Brasile, Sos per l'«apertura» di Ferdinando Vegas
Brasile, Sos per riapertura» OSSERVATORIO Le cause di fondo dello scoppio di violenza a San Paolo non sono state rimosse, nè possono esserlo in tempi brevi, per la loro stessa natura. Il governo federale di Brasilia, l'amministrazione dello Stato di San Paolo e gli imprenditori privati locali hanno promesso, in risposta ai tumulti, di attuare un programma di emergenza per la creazione di 170 mila nuovi posti di lavoro, ma è evidente che questi non potranno spuntare dall'oggi al domani, e comunque i disoccupati nell'area della metropoli sono già oltre il quadruplo di tale cifra. Le statistiche ufficiali parlano del 7,7 per cento di disoccupati a San Paolo e nella cintura, dove si trova concentrata metà dell'industria brasiliana; tenendo conto anche dei sottoccupati, altre fonti ritengono invece che in realtà si arrivi attorno al 30 per cento. Basti pensare che da gennaio le industrie licenziano lavoratori al ritmo di 1500 al giorno; e poiché in Brasile non esiste assicurazione per la disoccupazione e manca in genere una «rete di sicurezza sociale >, la situazione assume toni drammatici. Una dimostrazione cominciata pacificamente può degenerare in sommossa e saccheggi, al grido di «ponete fine alla disoccupazione o fermeremo il Brasilo. 11 Paese, certamente, non corre il rischio di essere fermato, ma la sua economia sta attraversando una fase di grave crisi, tanto più sentita quanto imponente era stato lo sviluppo nel primo decennio del regime militare, fino al 197S circa, al tasso annuo di crescita del 9 per cento. Nel 1981, il prodotto nazionale lordo è diminuito del 2 per cento, fenomeno che si verificava solo per la quarta volta in 60 anni, dopo la stagnazione del 1982. Per que¬ st'anno si prevede un nuovo declino, mentre l'inflazione, nel solo mese di marzo, è aumentata del 10,1 per cento. E intanto il debito estero è arrivato all'ammontare pauroso di quasi 90 miliardi di dollari, 130 mila miliardi di lire. L'amara medicina prescritr ta dal Fondo monetano internazionale lo scorso dicembre per concedere un prestito di 6 miliardi di dollari è quella ben nota dell'austerità, in pratica una drastica riduzione delle spese governative. La cura, scrive Newsweek, «ha avuto un effetto devastante sulla classe lavoratrice»; donde, appunto, l'esplosione di San Paolo. Non meno preoccupanti appaiono le conseguenze politiche, proprio nel momento in cui 1 «apertura» del presidente Figueiredo prosegue regolarmente, con l'entrata in carica, il 15 marzo, dei governatori eletti lo scorso novembre. Di questi, dieci su 22 appartengono ai partiti d'opposizione, e in particolare vi appartengono quelli degli Stati più importanti. Compreso il governo di San Paolo, retto da Franco Montoro, un moderato che tuttavia si è visto costretto ad usare la forza di polizia quando la situazione minacciava di precipitare. Non è quindi infondato il sospetto che estremisti di destra o di sinistra (o di entrambe le coloriture) abbiano soffiato sul fuoco per screditare Montoro e l'intero processo di liberalizzazione. I «giorni dell'ira» di San Paolo fanno cosi incombere su questo processo un duplice pericolo: da una parte, che riprenda vigore l'ala dura dei militari contrari all'apertura; dall'altra parte, che le masse1 popolari, deluse, perdano fiducia nelle promesse di una' democrazia appena in via di restaurazione. Ferdinando Vegas Brasile, Sos per riapertura» Franco Montoro, governatore di San Paolo: i giorni dell'ira
Persone citate: Franco Montoro, Montoro
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