Marchais deve giustificare al pcf tutti gli «affronti» di Mitterrand di Paolo Patruno
Manhais deve giustiziar® al pcf tuitigli «affronti» di Mitterrand Alla vigilia del Comitato Centrale la vedova di Thorez lo attacca Manhais deve giustiziar® al pcf tuitigli «affronti» di Mitterrand DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Prima c'è stata la conferma del declino elettorale (testimoniato dalla perdita di due feudi importanti come St-Etienne e Nimcs), poi la clamorosa espulsione di 47 diplomatici, funzionari e giornalisti sovietici accusati d'essere spie del Kgb, infine il terzo governo Mauroy, dopo la terza svalutazione, ha imboccato una politica economica d'austerità che non risparmia nemmeno le fasce più popolari. Il partito comunista francese ha dovuto accettare, mugugnando più o meno vistosamente, questa serie di affronti, che mettono in discussione la sua stessa natura e importanza, i suoi legami internazionali privilegiati con Mosca. Ce n'è abbastanza perché il pcf convocasse con un'enfasi inconsueta una riunione del suo comitato centrale per martedì e mercoledì, destinata a valutare nel suo complesso il bilancio di due anni di partecipazione governativa. Il rapporto preliminare sarà tenuto da Georges Marchais. segretario generale del partito, e questo, secondo la liturgia del pcf, dovrebbe escludere le sorprese maggiori. Ma dall'interno stesso del partito, forse fatte circolare ad arte, trapelano voci e indicazioni: la posizione di Marchais alla guida del partito non è affatto salda, crescono le recriminazioni della base sui rospi che i! partito deve ingurgitare in nome d'una solidarietà governativa che elettoralmente parlando non è affatto pagante. Torna quindi a tuonare pubblicamente contro Marchais la vedova Thorez, che in una lettera aperta al comitato centrale accusava ieri d'.opportunismo» il leader del partito, criticava la mancanza di programma e di strategia della direzione, denunciava che, «per la prima volta nella storia, si vede un partito comunista sostenere con questo secondo piano d'austerità una politica di aperta collaborazione di classe, diretta contro gli interessi popolari». Gli anatemi della vedova Thorez contro la direzione del pcf non sono nuovi, dopo che nel '68 venne messa da parte in seguito alla sua approvazione dell'Invasione della Cecoslovacchia. Ma dietro la sua ombra tutelare, la contestazione pare aver contagiato anche militanti, quadri, dirigenti del partito. Nelle ultime settimane sono circolati infatti testi critici verso la linea Marchais all'interno delle federazioni. Si indica Inoltre un rialzo repentino delle quotazioni di quel vecchio filosovietico che è Gaston Plissonnier, contrario fin dall'inizio alla partecipazione governativa dei comunisti. Altri commentatori, infine, individuano in André Lajoinie, capogruppo parlamentare ed interprete all'Assemblea Nazionale del malcontento comunista davanti alla politica d'austerità, l'astro nascente, l'eventuale carta di ricambio. Ma è davvero possibile che il 20 aprile Marchais esca dalla riunione del comitato centrale affiancato da un vicesegretario generale, da un «delfino»? Gli osservatori politici ne dubitano, pur se il problema di una sostituzione a termine di Marchais è posto, anche per motivi di salute. Ma ai più pare azzardato prevedere a breve scadenza un radicale rimescolamento di carte al vertice del partito, anche perché 11 pcf è alla ricerca non soltanto di un nuovo leader per ridare slancio alle sue truppe sfiduciate e sempre più ridotte, ma soprattutto deve trovare una nuova linea, una strategia politica di rilan ciò. Colpito ripetutamente nel suo allineamento Internazionale su Mosca dai vincoli del la solidarietà governativa (Polonia, Afghanistan, bomba N, spie del Kgb, perfino euromissili), sottoposto a una continua emorragia elettorale malgrado il tenace ancoraggio nei centri di potere, criticato dalla sua base per l'acccttazione del «de/orf- smo». finora il partito comunista si è limitato a una politica di critica, ma non di aperto dissenso dall'Eliseo. L'incognita è: fino a quando il pcf potrà continuare a tirare a salve sul governo socialista? Paolo Patruno
Luoghi citati: Afghanistan, Cecoslovacchia, Mosca, Parigi, Polonia
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