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«Sono pronto a lasciare all'allenatore in campo»
c<Sono pronto a lasciare all'allenatore in campo» Il centravanti viola ad una svolta della carriera c<Sono pronto a lasciare all'allenatore in campo» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANELLO — Per Francesco Graziani I prossimi dieci giorni saranno decisivi. «Sia per il mio futuro nella Fiorentina che in Nazionale: se perdiamo a Bucarest questa potrebbe essere la mia ultima convocazione, e non solo per me, in quanto Bearzot darà il via al rinnovamento», dice Graziani, con l'abituale sincerità. Sa benissimo, però, che il rilancio di Bettega non avrà seguilo, ma sa che la sua sopravvivenza in azzurro è subordinata al risultato con la Romania. «Ho visto la campagna di stampa in favore di Bettega e se Bearzot mi dirà di andare in panchina non farò grane né polemiche, anche se mi piacerebbe giocare — dice Graziani —. Nell'interesse della squadra era logico richiamare Bettega. Una scelta giusta al momento giusto, e, se non si fosse infortunato, non si parlerebbe di ritorno. Il pareggio di Limassol, dove il mio rendimento fu più che sufficiente, purtroppo ha condizionato un po' tutto e ha reso la prossima trasferta importantissima. Un altro passo falso e la qualificazione sarà compromessa, ma ho fiducia perché la Romania dovrà concedere degli spazi e l'Italia sarà più pericolosa che in casa». Al rientro dai Balcani, Graziani conoscerà il suo destino. La prossima settimana s'incontrerà con Allodi. «Mi dirà se resto o se, grazie allo svincolo, dovrò cercarmi un'altra sistemazione — spiega —. Sulla parola avevo un contratto triennale con il preside '* Pontello, ma gli ho detto che la socie... libera di decidere come crede. Vorrei restare a Firenze, se tuttavia dovessi andarmene preferirei una grande città. Il Milan? Perché no. Anche un eventuale ritorno a Torino non sarebbe assurdo. Il mio cartellino costa appena 600 milioni, ingaggio escluso. Ho trent'anni, posso giocare per altri quattro». Per Graziani potrebbero farsi sotto il Napoli e la Roma, anche se Lledholm si è detto disposto a offrire una maglia giallorossa a Bettega. Il bianconero ringrazia il tecnico svedese per la stima ma non cambia programmi: «In Italia non mi vedrei con una maglia diversa». La rentrée di Bettega, the proprio da Milanello preparò la trasferta di Belgrado dove un anno e mezzo fa disputò l'ultima partita in azzurro, determina l'esclusione di Graziani (che potrebbe comunque disputare uno spezzone al posto di Conti) ma anche un passo indietro per Altobelli, il quale, comunque, è infortunato per un indolenzimento inguinale. L'interista, capocannoniere del torneo, non è certo entusiasta di finire in tribuna anche se capisce che Bettega merita la chiamata: «Servirà in questa delicata trasferta. E' un allenatore in campo». Che ne pensa Bettega di una simile definizione? Per uscire da ogni equivoco, il leader bianconero osserva che è solo una questione d'esperienza che si matura attraverso gli errori. •E noi anziani ne abbiamo commessi di più, per questo possiamo dare consiglio ai giovani — sorride —. Inoltre, In campo, non sempre gli ordini del tecnico vengono percepiti per l'assordante rumore della folla, per la distanza, e talvolta tocca al giocatori adeguarsi alle svolte tattiche. La mia longevità? Non sono vecchio, ma forse è legata al fatto che nella Juventus si è sempre costretti a dare il meglio. E a Bucarest non penseremo certo al Lodz, nessuno di noi si risparmlerà: slamo abituati a impegni ravvicinati di questo tipo». Rossi, intanto, si preoccupa che l'arbitro lo tuteli più che a Firenze. «Se furono duri in casa nostra, chissà cosa può accadere a Bucarest», sospira II bomber che non segna in azzurro da Madrid ma che in Romania potrà sfruttare il contropiede e i suggerimenti di Bettega. . , b.b.
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