Incisero il secolo della crisi

Incisero il secolo della crisi IN MOSTRA A VENEZIA SETTANTA MAESTRI VENETI E FRIULANI DEL 700 Incisero il secolo della crisi «Da Carlevarijs ai Tiepolo», una delle più consistenti ricognizioni dell'arte incisoria che siano mai state tentate -1 celebri fogli del Canaletto accanto ai Piranesi e ai Longhi - Storia di due donne VENEZIA — Vedute di città e scene di paese, profili spiritosi e morbidi nudi, volti segreti e scene familiari, marine delicate e selve invalicabili, e ancora scherzi, capricci, feste, allegorie... c'è da perdersi nella grande rassegna degli incisori veneti «Da Carlevarijs ai Tiepolo» a Venezia. (Fino al 5 giugno al Museo Correr). «Maxi-mostra» è stata subito battezzata; e infatti comprende cinquanta artisti con quasi settecento opere: risultalo di un'immensa mole di lavoro, la rassegna si pone tra le più consistenti ricognizioni dell'arte incisoria che siano mai state tentate. Già presentata a Palazzo Attems a Gorizia nei mesi scorsi, è organizzata dalla Provincia di Gorizia e dal Comune di Venezia; il comitato scientifico comprende Darlo Succi, Beatrice di Colloredo. Marino De Grassi, Annalisa Delncri, Maddalena Maini, Giuseppe Maria Pilo, Giandomenico Romanelli, Filippo Pedrocco. Nel bel catalogo, edito da Albrlzzi, la riproduzione dì tutte le opere; con introduzioni e schede critiche di alto livello. L'incisione veneziana del Settecento si colloca ai vertici di questa forma d'arte in Europa: migliaia di fogli, nati dall'eccezionale cultura visiva dell'ambiente lagunare, invasero da allora il mondo, con una valanga di immagini reali e fantastiche, visionarie e beffarde, ricche di invenzione e di introspezione, in un continuo, stimolante discorso, che ci restituisce in tutte le sue pieghe il «secolo di crisi», come viene ancora chiamato. Testimonianza viva di cultura nella più larga accezione del termine, l'attività incisoria è strumento di conoscenza di prlm'ordine: se per ipotesi ci mancasse — l'osservazione è di Rodolfo Pallucchini — «awemmo perso una delle vie più intime e avventurose' per accostarci allo spirito di un'epoca e alle sue opere. Basta pensare ai «mestieri» o alle «arti» in città e in campagna, alle scene di vita contadina e lagunare, à quei mulini, ponti, abitazioni, strade, conche di navigazione, cantieri, tra cui si ritrovano alcuni dei capolavori della rassegna. Oppure alle vedute di città, vicine e lontane, umili e potenti: Roma, Varsavia, Dresda, Venezia, accanto a Padova, Udine, Trieste, Pola, Gemona, Bassano, Mestre, Clvidale... Su tutte dominano le immagini di Venezia, reali e immaginarle, e anche a metà tra reali e no, con le infinite combinazioni intermedie: tutte le immagini possibili di questo singolare modo di «essere città», e di non esserlo. Le piccole isole della laguna vi partecipano da grandi attrici, as sieme ai dintorni In terrafer I ma: la riviera del Brenta, la torre di Marghera, gli approdi di Fusina, le conche del Dolo, Mira vecchia. Tra gli esiti memorabili, da non tralasciare nemmeno da chi capiti a Venezia per caso, sono anzitutto i fogli di Canaletto: le sue geniali vedute, maitre prese dai luoghi, altre ideate», restano tra i momenti più alti dell'attività artistica del secolo. Stampe quali Paesaggio montano. Pellegrino in preghiera. Donna che attinge l'acqua sono percorse da una fresca, potente vitalità, e insieme da inquietanti campi magnetici. Fogli pieni di un lirismo profondo, privi di precisi intenti documentari: eppure più veri del vero. Accanto al linguaggio incisorio del Canaletto, quello del nipote Belletto: 1 suoi insediamenti urbani, restituiti con accenti apparentemente distaccati, sono In realtà penetrati nei loro segreti incantesimi fin dentro i i , a a , , e i a e i o e l o i vicoli c 1 muri: dagli affascinanti Portici con lanterna ai Capricci padovani ai capolavori delle Vedute di Dresda. Solo 1 Tiepolo tengono te sta, sotto 11 profilo della ge nialltà creativa e del contenuto lirico, alle opere dei Canaletto-Bellotto. Le luminose Incisioni di Giambattista vanno dai famosi Varj Capricci, dal segno guizzante, febbrile, ora enigmatici e ora pieni di stupenda felicità, a quegli Scherzi di fantasia, dove l'artista evoca un popolo di maghi ghignanti e di satiri allegri, di interrogativi pulcinella e di scatenate baccanti, di radiosi efebi e di veneri sorridenti, di stravaganti filosofi e di contadini stupefatti, in un eccezionale campionario psicologico di tipi e di personaggi. Quanto a Giandomenico Tiepolo, continuiamo a interrogarci sulla misteriosa Raccolta di teste, dipinte dal padre e da lui incise, e sugli stu- pendi racconti fiabeschi della Fuga in Egitto. La pittura coi colori—viene da pensarlo—è inutile-, di fronte all'intensa suggestione di queste incisioni. Essenziali nel percorso storico-artistico della rassegna le presenze del Carlevarijs e del Marieschi: il primo per aver iniziato questa straordinaria stagione dell'incisione veneziana catturando nel rame le luci e le atmosfere che sono state da sempre il segno più originale dell'arte sulle lagune; il secondo, di cui avevamo già sottolineato su questo giornale la «riscoperta» due anni fa a Gorizia, per averci consegnato nel suol fogli quella Venezia immersa nella più diffusa luminosità, al limiti del surreale. Nomineremo appena qualcuno degli altri: da Piranesi a Longhi, da Ricci al Piazzetta tra i cosiddetti «minori», Visentlni, Costa, Brustolon, Wagner, Zuccarelll, Bartolozzi, Pltteri, Zomplni... Alcuni con ruoli da protagonisti dal punto di vista tecnico come Giuseppe Wagner, altri con le genuine visioni del loro estro fantastico. Ricordiamo ancora due donne: l'una all'inizio e l'altra alla metà del secolo: Suor Isabella Piccini, indubbiamente tra i minori, ma con un suo pronto fascino Ingenuo; e Felicita Sartori, splendida «traduttrice in rame» di disegni del Piazzetta e di Rosalba Carriera: suo è 11 famoso ritratto di Gaspara Stampa. Più tardi, la Sartori fu a lungo pittrice e miniaturista alla corte di Dresda. Partivano anche dal convento di Suor Isabella o dalla casa di Rosalba Carriera e della Sartori, come dalle «botteghe» tra calli e canali, 1 fogli con la luce di Venezia per invadere l'Europa. A tutt'oggi non si sono fennati. Paolo Barbaro Antonio Canal, il Canaletto: «Il mercato sul molo» (Acquaforte, Venezia, Musco Correr)