L'Iraq ha fermato l'offensiva di Teheran La marea nera costa già 10 mila miliardi di Mimmo Candito

L'Iraq ha fermalo l'offensiva di Teheran La marea nera costa già IO mila miliardi Febbrili consultazioni nel Kuwait ma la conferenza ecologica è ancora bloccata - Spenti gli incendi nel campo petrolifero di Ardeshir L'Iraq ha fermalo l'offensiva di Teheran La marea nera costa già IO mila miliardi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE KUWAIT — Anche se qualcuno si illude di udire il rombo del cannone portato fin quaggiù dal vento, la guerra tra Iraq e Iran arriva ugualmente ogni giorno nelle case di questo Paese con le centinaia di cadaveri che la tv mostra appesi al filo spinato di una frontiera di deserto. E non è più (se mai lo è stata) una guerra che riguarda altri: da quando la peste di Nowruz si allarga nel Golfo divorandone la vita, uccidendo pesci e uccelli, soffocando 11 plancton, distruggendo la barriera corallina, quel morti puzzano di petrolio. I giacimenti che vomitano greggio e catrame in queste acque non verranno chiusi se non sarà trovata una strada di pace, quantomeno un primo atto di soluzione negoziale tra 1 due Paesi in guerra. Questo è l'ostacolo contro cui si sta battendo da due giorni la conferenza ecologica dei Paesi del Golfo, che ha l'ambizione di trasformare l'accordo per un piano di emergenza marino in una trattativa di armistizio politico-militare. Anche ieri il grande salone del «Hyatt Regency» ha continuato a mostrarsi desolatamente vuoto, inutilmente protetto da «gorilla.. In abito di gabardine chiaro: i ministri degli otto Paesi se ne erano rimasti nelle loro stanze, a continuare una lunga serie di incontri bilaterali dalla quale usciranno solo con l'accordo, o con la rottura. A svolgere 11 lavoro di Kissinger in una navetta che la ridotta distanza degli spostamenti non rende meno delicata, è il ministro della Sanità kuwaitiano. Questo Paese ha ormai investito l'intero suo prestigio diplomatico nella missione, ambiziosa, di una tregua tra Iraq e Iran: il dottor Abdul Rahman al-Awadi svolge solo una parte del progetto, anche se la più delicata; l'emiro ha già inviato suoi emissari a Washington e a Mosca, e ieri ha annunciato di voler coinvolgere l'Onu attraverso l'impegno diretto del suo segretario generale. Non è la prima volta che organismi internazionali vengono tirati dentro questa ricerca di una pace negoziata, e già la Conferenza islamica, il movimento del Paesi non-allineati, e una stessa delegazione dell'Onu, hanno dovuto dichiararsi sconfitti di fronte alla inconciliabilità delle posizioni di Khomeinl e Hussein. Ma la guerra va avanti ormai da 30 mesi, e neanche quest'ultima offensiva lanciata dalle truppe dell'Iran pare avere sfondato 11 fronte nemico: Baghdad dice di aver fatto in tre giorni 9382 morti, Teheran conta di suo 3700 soldati iracheni uccisi. Sono le solite panzane del bollettini militari, ma i due Paesi hanno finito per mostrarsi sensibili più che al numero di gente che mandano a morire, al costo ormai insostenibile di un conflitto tanto prolungato nel tempo. Proprio su queste difficoltà punta oggi l'emiro del Kuwait. E dietro di lui, naturalmente, tutto il fronte del Paesi del Golfo, con in testa l'Arabia Saudita che finanzia larga parte delle spese irachene (ma ieri Riad ha presentato il suo bilancio, per la prima volta con un deficit causato dal crollo del mercato petrolifero). Il calcolo presumibilmente rigoroso dei tecnici, piovuti qui da ogni parte del mondo, assicura che 11 costo dell'intera operazione di incappucciamento del pozzi e di ripulitura delle acque inquinate «non è inferiore al sei miliardi di dollari.. Son più di diecimila miliardi di lire, e né l'Iraq né l'Iran hanno più fon¬ di bastevoli nelle loro casse vuote. Il problema è di trovare qualcuno che sborsi tutto quel denaro. Non è un problema poi tanto insolubile, perché alla fine saranno l'Arabia Saudita e gli altri Paesi del Golfo che dovranno accollarsi anche quest'altra grana. Solo che in tempi di crisi e di mercati sempre più asfittici, anche i favolosi possessori di petrodollari debbono comincia¬ re a far conti più rigorosi, e' vogliono perciò costringere Baghdad e Teheran ad abbassare le armi in cambio di una montagna di ricchi assegni bancari. Mimmo Candito Teheran. 1 tecnici iraniani osservano un pozzo petrolifero di Ardeshir (piattaforma a 20 chilometri dalla costa) incendiato dall'attacco missilistico iracheno. Fortunatamente l'incendio evita lo spargimento in mare del greggio e un più vasto disastro ecologico

Persone citate: Abdul Rahman, Hyatt, Kissinger