Che ci fanno in quel night Falstaff e il sno principe?

Che ci fanno in quel night Falstaff e il sno principe? A Parma «Enrico IV» da Shakespeare col Collettivo Che ci fanno in quel night Falstaff e il sno principe? DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARMA — Nella sala Bignardl del Teatro Due (si chiama cosi a ricordo del compianto scenografo) la Compagnia del Collettivo, che è il braccio e la mente del rinato Teatro Festival Parma, si è presa, dinanzi a critici e colleghi scozzesi, tedeschi e olandesi, la sua rivincita creativa con un estroso, spaesante Enrico IV da Shakespeare. Dinanzi a spettatori seduti sui tre lati di un grande rettangolo, con sedie e tavolini da bar disseminati qua e là, 11 giovane, altezzoso principe Enrico V, il ciarliero e bugiardo sir John Falstaff, i loro compagni di gozzoviglie e ladrerie si sono tramutati In una variopinta acconta di flaneurs di provincia, che in smoking d'affitto «dragano» i night-club della cintura con provocatoria spavalderia (invitando, tra l'altro, a ballare varie spettatrici terrorizzate); o si rifugiano, in giubbotto da teddy-boys, in fumose osterie di campagna per abbuffarsi di spaghetti scotti e vino affatturato; oppure si gettano a capofitto nel buio della notte in furti maldestri, tra il rombo e lo scoppiettio delle loro Kawasaki, C'è in questo affresco naif da gioventù bruciata della Bassa Padana molta vitalità di improvvisazione, molto Impeto carnevalesco (di quel Carnevale come tempo di vacanza dalle norme, di Irrisione della morale corrente, di cui è simbolo e mito il Oargantua rabelalsiano, prediletto e allestito anni fa da questi stessi attori): e c'è anche, al di là di evidenti prestiti di slam-, po felliniano, molto accorato autobiografismo, quasi si trattasse di stendere un bilancio In pubblico di una vita febbrile e vacua, stolta e felice, che non tornerà mal più, che ha già svoltato l'angolo. Ma poi, a completare il quadro, a renderne ancora più spessa e scura la patina di fondo, c'è laggiù, al limite di quella lucida pedana, lo spazio fisico e metaforico del potere, diciamo pure lo spazio della socialità, che invischia nelle sue strette panie la libertà sfrenata ed esaltante dell'Individuo. Tra spessi mantelli di tappeto, una benda al naso che ne deforma il volto in un ghigno sinistro, compaiono le livide sagome del dignitari di corte, muore sulla nuda terra il vecchio re Enrico IV, scoppiano, tra sbrigative pistolettate, 1 primi tradimenti: e le battaglie in campo aperto sono, per colmo di sarcasmo, irresistibili parodie di scontri di kendo, Poi 11 brusco congedo tra l'ex principe Rico, ormai Impenetrabile monarca, e il vecchio Johhny, sconvolto, con la sua bottiglia di champagne Pommery da tre litri in mano, pronto a ricominciare i bagordi. Il pianista attacca, nell'angolo della pedana, «As time' goes by», cala lento il buio sulla sala Bignardl, gli applausi sembrano non finire. Vanno a Gigi Dell'Aglio, che è un Falstaff di infaticabile e pastosa facondia, un compagno di sbronze tenero e Indifeso, a Silvano Pantesco, un glabro e calvo Enrico, una sordida canaglia, e a tutti e dieci gli ottimi compagni. Guido Davico Bonino ii Silvano Panteco Silvano Pantesco

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