentissima pubblicazione. Circolo della «lampa — Oggi alle 18. in corso Stati Uniti 27, per la serie di «Incontri con il personaggio» a cura dell'Associazione «Amici Teatro Regio», incontro con il M Yuri Ahronovitch e gli interpreti di «Eugenio Onieghin» in scena al Teatro Regio. Mauro Anselmo ndenti Luciana Serra canterà Doni/etti