Un miliardo l'ora

Un miliardo Torà | Un miliardo Torà | K' la cifra che potrenovra del Tesoro-B di MARIO SALVATORE Possiamo domandarci che cosa accadrebbe se tutto il sistema Italia raccogliesse il «segnale- lanciato dalla coppia Tesoro-Banca d'Italia, con la riduzione di un punto del tasso di sconto. Se, cioè, questo punto percentuale si propagasse lungo la catena che lega tra loro tutti i tassi, attivi e passivi, di chi prende a prestito e di chi impiega il denaro. La risposta, dopo un calcolo grossolano, ma orientativo, è che un punto In meno del tasso di sconto potrebbe -movimentare-, nei due sensi, oltre 7 mila miliardi di lire in ragione d'anno, pari a un miliardo l'ora, giorni festivi esclusi. Il debito pubblico, infatti, in titoli a tasso variabile e a breve termine — Bot e Cct — si aggira oggi sui 200 mila miliardi, e i debiti delle imprese con le banche possiamo calcolarli sui 150 mila miliardi. Un punto percentuale In meno sugli interessi da pagare per 350 mila miliardi corrisponde a 3500 miliardi. Dall'altra parte, il risparmio finanziario delle famiglie investito in quei titoli di Stato — Bot e Cct —. oppure depositato nelle banche e alle Poste, ammonta a una cifra analoga: 350 mila miliardi. Anche per questo denaro, un punto In meno di rendimento equivale a 3500 miliardi. Aggiungiamo un altro pizzico di miliardi per obbligazioni indicizzate, debiti o crediti che seguono, più o meno strettamente, i costi e I rendimenti ufficiali del denaro e superiamo largamente i 7 mila miliardi l'anno, 11 miliardo l'ora. C'è da precisare, subito, che, almeno a breve scadenza, il sistema non raccoglierà quel segnale, le banche non ridurranno di un punto il costo del denaro che imprestano, né il rendimento del denaro che raccolgono (ma i risparmiatori, a quest'ultimo proposito, stiano attenti). Neppure il Tesoro, con la sua inestinguibile sete di denaro, avrà 11 coraggio di ridurre di un punto il rendimento dei titoli a tasso variabile, quelli di prossima offerta o quelli collegati a essi. Non c'è dubbio, però, che, a più lunga scadenza, se diminuirà, come riteniamo, il tasso capo-cordata di tutti gli altri, cioè il tasso d'inflazione, scenderanno anche il costo e il rendimento del denaro. Si delinea, a questo punto, un contrasto d'interessi, in parte falso, ma in parte sostanziale, tra imprese e Stato da una parte, risparmiatori e famiglie dall'altra. E' chiaro, infatti, che il debitore è avvantaggiato da una riduzione del costo dei suoi debiti, mentre il risparmiatore è danneggiato da un minor reddito del suoi -investimenti: Ma è necessario cambiare mentalità, e abituarci, tutti, a fare i conti In termini «reati-, al netto dell'inflazione, e non più in lire correnti. E, quando diciamo 'tutti-, Intendiamo anche le imprese, le quali hanno pienamente ragione quando lamentano, accanto all'alto livello degli altri costi—del lavoro, delle importazioni, dell'energia, del carico fiscale — l'alto costo del denaro. Ma esse non possono trascurare il fatto che il «prime rate-, cioè il costo dei prestiti ban- Nonostante rac bbe «movimentare» su base annua la maanca d'Italia - Riflessi sui conti correnti LLI Koma. Il ministro del Tesoro, Giovanni Cori» cari per le Imprese 'primarie», quelle che hanno una maggiore capacita contrattuale con le banche, oggi in Italia è tra i più bassi del mondo occidentale industrializzato: tre punti e mezzo in termini reali, cioè sopra il lasso d'inflazione, contro quattro punti in Giappone, oltre cinque nella Germania Federale e in Gran Bretagna, sette punti negli Stati Uniti. E' vero, però, che la grandissima maggioranza delle aziende sono ben lontane dal -prime rate-, nel senso che sono assai al di sopra, intorno al 24-25 per cento, e anche più. Su queste distorsioni si deve agire, autorità monetarie da una parte, associazione bancaria dall'altra, soprattutto in un momento in cui il rientro dall'inflazione sembra, concretamente, avviato (si guardi al prezzi in grosso, 11 cui aumento è sul 10 percento, al limite, quindi, delle due cifre). I risparmiatori, però, sono particolar mente chiamati in causa i«r questo cam bio di mentalità. Oggi sono abituati a pen sare che dieci milioni, ben impiegati, possono rendere 150 mila lire al mese (e 1 venti i cinquanta, i cento milioni, in proporzione). Domani, con un'inflazione scesa a livelli europei, queste "rendite» mensili si ri durranno in proporzione. Ma il costo della vita, allora, sarà inferiore come aumento, non certo come livello dei prezzi. E' accaduto una volta sola, negli ultimi quarantanni, che il costo della vita sia diminuito: all'inizio del decennio Cinquanta. Dovremo aspettare un pezzo, perchè il -fenome no- si ripeta. Quindi, le -rendite-, apparentemente cospicue di questi anni, si assottl■ glie ranno, anche-se, in termini reali, potrebbero diventare più consistenti. Rimpiangeremo, allora, l'inflazione? Pensiamo proprio di no. Ma i bilanci, e non solo quelli domestici, dovranno essere riveduti, e corretti. cordo sul costo del lavoro, trattat

Persone citate: Giovanni Cori

Luoghi citati: Germania Federale, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti