I banchieri rispondono a Merloni di Marco Borsa
I banchieri rispondono a Merloni DOPO LE PRESSIONI DELIA CONFINPUSTRIA PER UNA RIDUZIONE PEI TASSI I banchieri rispondono a Merloni «Siamo favorevoli ad un abbassamento del costo del denaro, ma graduale e concertato con il Tesoro che deve far scendere i rendimenti dei Boi» - Tre proposte dell'Abi da discutere alla prossima riunione del 3 maggio (che potrebbe però essere anticipata) MILANO — Sono già stati ribattezzati 1 «tassi di teatro» quel tassi di interesse (prime rate, top rate, ecc.) sventolati da settimane da ministri e banchieri politici come le principali armi con cui combattere la recessione e rilanciare gli investimenti. Buona parte del sistema bancario italiano, dalle banche Iri (Commerciale, Credito Italiano e Banco Roma) al grandi istituti pubblici come 11 San Paolo di Torino o il Monte dei Paschi, fino alle banche private come la Provinciale Lombarda, guarda con crescente irritazione alle Iniziative miranti a ottenere repentine riduzioni nei tassi di interesse come se fossero tariffe pubbliche da modificare a seconda degli umori politici o elettorali. Alla prossima riunione dell' Abi (l'Associazione bancaria italiana) che potrebbe venir convocata anche prima della data prevista in seguito alle richieste dei banchieri socialisti (Nerio Nesi, della Banca Nazionale del Lavoro a cui si è aggiunto ieri Francesco Passare, vicepresidente Italcasse) ci sarà probabilmente un lieve ritocco del «prime rate» (il tasso di Interesse pagato dalle clientele primarie) per non scontentare le attese del mondo politico e imprenditoriale, ma tutti sono concordi nell'escluderc che saranno prese misure drastiche. «Noi siamo favorevolissimi ad una riduzione dei tassi di interesse» dice un banchiere privato «purché sia graduale, concertata con il Tesoro, che deve ridurre i rendimenti del Bot, e riguardi l'intera struttura dei tassi». In sostanza, la maggior parte del sistema bancario non intende sottrarsi al problema di allineare il costo del denaro ad un tasso di inflazione decrescente, magari anche anticipando il fenomeno al momento opportuno, ma non vuole Incorrere nel rischio di una manovra intempestiva, parziale e inopportuna che avrebbe effetti destabilizzanti sul mercato finanziario. «Se dobbiamo trarre qual- che insegnamento dall'esperienza di questi ultimi anni», osserva un banchiere pubbli-' co «dobbiamo dire che 1 risparmiatori sono disposti a non spendere la liquidità di cui dispongono solo se ottengono rendimenti reali dagli investimenti finanziari». Il punto di partenza è dunque che qualsiasi manovra sul costo del denaro deve tener conto del fatto che offrire oggi tassi di interesse Inferiori all'inflazione avrebbe l'effetto solo di spingere il pubblico a comportamenti fortemente inflazionistici. Anzi sotto questo profilo 1 tassi italiani rispetto a quelli internazionali, sono troppo bassi perché garantiscono ai detentori di lire non più di 2 o 3 punti sopra l'inflazione contro i 5-6 punti dei detentori di dollari. Ci sono allo studio varie proposte che potrebbero già venir discusse alla prossima riunione dell'Abi. La prima riguarda l'emissione di Buoni del Tesoro reali, titoli di Stato cioè indicizzati all'inflazione che avrebbero il merito di consentire emissioni a più lunga scadenza di quelle attuali, di alleggerire la pressione a cui è sottoposto il Tesoro per il pagamento degli interessi e di far guadagnare allo Stato 1 vantaggi dell'eventuale discesa dell'inflazione senza penalizzare 1 risparmiatori. La seconda riguarda Invece la disponibilità delle banche ad accollarsi una parte del debito pubblico sotto forma di riserva obbligatoria quando a giugno venisse abolito il «plafond» sui crediti. La terza consisterebbe in una più accentuata differenziazione di trattamento fra 1 depositi a breve (conti correnti) e quelli a medio e lungo termine (depositi a risparmio) in modo da dare alle banche più flessibilità nel costo della raccolta. Marco Borsa
Persone citate: Francesco Passare, Merloni, Nerio Nesi
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