Sartawi: «Nemici tra i miei fratelli»

Sartawi: «Nemici tra i miei fratelli» Nell'ultima intervista a un quotidiano di Parigi l'esponente palestinese assassinato confessava di temere un attentato Sartawi: «Nemici tra i miei fratelli» «Il fatto nuovo nei contatti israeliani-palestinesi che organizzo da anni è che due gruppi ostili discutono i loro problemi e scoprono di poter trovare una soluzione nella coesistenza pacifica» - «Beirut è stata una sconfitta, la mancanza di coesione nelPOlp ha avuto la sua parte» - «La via che seguo è quella giusta, purtroppo le pecore nere non la pensano così» NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE Pubblichiamo un'intervista concessa pochi giorni fa da Issam Sartawi al Quotldlen de Paris nella quale l'esponente palestinese non aveva nascosto di sentirsi minacciato. — Nell'ultima riunione di febbraio a Algeri, Il Consiglio nazionale palestinese non ha riconosciuto esplicitamente il diritto di Israele all'esistenza. Di fronte a questa posizione intransigente, lei conduce da alcuni anni una politica d'apertura e di contatti diretti con i pacifisti israeliani. Come concilia le due cose? I contatti Israelo-palestinesi che organizzo da molti anni rappresentano un'evoluzione molto importante nel tragico confronto tra i due popoli. Bisogna che questa guerra fratricida finisca, che la pace torni finalmente per le giovani generazioni le quali, da una parte come dall'altra, hanno conosciuto soltanto campi di battaglia. Purtroppo, tutto fa pensare che questa pace non stia bene ad alcuni Paesi, e in primo luogo agli Stati Uniti. Credo che l'elemento realmente nuovo in questi contatti fra israeliani e palestinesi sia il fatto che due gruppi aprioristicamente ostili discutano i loro problemi c scoprano semplicemente di poter trovare una soluzione nella coesistenza pacifica. E' molto Incoraggiante per il futuro, tanto più che organizzazioni come il Pronte popolare per la liberazione della Palestina di Georges Habbash o il Fronte democratico di Nayef Hawatmeh non sono contrarie a questi incontri. Ne ho avuto la conferma al Consiglio nazionale palestinese ad Algeri. — La risoluzione adottata dal delegati del Cnp sull'eventuale ruolo della Giordania nel processo di pace resta piuttosto vaga. In effetti, non è stata fatta una formulazione precisa. Molte cose ci uniscono alla Giordania, legami storici, geografici, politici. In Giordania vivono oltre un milione e mezzo di palestinesi; la Giordania si è comportata in modo esemplare dopo lo sgombero da Beirut, offrendoci una base operativa, militare ma anche politica. C'è un'ampia convergenza di vedute tra Arafat e re Hussein sui problemi della regione e sulle soluzioni possibili, che per comune accordo non devono essere militari. I contatti non possono però limitarsi alla sola Giordania, ma devono estendersi all'insieme del mondo arabo nel quadro di consultazioni globali. Per giungere ad una pace giusta e durebole abbiamo bisogno del nostri fratelli arabi. — Come sono i rapporti fra OlpeSiria? Sono rapporti molto tesi causa dei gravi problemi legati alla divergenza di vedute sul presente e sul futuro. Un disaccordo, spero, temporaneo. — Secondo alcuni responsabili palestinesi, la guerra del Libano è stata una grande vittoria. Lei invece pensa che sia stata una sconfitta. I nostri soldati si sono comportati da eroi, da esempio di coraggio e di determinazione. Ma 1 fatti sono Indiscutibili: migliala di morti le distruzioni, e poi la partenza. E' una sconfitta per 11 popolo palestinese, una tragedia per il mon- do arabo. Su questo purto, la mia analisi è quella di Arafat. La cosa importante è trovare il responsabile di questa sconfitta. Non basta accusare V'imperialismo* e 11 'Sionismo», bisogna guardare In faccia la realtà. La mancanza di coesione della centrale palestinese ha la sua parte di responsabilità. Le faccio un esempio: un mese prima dell'invasione, Arafat aveva accettato un ccssate-il-fuoco con Israele, aveva spiegato ai suoi soldati che la cosa era nell'interesse dei palestinesi. L'hanno allora accusato di tradimento, e alcune organizzazioni come la Saika non hanno rispettato gli ordini. Il leader della Saika, che fa parte del Comitato Esecutivo dell'Olp, aveva addirittura affer¬ mato, pochi giorni prima dell'attacco nemico, che mai Israele sarebbe entrata nel Libano. Vorrei proprio che questo palestinese giustificasse qui davanti a me il suo comportamento. Bombardando il territorio israeliano, ha invitato i sionisti a invadere il Libano. Un altro esemplo: senza autorizzazione, l'Fdlp ha attaccato con razzi l'Alta Galilea. E' stata un'altra violazione delle raccomandazioni di Arafat. Ecco perché ad Algeri ho chiesto la creazione di una commissione d'inchiesta incaricata di stabilire le responsabilità di ciascuno in questa guerra. — La sua posizione non raccoglie l'unanimità nel- l'Olp. Alcuni palestinesi favorevoli ad un accordo con Israele hanno pagato con la vita. Non teme di fare la stessa fine? Resto fedele alle mie idee e ai miei amici, palestinesi come israeliani, ma so che qualcuno mi vuole del male, e che 1 miei nemici si trovano forse nel nostri ranghi, all'interno della nostra organizzazione. Sono rischi che corro, e spero che, se dovessi morire, altri continuino il lavoro già fatto. Ho fiducia nel futuro, la via che seguo è quella giusta. Purtroppo le pecore nere non la pensano cosi. Bruno linci (1 *■ Quotidii n di- Paris)

Persone citate: Arafat, Georges Habbash, Issam Sartawi, Nayef Hawatmeh, Sartawi