Un primo segnale di speranza

Un primo segnale di speranza Domani si apre a Torino l'ottavo Salone del trasporto e del commercio Un primo segnale di speranza La crisi economica che incombe sui mercati mondiali ha ridotto dovunque la capacità di investimento e di spesa - In Italia nell'82 registrato un calo del 12 per cento nella produzione dei veicoli - Solo le esportazioni hanno mantenuto i livelli dell'anno precedente - Inversione di tendenza verso la fine delllB? Il Salone del veicolo Industriale è puntuale occasione per fare il punto sulla situazione del settore in tutte le sue componenti. Una situazione congiunturale che negli ultimi anni ha visto una pressoché totale flessione delle vendite, e non soltanto nei Paesi industrializzati ma anche in quelli ad economie in sviluppo, che dovrebbero essere forti consumatori di mezzi da trasporti su strada. L'andamento negativo ha colpito l'anno scorso anche 1 Paesi produttori di petrolio, che sono — o dovrebbero essere — i maggiori detentori di risorse da destinare ai consumi e allo sviluppo interni. Invece, le vicende legate alla diminuzione della domanda di energia prodotta dagli idrocarburi ha portato più di uno a ridurre fortemente la capacita di spesa, e altri a dover fare i conti con spaventosi deficit di bilancio. Sono le conseguenze della crisi economica che più o meno pesantemente incombe sui mercati mondiali, e se ne ha un riscontro preciso proprio nel settore del trasporto su gomma, cioè della movimentazione su strada delle merci (si pensi alle difficolta della siderurgia e della chimica). E l'industria produttrice di veicoli industriali ne è gravemente colpita. Basti qualche cifra a precisare i contorni del fenomeno: nel 1978 era stato toccato 11 record storico della produzione mondiale con 10 milioni 757 mila automezzi. Due anni più tardi il totale era sceso a 9 mi' lionl 557 mila, con un'ulteriore flessione nel 1981 (9 milioni 502 mila), per toccare infine il punto più basso l'anno scor¬ so: 9 milioni 115 mila unita costruite. La contrazione della domanda, sempre nel 1982, ha toccato tutti i Paesi europei, ad eccezione della Gran Bretagna (+9 per cento), che tuttavia non ha fatto che recuperare in piccola parte la voragine degli anni precedenti. In Francia il calo è stato del 4,3 per cento, in Italia dell' il .7. in Germania del 15,2. in Svezia del 15,6. Nelle a'trc aree geografiche, mentre gli Stati Uniti hanno segnato un aumento dell'8,5 per cento (ma anche in questo caso rispetto a un 1981 particolarmente pesante). l'Asia ha r Bistrato il —19 per cento. Nord Africa il —32, l'Afrir del Sud il —25, il Medio Orici, te il —40 per cento. Secondo un esperto — il dott. Emilio Di Camillo, direttore commerciale della Iveco-Italla — -per il 1983 si prevede che le economie europee rimarranno ancora molto depresse, almeno per tutta la prima parte dell'anno, con una possibile, leggera inversione di tendenza a fine anno ipotizzata sulla base degli attuali sintomi di ripresa della "locomotiva" Usa. Conseguentemente, in Europa, la domanda globale di autocarri dovrebbe risultare di poco inferiore a quella del 1982 f—2J per cento). Fra i increati più importanti, solo per la Gran Bretagna si prevede un'ulteriore ripresa. Per le aree extra europee, le attuali previsioni sono positive per gli Stati Uniti e l'Asia, ma permangono negative per tutte le altre aree*. Ma. in particolare, com'è la situazione in Italia? Al pari delle vetture, la domanda di 1 inol<- i da trasporto è rimasta .< aeratamente favorevole — . . controtendenza con il resto dell'Occidente — ancora nel 1981, per poi cominciare a sua volta a flettere a partire dalla tarda primavera del 1982. Ve diamo i consuntivi, voce per voce. Produzione. Costruite 155.692 unita, di cui 6687 auto bus. Rispetto all'anno prece* dente, il calo complessivo è stato del 12 per cento circa. C'è da osservare che anche in confronto al 1980 si è avuta una sia pur lieve flessione. Cosi le fabbriche italiane di autoveicoli industriali e i carrozzieri allestitori hanno continuato ad andare avanti con Impianti sotto utilizzati, e con grave nocumento anche per l'occupazione. Consegne. Anche qui. escludendo gli autobus, la domanda globale di autocarri è risultata di circa 1112 per cento inferiore al 1981, ma con articolazioni diverse a seconda delle categorie. Il mercato dei veicoli pesanti (con peso totale a terra supcriore alle 16 tonnellate) è diminuito del 23 per cento circa, soprattutto a causa della flessione dell'i.)terscamblo interno e con l'estero. Per quanto riguarda i veicoli pesanti da cantiere, il calo è stato del 23 per cento Il mercato dei veicoli medio-pesanti è diminuito di circa il 23 per cento; quello dei leggeri e medi ha invece registralo una flessione più contenuta: attorno al 14 per cento. Esportazione. In questo caso la situazione è meno pesante, e si spiega con il fatto che l'industria ha operato un grande sforzo per collocare all'estero parte dell'lnvcndu to sul mercato italiano. Considerato che, come accennato, quasi tutti gli altri Paesi hanno avuto una contrazione della domanda, si tratta di un risultato che torna a onore della nostra industria. Le cifre sono queste: 90.681 unita esportate, cioè appena 400 in meno del 1981. La percentuale dell'export sulla produzione risulta del 58,2 per cento (nel 1981 era stata del 51.2). Tuttavia, anche qui bisogna distinguere: mentre l'export di veicoli commerciali è salito da 43 mila a oltre 49 mila unita, quello degli autocarri è diminuito del 9 per cento (da 43.860 a 39.572). Nel complesso, la situazione è dunque assai poco incoraggiante, ma qualche segnale di ripresa sta manifestandosi. Forse, verso la fine dell'anno, tutti gli indici potranno ricominciare a risalire, anche se molto lentamente. ITALIA:PRODUZIONE-ESPORTAZIONE J00.000 90.00080.00070.00060.000 5 O.C 00-| 40.000 30.000-) 20.000 10.000 0- PRODUZIONE 92.700 198tg§^ derivati autocarri ESPORTAZIONE 1982[ SS.000 derivali autocarri

Persone citate: Emilio Di Camillo