Rientrata la «crisi» dei magistrati continua la polemica con i politici

Rientrata la «crisi» dei magistrati continua la polemica con i politici Beria D'Argentine ritira le dimissioni da segretario dell'Associazione Rientrata la «crisi» dei magistrati continua la polemica con i politici DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Dimissioni «interne» e «personali»: cosi Adolfo Beria D'Argentine, segretario dell'Associazione nazionale magistrati, ha sintetizzato la decisione che, adottata l'altro giorno, è poi rapidamente rientrata. Quella, appunto, di abbandonare la carica in un momento fra i più delicati che la maglstratura abbia attraversato. L'unico chiarimento, giunto nelle ultime ore, si ricava ancora da una dichiarazione di Berla: le dimissioni sono state ritirate non solo per le sollecitazioni pervenutemi da colleghi, ma per evitare che venissero riferite alle contestazioni ai dirigenti dell'Associazione fatte da forze politiche per l'assemblea di domenica scorsa». Ancora, dunque, un indiretto appello alla unità dei magistrati di fronte a quelle proposte di riforma che, a giudizio di tutta la categoria, mirano in realtà a condizionare 1 giudici, legandoli in qualche modo alle oscillazioni del potere politico. I contrasti, in seno all'Associazione, sarebbero emersi soprattutto fra 1 componenti 11 cosiddetto «correntone», nato sotto il nome di «Unità per la Costituzione» dall'unione del gruppi di «Impegno costituzionale» e «Terzo potere», uno dei quali caratterizzato da forti componenti socialiste. Occasione dello scontro, sarebbe stata una frase pronunciata da Berla durante l'assemblea di domenica. Frase indubbiamente piena di ironia («Noi difenderemo llndipendenea del cappuccini...») ma da alcuni esponenti di «Unità per la Costituzione» ritenuta comunque infelice. Superata la polemica interna, con 11 ritiro delle dimissioni di Berla D'Argentine, resta la polemica esterna, con 1 politici. Proprio ieri, 11 sottosegretario alla Giustizia Scamarclo, socialista, ha criticato il segretario dell'Associazione, chiedendosi *se, in presenza di una situazione cosi drammatica, non sia più responsabile meditare prima di parlare o di far parlare, affrontando invece i problemi della giustizia Sempre ieri, a Roma, si è aperto 11 convegno della de su •Le istituzioni della democrazia pluralista»; una occasione importante per trattare an che i problemi dell'apparato giudiziario, soprattutto quando interverranno, com'è previsto, alcuni componenti «laici» del Consiglio superiore della magistratura. Nel frattempo, alle sollecitazioni, Craxl per la riforma del pm ha risposto 11 presidente dei senatori democristiani, Glor- gio De Giuseppe, con un articolo sulla rivista Prospettive nel mondo. Se per i socialisti è' indispensabile una profonda revisione dell'istituto del pubblico ministero, per il senatore De Giuseppe ogni soluzione del genere, oggi, rischia di attuare una vera e propria •regressione Istituzionale». La tesi del parlamentare democristiano è netta e coincide in pratica con quella dei giudici: ogni provvedimento ohe legasse, in maniera gerarchica o funzionale, 11 magistrato all'esecutivo 'potrebbe venire inteso, allo stato attuale della situazione politica italiana, anziché come progresso democratico, come tentativo di paralizzare o fortemente condizionare proprio quell'esercizio obbligatorio dell'azione penale che l'articolo 112 della Costituzione tassativamente impone». Pur restando fermo il principio della sorveglianza sull'operato della magistratura, a giudizio di De Giuseppe non è opportuno in questo momento proporre modifiche «erte, alterando il sistema vigente con drastiche innovazioni, forzino la portata del precetto costituzionale fino a fare del ministro della Giustizia, direttamente o per delega, quell'alto commissario per la giù stizia dt cui si è propugnata .l'Istituzione».

Persone citate: Adolfo Beria D'argentine, Beria D'argentine, De Giuseppe

Luoghi citati: Roma