Platini: «Ad Atene la partita più bella» di Bruno Bernardi

Platini: «Ad Atene la partita più bella» Platini: «Ad Atene la partita più bella» Il francese certo di poter ancora migliorare - «Quando dicevano che non avevo cuore, dimenticavano la pubalgia che mi tormentava» - Aggiunge: «Però non sono io l'uomo di Coppa, il segreto è che siamo una squadra di amici» TORINO — Micliel Platini, accolto a Caselle da trionfatore, ha già all'attivo un clamoroso 5-0 sull'Amburgo. Accadde nel novembre 'SO, al terzo turno di Coppa Uefa. Quella sera, al Volksparksladion, l'exploit dei francesi fu caratterizzato da una doppietta di Platini. Al ritorno, in casa, vinsero soltanto per 1-0 e vennero poi eliminati ai quarti di finale dall'Ipswich Town. Sì, conosco bene i tedeschi, so tutto di loro ma è presto per parlarne: manca più di un mese alla sfida di Atene», dice il fuoriclasse della Juventus che ha furoreggiato anche a Lodz. Bettega, che l'ha ammirato dalla tribuna, gli assegna un bell'«otto» in pagella. Boniperti e Trapattoni si augurano che Michel si presenti nella slessa forma di Lodz il 25 maggio. Lui dice che non ha ancora toccato il «top» della scorsa stagione, «la più bella della carriera», e vorrebbe riuscirci in Grecia, nella sua prima finale europea. «La condizione potrebbe cambiare in 33 giorni, sia la nostra che quella dell'Amburgo: se potessimo affrontarli in due partite avremmo più "chances" dei tedeschi ma. in campo neutro e in un unico incontro, chi segnerà per primo sarà quasi certamente il vincitore», spiega Platini cui brucia la sconfitta al Mundial con la Germania Ovest e ritiene Kaltz e Magath due elementi determinanti per la loro esperienza, insieme con l'ariete Hrubesch: «L'Amburgo è un ostacolo severo ma noi abbiamo dimostrato di essere squadra da Coppa anche se, in campionato, abbiamo battuto due volte la Roma che si aggiudicherà lo scudetto per la nostra partenza "falsa" dovuta anche allo stress del Mundial». Le sconfitte dì Marassi con la Sampdoria e di Verona, secondo Platini, lianno avuto un peso decisivo. «Questa è la sola differenza fra la Juventus "italiana" e quella "europea": due gare sbagliate, quattro punti in più per i giallorossi anche se, con il tempo, siamo cresciuti, raccogliendo ì frutti in Coppa, eliminando un ostacolo del valore dello Standard Liegi, che, pur privo di Gerets e Meeuws, è stato l'avversario più difficile». Praticamente perso lo scu detto, la Juventus non può fallire la corona continentale e a chi gli ricorda die è stato ingaggiato proprio per questo prestigioso traguardo mai raggiunto dal club bianconero, l'Ialini ribatte, con un pizzico di civetteria: «Sono venuto io a Torino perché sapevo di poter lottare sino In fondo per questo obiettivo, ma non è giusto definirmi 1' "uo¬ nd a ¬ mo di Coppa". In campionato non mi sono affatto tirato indietro e lo confermano gli 11 gol che ho segnato e 1 numerosi "assist" decisivi che ho fornito ai compagni». All'inizio di stagione, quando il suo rendimento era inferiore alle aspettative, c'era chi lo accusava di essere un «mercenario» senza cuore, di aver importato il divismo con «parfum de grandeur». Micliel fa una smorfia accompagnandola con'un gesto della mano. «Avete già dimenticato la pubalgia, un problema che s'è trascinato e che m'impediva di calciare a cinque metri senza provare dolore: quando l'ho risolto, sono cresciuto ma, con me, è cresciuta tutta la squadra — èia ferma risposta —. Quanto al divismo, per favore, non scherziamo. Cabrlni non viene a prendermi a casa con la Rolls-Royce per portarmi allo stadio ed io viaggio in città con la "Uno"». Ride divertito alla battuta. Poi si fa di nuovo serio: «E inon è vero che io e Tardelli slamo determinanti. Tutta la squadra lo è, perché è composta da amici oltreché da cara pioni, può contare sull'aiuto di tifosi che, nei momenti più delicati, ci hanno lasciati in pace». Agli elogi unanimi dei etiti-' ci. Platini obbietta: «Un uomo solo non è decisivo. Nel Nancy giocavo benissimo e non sono mai arrivato ad una finale europea. C'è bisogno del collettivo. Ogni elemento è importante. Boniek? A Lodz ha disputato una partita strana ma l'ha giocata bene. Era preoccupato per il risultato e per la seconda ammonizione che gli avrebbe negato Atene». Dieci anni fa, poco più die diciassettenne, Platini vide in tv Ajax-Juventus a Belgrado, l'unica finale di Coppa dei Campioni per ì bianconeri vinta dagli olandesi per la terza volta consecutiva con un gol di Rep che divenne poi suo compagno nel St-Etienne. Lai Juventus può diventare l'Ajax. degli «Anni 80»? «Per ora abbiamo vinto niente, risponderò dopo Atene, ma soprattutto fra tre anni, se la Juventusi aprirà un ciclo dominando in Europa». Bruno Bernardi

Persone citate: Bettega, Boniek, Boniperti, Gerets, Hrubesch, Kaltz, Magath, Rolls, Tardelli, Trapattoni