Dopo il «no» di Hussein

Dopo il «no» di Hussein Dopo il «no» di Hussein DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK —Il .no. dire Hussein all'Invito americano a partecipare al negoziati di Camp David ha segnato una battuta di arresto ma non ha affossato il piano di pace del presidente Reagan per il Medio Oriente. Gli Stati Uniti rimangono «pieni di speranza» che il problema palestinese possa essere risolto, in particolare che il monarca giordano si associ al processo negoziale. Hussein anzi ha sollecitato insieme con 11 re dell'Arabia Saudita Fahd il proseguimento della mediazione della superpotenza. Senza le pressioni della fazione estremista dell'Olp. il monarca giordano e Arafat avrebbero attuato un accordo raggiunto la settimana passata SU Camp David -accettabile come base di trattativa per Israele.. Questo, nella sostanza, 11 commento dello stesso presidente Reagan al -gran rifiuto» di Hussein. Reagan non ha esplicitamente accostato il colpo di scena all'as sasslnlo di Sartawi in Portogallo, ma ha accennato in maniera indiretta a un legame, dicendo che «é necessario porre fine a tale tipo di violenza per raggiungere la distensione nell'area mediorientale». La fermezza e 11 cauto ottimismo del Presidente sono dovuti senza dubbio anche al tentativo di minimizzare una grave sconfitta che apre un nuovo periodo di incertezza e di pericolo nel mondo arabo. Ma indicano innanzitutto una precisa scelta politica: quella di insistere per 11 plano di pace americano, attraverso l'isolamento degli estremisti dell'Olp, e la mobilitazione dei Paesi arabi amici, Reagan ha reso noto di aver già tenuto una serie di consultazioni telefoniche con Hussein, Fahd, il re del Marocco Hassan e altri leaders Islamici. Nel prossimi giorni riceverà alla Casa Bianca il sultano di Oman, Said, reduce da un incontro col monarca giordano ad Amman. In seno al Consiglio di sicurezza nazionale, da lui convocato d'urgenza, è maturato 11 suggerimento che Hussein venga invitato a Washington, oppure che 11 segretario di Stato Shultz si rechi in Medio Oriente. Intervistato alla tv Shultz ha detto che deciderà nelle prossime ore: «Le basi per rapidi progressi a Camp David sono state gettate-— ha asserito —. Crediamo che l'intesa da noi prospettata possa ancora concretarsi». La notizia del «no» di Hussein ha colto 11 presidente Reagan al rientro alla Casa Bianca da un breve weekend domenica pomeriggio, la sera tarda in Italia. In maniche di camicia, affiancato dal segretario di Stato che gli aveva tenuto compagnia, il Presidente non ha nascosto il proprio rammarico. -Alcuni elementi radicali dell'Olp — ha dichiarato — hanno introdotto nelle proposte avanzate modifiche inaccettabili a Hussein, a Fahd e a me. E' nostra opinione comune che queste modifiche vanificherebbero gli sforzi per una pace negoziale nel Medio Oriente, in cui arabi e israeliani potrebbero coesistere serenamente». Il gruppo di giornalisti raccolto intorno a Reagan gli ha chiesto se la partecipazione del monarca giordano alle trattative di Camp David sia assolutamente da escludere. »No — ha risposto —. Sia lui sia noi abbiamo compiuto importanti passi avanti e siamo d'accordo per compierne altri». Il Presidente ha fatto capire che la sua critica della fazione estremista dell'Olp non era diretta a Arafat, ma ai suol nemici interni. Ieri mattina, il pomeriggio Ennio Care tt o (Continua a pagina 2 In quarta colonna)

Persone citate: Arafat, Marocco Hassan, Reagan, Said, Sartawi, Shultz