CENTOCINQUANTA DIPINTI E DISEGNI IN MOSTRA A TORINO di Angelo Dragone

Rosai umano anche nella rivolta CENTOCINQUANTA DIPINTI E DISEGNI IN MOSTRA A TORINO Rosai umano anche nella rivolta TORINO — Con qualche ritardo sui venticinque anni dalla morte, che improvvisamente lo colse a Ivrea nel 'tifi (alla vigilia dell'apertura d'una sua emblematica rassegna antologica centrata Sulla figura umana) e a settanta dalla prima personale allestita appena diciottenne a Firenze, dov'era nato nel 1855, Ottone Rosai è ricordato a Torino da un'esposizione dalla genesi alquanto singolare, ma decisamente bella. E' stato Luciano Plstoi a proporla alla rivista Nuovasocietà legata al pel, che, con l'appoggio degli assessorati alla Cultura della Regione, della Provincia e della Città e il contributo finanziario della Cassa di Risparmio e dell'Istituto San Paolo, l'ha organizzata presso il Circolo degli Artisti, ordinatore Pier Carlo Santini, che dell'opera dell'artista fiorentino è considerato 11 maggior studioso, v li nome di Rosai è certo tra i più noti, anche tra il pubblico più vasto che rammenta facilmente i suoi Giocatori di toppa, la straordinaria Via toscanella presente (ed è raro) nelle sue tre versióni dai rinnovati stupori quattrocenteschi, gli «omini» e le donnaccole in crocchio sulla strada o l'assolata svolta di Via San Leonardo dove s'apriva lo studio del pittore che, giovanissimo, non aveva esitato a ritrarsi con un volto da teppista sotto un berretto calato sugli occhi, un pugnale stretto fra i denti: ed era Invece il più umano, forse, del maggiori interpreti del nostro Nòvecento. Pochi artisti, tuttavia, sono stati' fraintesi quanto lui. Fortunatamente questo ritorno a Rosai, che non va confuso con le rivisitazioni novecentesche venute quasi una moda, costituisce, davvero, come scrive ll\ Santini in una nota Introduttiva al catalogo, aperto da un autorevole saggio dio. L. Ragghiami, 'l'occasioneper una rimeditu- zione complessiva condotta sul vivo delle opere, quasi tutte basilari... dopo le approssimazioni falsanti dei cataloghi e del libri»: anche del più recenti, di cui l'artista viene finalmente risarcito. Certo può sorprendere che si sia pensato di varare la mostra d'un Rosai a Torino. A parte ogni altra ragione, si può però ricordare come proprio a Torino fin dal IMI si fosse iniziato a far chiarezza sul pittore fiorentino con una mostra allestita al «Centro d'azione per le Arti». L'ac¬ compagnava infatti un testo di Alfonso Gatto, già orientato verso la sinistra antifascista, che non aveva esitato a notare: «Su Rosai grava il peso delle definizioni, e per la sua opera... continuano invece ad esistere riferimenti letterari e solo apparentemente storici.. Ecco dunque Rosai, non più •azzurro; forse, come l'aveva definito Palazzeschi, ma neppure «rosso», tutto da rileggersi attraverso questa nuova mostra antologica «a misura d'uomo», con 1 suol novantatré dipinti e una cinquantina di disegni, posti bene in evidenza dall'allestimento di Paride Chiapatti e Giorgio Beltramo. Con alcuni inediti, la scelta di Santini tiene tuttavia conto della qualità d'un repertorio che ormai classicamente spazia da Fuochi del 1813 — una pirotecnica colata di luce In un paesaggio notturno — all'ultimo Autoritratto (fuori catalogo) esposto già ad Ivrea nel '57. La pittura per Rosai" era stata subito un istinto, divenne la ragione della vita, anche se l'aspra violenza del carattere s'era rivelata incompatibile con la disciplina d'una scuola d'arte o di un'accademia. Lo stesso suo temperamento, una volta conosciuto Soffici nel '13 alla sua mostra personale, l'aveva poi condotto tra 1 Futuristi, finché, candido e fazioso qua! era, dalla militanza interventista era passato alle trincee dove venne ferito due volte, promosso per meriti di guerra e decorato ancora nel '18 per.il suo ardimento nella battaglia del Monte Grappa.. Quasi di conseguenza nel '19 aveva partecipato alla fondazione del primo Fascio fio-' remino, senza però rinunciare al propri più autentici sentimenti. Tanto è vero che «dopo l'assassinio Matteotti—come testimoniò Ernesto Rossi —aveva avuto una crisi di coscienza ed era venuto con noi. Non faceva parte dell'Italia Libera,' ma funzionava come franco tiratore...' Non è quindi un caso se in molte delle sue immagini fin dagli Anni Trenta negli Interni con figure come nelle Osterie e in quadri come II Gobbo alla finestra, ben al di là del suo «istinto popolaresco» si poteva sentire l'impegno totale dell'uomo oltreché dell'artista. 1 Ad alimentario erano non soltanto la carica del quasi .nativo suo primitivismo popolare, ma l'acuto senso poetico maturato » contatto con la vi-1 ta e le suggestioni d'una cronaca in apparenza minuta, ma di cui nessuno più di lui seppe cogliere le tensioni emotive, sino a, tradurne l'istintivo suo spirito di rivolta In un inestinguibile autentico risentimento morale. Angelo Dragone

Luoghi citati: Firenze, Italia, Ivrea, Torino