Quei trenta quaderni di Mussolini falsificati da una mite signorina

Quei trenta quaderni di Mussolini falsificati da una mite signorina La polemica sui diari di Hitler ricorda un clamoroso episodio del 1957 Quei trenta quaderni di Mussolini falsificati da una mite signorina Mimi Panvini, vercellese, cercò di vendere i documenti a una rivista americana per 150 mila dollari (un miliardo di oggi) - Le prime perizie ne confermarono l'autenticità - Il servizio segreto, informato della trattativa, intervenne decidendo il sequestro dei volumi - In tribunale la confessione della donna, condannata a 34 mesi Certezze e dubbi, diffidenze e polemiche, storici che bisticciano: gli interrogativi sui diari di Hitler ricordano quanto avvenne ventlsei anni fa per 1 «quaderni, di Mussolini. E' presto per prevedere come si concluderà la vicenda odierna; quella vecchia risultò un falso, persino paradossale se si pensa che l'autore fu una mite signorina di provincia, fantasiosa e paziente, e ad aiutarla fu la vecchia madre. Rivediamo quella lontana storia. Il 7 agosto 1957 i giornali pubblicano che una settimana prima 1 carabinieri del controspionaggio hanno sequestrato una presunta raccolta autografa di documenti mussollnianl a Vercelli, in via Foa, 34. nella casa della vedova Rosa Panvini di 75 anni e della figlia Amelia, detta Mimi, di 44. «J documenti sono stati trasferiti a Roma, a disposizione della presidenza del Consiglio. Si tratterà ora di stabilire, attraverso una serie di perizie, la loro autenticità.. La notizia va sui giornali di mezzo mondo. Si viene a sapere che in un vecchio armadio di via Foa i carabinieri hanno trovato una trentina di quaderni e agende della Croce Rossa: migliala di pagi' ne fitte dell'inconfondibile calligrafia del duce. Erano diari dal 1920 al 1943. erano brogliacci e altre carte con bozze di discorsi e ordini del giorno, con commenti segreti e riflessioni intime, con giudi' zi aspri su Hitler e su gerarchi, su Badoglio e sul re, vi erano anche pagine sentimentali, poetiche, con abbandoni dannunziani. Com'è che questi documen ti erano nella casa delle Panvini? Spiega la figlia: «Durante il periodo della repubblica sociale mio padre prestava servizio presso la questura di Vercelli. Era in contatto con il prefetto Morsero, che era Intimo del ministro dell'Interno Zerbino. Bene, verso la fine del 1944 il ministro affidò a papà un pacco: "Per l'amor del cielo, Panvini, nascondetelo in luogo sicuro". Zerbino, si sa, fu poi fucilato. Qualche mese dopo papà apri il pacco e sbalordì: erano i diari e altri scritti di Mussolini: Il Panvini pensò di lasciare passare qualche anno, che 1 tempi si calmassero un po', prima di cercar di vendere 1 documenti a qualche editore. Ma nel 1955 mori. A questo punto sono madre e figlia a cercare l'acquirente. Primo contatto con la rivista americana Reporter, e chiedono 150 mila dollari (più di un miliardo d'oggi). La rivista fa fare una perizia chimico-calll grafica all'università di Losanna. La risposta è positiva, la roba è autentica. L'esperto Bis eh off osserva che: Trenta volumi di manoscritti non possono essere opera di un falsario, ma di un genio. Si falsificano alcune righe, alcune pagine, non una serie di agende, che richiede una mole incredi Mie di lavoro e di ricerche analitiche*. Comunque, l'affare con Reporter, forse per l'alto prezzo, non si conclude. Le Panvini tentano con Time e Life, ma nemmeno stavolta si arriva all'accordo. Di queste trattative viene a conoscenza il controspionaggio, ed ecco il sequestro. La notizia sui giornali, le polemiche con i prò e 1 contro. Rachele Mussolini mette in dubbio i documenti Il figlio Vittorio è categorico: • Non è roba di mio padre». Alcuni gerarchi, invece, ne sono certi, altri perplessi. C'è anche una via di mezzo: una parte del documenti è auten tlea, il resto è frutto di abili interpolazioni. Poi viene fuori un tipografo di Vercelli a dire che Panvini padre gli aveva ordinato otto agende con le date dagli anni 1935 a 1942, con una carta particolare. Dice Mimi la figlia: mPrtma di venderlo, papà voleva fare di ogni annata del carteggio una copia per averne un ricordo sentimentale». Crollano certezze e aumenta l'Incredulità. Finché viene la parola definitiva della Scuola superiore di polizia sdentili-' co, che in due anni ha svolto perizie calligrafiche (riproduiZione in microfilm, questi Ingranditi venti volte per lo studio di ogni particolare grafico) e storiche sul contenuto del «diari». Risultato: è tutto falso. n 2 aprile 1959 Mimi Panvini è arrestata per falso e anche truffa avendo venduto uno dei «quaderni* mussollnianl a un missino di Vercelli (è scarcerata dopo pochi glor- ni). La madre non viene arrestata per la tarda età, ma denunciata. Mimi Panvini confessa. Per anni ha riempito fogli su fogli imitando perfettamente la calligrafia del duce, inventando migliala di pagine di prosa mussollnlana. La madre, per 1 suol ricordi pare le sia stata consigliera e suggerì tri ce. Per documentarsi la signorina Mimi andava alla biblioteca civica e consultava la raccolta del giornali. VI attingeva anche •pennellate di veridicità». Per esemplo, teneva conto dei bollettini meteorologici: le consentivano di attribuire a Mussolini esordi di pagina come questi: «Forse anche per effetto del sole sfavillante, oggi mi sento alacre-.». Per anni nei pomeriggi e nelle serate in via Foa, la signorina Mimi Inventa un Mussolini Inedito, secondo 11 proprio umore di quel giorno lo presenta euforico o abbattuto, rassegnato o sentimentale. SI consulta con la madre, che lavora a maglia, e che approva o disapprova. Mussolini commenta la morte del figlio Bruno (.Mio figlio! Lui che io credevo immortale è morto! E morto!»); che Inveisce contro Hitler («£' un pazzo! Un esaltato! Le nostre idee sono diametralmente opposte!»); che scrive di Ciano (.Tristissimamente devo constatare che non mi asseconda, che non capisce nulla.); che commenta la sua visita alle truppe In Russia («Lo strazio di vedere quei giovani andare al macello»); che riferisce del colloquio con Hitler a Firenze («Lui parlava, parlava e io fissavo una rosa sul tavolo»), che confessa le proprie «malattie» («fono tre e mi fanno tanto male: la guerra, la mancanza di carburante e il siluramento delle navi.); che si sfoga contro 1 membri 'del Gran Consiglio che gli hanno votato contro (.Giuda! Miserabili! Non posso neppure odiarli.). Nel novembre 1960 le Panvini sono processate. L'atteggiamento difensivo della signorina Mimi è all'altezza della sua fantasia. I quaderni e 1 diari furono scritti da lei sostiene, non con 11 proposito di perpetrare del falsi bensì nell'Intento di creare un'opera letteraria dove il duce, protagonista idealizzato, parlando In prima persona, echeggiava stati d'animo intuiti dall'autrice. Quei manoscritti, vergati In grafia mussollnlana per puro virtuosismo, dice la signorina, acquistarono un'immeritata fama di autenticità, non perché lei abbia voluto di proposito Ingannare 11 prossimo, ma per effetto del divampante. Irrefrenabile entusiasmo del nostalgici. Ma il tribunale di Vercelli giudica altrimenti e dichiara Mimi Panvini colpe voi e di fai so e truffa e la condanna a due anni e dieci mesi di reclusione, con due anni di condono; ritiene la Panvini madre responsabile di truffa e la condanna a due anni e due mesi, dichiarando amnistiata la pena. Ladano duino

Luoghi citati: Firenze, Roma, Russia, Vercelli