Ma il peggio è forse già passato

Ma il peggio è forse già passato Intervista con Alberto Bersani, direttore dell'Anfia e del Salone Ma il peggio è forse già passato «Molto dipenderà dalle economie trainanti di Stati Uniti, Giappone e Germania» - Aumentata la richiesta di spazi alla rassegna torinese - Presenti 415 aziende di dieci Paesi - Per gli autobus una mostra in autunno Domani si inaugura a Torino l'8° Salone internazionale del veicolo industriale e commerciale, biennale appuntamento per gli operatori e 1 tecnici di un settore di vitale importanza per l'economia del Paese. C'è una novità organizzativa: lo sdoppiamento fra trasporto merci e trasporto persone. Finora, nella rassegna torinese, 1 due comparti erano affiancati; adesso gli autobus avranno una loro esposizione autonoma in autunno, sempre nel palazzo del Valentino. La manifestazione, oltre al preminente carattere espositivo (su una superficie di 48 mila metri quadrati, di cui 38 mila coperti) con la partecipazione di 415 aziende di dieci Paesi, sarà come sempre l'oc¬ casione per fare 11 punto sulla situazione produttiva, tecnica e di mercato. Ne parliamo con il dottor Alberto Bersani, direttore generale dell'AnHa e del Salone. — Nel 1982 sono stati costruiti in tutto il mondo oltre 9 milioni e 100 mila autoveicoli Industriali, con una flessione costante dopo il record (10.7S7.000 unità) del 1978. E' l'Indice di una crisi senza segni di ripresa? «La flessione ha una spiegazione molto precisa: l'economia mondiale attraversa una fase di crisi profonda che si traduce in una minore movimentazione delle merci, con conseguente calo dèlia domanda di mezzi da trasporto. Si aggiunga la minore disponibilità di capitali, il ristagno degli scambi, la lotta all'inflazione che comporta il caro denaro età». — Dall'esame delle cifre suddivise per grandi aree appare — come per le vetture — una posizione di particolare fona da parte del Giappone In confronto all'Europa e agli Stati Uniti. •Nell'interpretazione delle statistiche occorre andare cauti: le cifre andrebbero analizzate per tipi di produzione, in quanto mescolano i furgoni commerciali, 1 derivati da vetture, con i "giganti" della strada, e proprio in quest'ottica va ridimensionata la statistica giapponese. Ma non c'è dubbio che emerge una relativa debolezza europea dove all'alta qualità del prodotto si accompagna una grande frammentazione produttiva, cioè un numero maggiore di aziende rispetto al Giappone e agli Stati Uniti, e questo ha un costo». — Qual è la situazione in Italia? •La produzione ha subito nel 1982 una flessione del 12 per cento circa rispetto all'anno precedente. La crisi mondiale ha inciso sui mercati internazionali, e quindi la nostra esportazione ne ha sofferto, anche se l'industria italiana è riuscita, sempre l'anno scorso, a inviare oltre confine il 58 per cento della produzione. A ciò si è accompagnato un marcato calo anche della domanda interna. Inevitabile conseguenza delle note difficoltà in cui si dibatte l'economia italiana». — E' un quadro scoraggian¬ te, ma si intravedono almeno segnali di schiarita? «Realisticamente, non si vedono ancora segni concreti per un'inversione di tendenza nel settore. E bisogna aggiungere che la situazione coinvolge tutti i comparti collegati della produzione di rimorchi, semirimorchi, carrozzerie e allestimenti speciali. D'altra parte constatiamo una ferma volontà di reagire: per esempio ci ha sorpresi la domanda aggiuntiva di espositori e di spazi rispetto all'edizione 1981. Potrebbe essere il segno che la svolta, al di là delle capacità di previsione, non sia troppo lontana, specialmente se le economie trainanti (Stati Uniti, Giappone, Germania) confermeranno i segnali di ripresa manifestati negli ultimi mesi.

Persone citate: Alberto Bersani