Montefibre chiude in Piemonte e saltano 2200 posti di lavoro

Montefibre chiude in Piemonte e saltano 2200 posti di lavoro Ivrea e Pallanza colpite dalla liquidazione della «Società Italiana Nylon» Montefibre chiude in Piemonte e saltano 2200 posti di lavoro MILANO — L'assemblea degli azionisti della Società italiana nylon (cento per cento Montefibre), tenutasi l'altra sera a Milano, si è conclusa con una decisione che molti in Piemonte non desideravano, ma attendevano ugualmente ritenendola altamente probabile e imminente: la messa in liquidazione della società con effetto immediato. Ieri mattina, alle 9.30, è arrivata la comunicazione ai dipendenti dei due stabilimenti: 1362 a Pallanza e 835 a Ivrea, mentre a Roma 11 ministero dell'Industria veniva informato per telegramma della decisione. Si è cosi consumato, dopo anni di incertezze e di rinvìi, il dramma di questa società che negli ultimi tempi, stando alle indicazioni fornite dagli azionisti la settimana scorsa dinanzi alla giunta regionale del Piemonte, perdeva mediamente due miliardi al mese, mentre nel 1982 le perdite hanno completamente bruciato il capitale sociale, pari a 15 miliardi. A meno di un improbabile ripensamento della Montefibre o di un altrettanto impensabile intervento delle Partecipazioni Statali (proprio lunedi scorso il ministro Gianni De Michelis ha dichiarato di essere contrario ad ulteriori nazionalizzazioni in campo economico) il colpo per l'occupazione della zona è durissimo: oltre ai 2250 dipendenti di Ivrea e Pallanza vi sono altri 300 lavoratori dello stabilimento di Novara, dove presso un impianto della Montedipe vengono realizzati prodotti intermedi per il nylon. Con questa decisione la capogruppo Montefibre ha compiuto gran parte delle proprie scelte industriali preannunciate da tempo: abbandonare la produzione di nylon (ne uscivano circa 24.000 tonnellate all'anno dai due impianti messi in liquidazione) ritenuta ormai marginale e puntare sul poliestere e sull'acriclico. Oggi Montefibre, dopo 11 completamento del grande impianto di Acerra, controlla il 15 per cento del mercato comunitario di filo poliestere e il 75 per cento di quello italiano, mentre per l'acrilico si è attestata come uno dei massimi produttori europei, con una quota di mercato del 20 per cento circa. La manovra di Montefibre rientra a sua volta nel generale ridimensionamento del l'industria europea delle fibre sintetiche: nella Cee in (me¬ sto momento la capacità produttiva degli impianti supera la produzione effettiva del 35 per cento, mentre in Italia si producono circa 425.000 tonnellate all'anno contro una capacità degli impianti di 650.000 tonnellate. I produttori italiani (Montefibre, Snia, Anic Fibre, tra 1 principali) hanno ammesso lo corso autunno a Bruxelles che la capacità produttiva dell'industria nazionale andava ridotta in qualche modo di 150.000 tonnellate, tagliando i cosiddetti rami secchi e gli stabilimenti più obsoleti. La decisione di Montefib.-e di liberarsi degli impianti per il nylon risale però probabilmente a un anno e mezzo fa: in quell'occasione gli stabilimenti di Ivrea e Pallanza, che erano stati ereditati dalle scomparse aziende Chàtillon e Rhodiatoce, vennero fusi nella Società italiana nylon, con un capitale di 15 miliardi. Venne anche prospettata una serie di investimenti per 60 miliardi, destinati a rinnovare gli impianti, ma il ritmo delle perdite (14,5 miliardi nell'esercizio, oltre a 3,5 miliardi che non sono stati contabilizzati per la rinuncia dei creditori) ha evidentemente consigliato Montefibre a mettere in liquidazione la Società italiana nylon. Ora spetterà al liquidatore della società, Riccardo Rotti Cocchi, in precedenza commissario dell'amministrazione controllata, stabilire i tempi di chiusura e di arresto degli Impianti, sempre che. come molti si augurano nel Verbano e nel Canavese, non intervengano fatti nuovi. Gianfranco Mortolo

Persone citate: Anic Fibre, Gianfranco Mortolo, Gianni De Michelis, Riccardo Rotti Cocchi