Tra contrasti, ripicche e proclami tramonta la mitica unità delle Br di Claudio Giacchino

Tra contrasti, ripicche e proclami tramonta la mitica unità deile Br Nell'udienza al processo delle Vallette un marasma di posizioni personali Tra contrasti, ripicche e proclami tramonta la mitica unità deile Br Un tempo capi e gregari si esprìmevano attraverso comunicati collettivi, ora ognuno agisce per conto proprio • Moretti; forse per dissidi^sulta tattica processuale,rè rimasto in cella* Requiem per la mitica unita di pensiero delle Brigate rosse. L'udienza di Ieri al processo delle Vallette contro la banda che per anni ha insanguinato Torino ha dimostrato, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che la compattezza ideologica e di comportameli- ti dell'organizzazione è un pallido ricordo. Passati 1 tempi in cui, nelle aule di giustizia, capi e gregari dell'assassinio si esprimevano attraverso comunicati collettivi, adesso i terroristi vanno ciascuno per proprio conto: chi revoca 11 difensore, chi lo conferma, chi annuncia di parlare a titolo personale, chi rifiuta l'interrogatorio e chi dice: «Mi riservo dichiarazioni». Un marasma di posizioni, specchio dei dissidi che dividono gli imputati. Slnora nelle gabbie erano entrati 38 dei 62 accusati (tutti irriducibili); ' ieri all'appello non ha risposto Mario Moretti, indiscusso stratega del terrore, che ha preferito rimanere in cella, pare per profonde divergenze con 1 compagni sulla tattica processuale da adottare, ì Ed eccoci nel vivo dell'udienza, scandita dalle dichiarazioni degli accusati. Gallinari, uno del killer di Moro, fa sapere che lui, Seghetti, Piccioni e Coi sono sempre delle Brigate rosse; Luca Nicolottl (anch'egll ergastolano per l'omicidio Moro) fa un lungo discorso, velleitario quanto abborracciato: sostiene che Torino è sempre fertile terreno dpnsstcdfrcbssdb I i M1111. ' r 11 : Il M U K : 1 < IU1 di scontri sociali, mescola 1 problemi della disoccupazione e dei licenziamenti con 1 disordini provocati al Palasport, in occasione del concerto di Pino Daniele, da teppisti che volevano entrare gratis. Come sempre nei discorsi' del «signori della guerra» che facevano la rivoluzione sparando a persone inermi, anche l'oratoria di Nicolottl trabocca di Infantili accuse al sistema: «Un sistema che distrugge gli uomini; nella lotta delle Br vidi il mezzo per abbatterlo». Cita, tra i meccani- smi distruttivi dello Stato, la. fabbrica e i suoi ritmi. Sintetizza ancora: «Ho combattuto contro un sistema in cui si lavora per vivere e si vive per lavorare». Teorizza la violenza di massa che stava dietro aXY'Opera» delle Brigate rosse: «Dicono che gli anni di piombo sono stati fatti da noi. Ma siamo matti? Come potevamo farli noi, soli, 30 gatti da soli?». Altri imputati risparmiano alla Corte lunghe analisi sociologiche. Acella legge un documento personale, zeppo dell'aggettivo «meschino» rivolto a Peci; Cristoforo Plancone (condannato all'ergastolo per l'assassinio dell'agente di custodia delle Nuove, Cutugno) fa della goliardia, ride: «La saluto presidente». Barbaro non si scompone «Perché, se ne va?», e il terrorista ride ancora: «No, mi è simpatico». Un complice, dal fondo della gabbia, sogghigna: «Finché non gli spariamo». All'Inizio dell'udienza, Barbaro aveva detto, in merito all'Intervista di Peci: «Rassicuro p.m. e avvocati di parte civile e degli accusati che la Corte presterà attenzione soto, a ciò che sarà'detto in aula,'. ' Claudio Giacchino l I : t 1 111 tiltl Ili

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