Per Sofia i due italiani sono spie dieci anni a Farsetti, 3 all'amica di Tito Sansa

Per Sofia i due italiani sono spie dieci anni a Farsetti, 3 all'amica La sentenza della corte bulgara pronunciata ieri mattina Per Sofia i due italiani sono spie dieci anni a Farsetti, 3 all'amica L'uomo, pallidissimo, ha ascoltato impietrito il presidente della corte - La Trevisin ha urlato tra i singhiozzi: «Aiutateci, aiutatelo, non volevo: è vittima di un complotto» - «Questa condanna è un assurdo» commenta il difensore DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SOFIA — Dieci anni e mezzo a Paolo Farsetti, tre anni a Gabriella Trevisin, è la dura sentenza emessa ieri mattina dalla corte di Sofia. Ambedue sono stati riconosciuti colpevoli di spionaggio per avere in complicità e compartecipazione- fatto fotografie allo scopo di trasmettere a Paesi e organizzazioni stranieri notizie di carattere militare coperte da segreto di Stalo. Di tutto ciò — è doveroso dire subito, prima di passare alla cronaca del drammatico momento della condanna — non è risultato assolutamente nulla durante il dibattimento cominciato il 22 dicembre. Le fotografie proibite esistono, ciò è fuori discussione. Ma da nessuna delle numerose testimonianze è stato confermato che Farsetti avesse agito per conto di qualcuno e tanto meno (come è scritto nel capo di imputazione) che fosse in contatto con la P2. La condanna è stata inflitta sulla base di elementi non provati in aula. Erano le 8.45 in punto quando nell'aula illuminata da riflettori della tv bulgara (esclusi invece gli operatori italiani), tutti 1 presenti in piedi, con 11 fiato sospeso, il presidente Miahel Mencv ha letto la sentenza «in nome del popolo». Quando ha pronunciato la parola colpevoli, Gabriella ha avuto un primo sus sulto. Farsetti pallidissimo, i rimasto immobile, contratto dall'emozione. Quando ha udito tre anni di reclusione' per sé, la ragazza ha cominciato a piangere; quando ha sentito «dieci anni e sei mesi, con regime iniziale di rigore» per lui, Gabriella è crollata: un poliziotto ha dovuto reggerla. In un gran trambusto, mentre i cronisti bulgari si precipitavano ai telefoni, con Farsetti sempre fermo, come impietrito, ma dignitoso, la Trevisin si è rivolta singhiozzando ai giornalisti e ha gridato: «/talloni, aiutateci, aiutatelo, è vittima di un complotto». E ancora, mentre i giornalisti stranieri venivano allontanati: -Aiutatelo, io non volevo». Quest'ultima frase viene interpretata come un pentimento tardivo della ragazza che durante la fase istrutto^ ria aveva accusato (ma In forma vaga e generica, con del -suppongo» e «ho l'impressione») Paolo Farsetti di avere «probabilmente" agito per conto,di non indicati mandanti. Ora l'ultimo filo di speranza per la coppia, alla quale sono stati sequestrati tutti i beni (automobile e attrezzature fotografiche) c che è stata condannata a pagare le spese di giudizio, 9816,04 leva, è affidato al processo d'appello presso la Corte suprema, che se sarà richiesto entro quattordici giorni, potrebbe già svolgersi prima di giugno. -Sentenza precostituita, spionaggio ad ogni costo?» è stato domandato al difensore' bulgaro Dragomir Stajkov, che si era battuto egregiamente per fare derubricare il reato commesso da Farsetti. -E' un assurdo», ha risposto, come era ovvio, l'avvocato, mettendo in evidenza che la condanna a dicci anni e mezzo per 11 suo cliente è -inferiore alla richiesta di quindici anni del pm», e che «se Paolo non si fosse comportato cosi male, se avesse raccontato le cose in modo convincente e semplice, la corte avrebbe trovato la possibilità e la forza per pronunciare una condanna molto inferiore». Giudicala con l'ottica occidentale, la sentenza non convince, è illogica. Ma evidentemente nell'Europa orientale esistono parametri diversi. E' illogico, per esempio, tenuta in piedi l'accusa di spionaggio, che anziché far pesare le aggravanti (gli insulti di Farsetti alla corte) siano state prese in considerazione soltanto attenuanti non specificate, e che la condanna sia vicinissima al minimo previsto per lo spionaggio (dieci anni) anziché superare, come sarebbe potuto accadere, il massimo (vent'anni). Altrettanto illogica la condanna della Trevisin. La giovane donna, riconosciuta colpevole di spionaggio, è stata condannata ad una pena che è inferiore a un terzo del minimo previsto dall'art. 104 del codice penale bulgaro. La corte, dopo aver condotto un processo esemplare per correttezza, pazienza e tolleranza, ha usato alla fine 11 pugno di ferro, nello stesso tempo dimostrando una clemenza inaspettata. Ha dato cosi ragione agli esperti di processi nell'Est europeo, che avevano detto alla vigilia -non esistono precedenti di una corte la quale abbia smentito il pm, il rappresentante dello Stato, cioè del partito e del governo». Con la dura condanna pronunciata ieri, la corte di Sofia ha comunque perduto un'occasione. Quella di dimostrare l'indipendenza del potere giudiziario da quello politico, di cui si vanta, condannando gli imputati per 1 reati provati e assolvendoli dall'accusa di spionaggio, applicando la formula «in dublo, prò reo«. Tito Sansa Solia. Gabriella Tn-visin, fra due gendarmi bulgari, annidi in aula la Iti tura della sentenza (Tclcfoto Associated Press)

Persone citate: Dragomir, Farsetti, Gabriella Tn-visin, Gabriella Trevisin, Paolo Farsetti, Solia

Luoghi citati: Sofia