Magistrali, scuola in agonia di Clemente Granata

Magistrali, scuola in agonia Viaggio nella media superiore tra storia e progetti di riforma Magistrali, scuola in agonia LMstituto Eleonora Fonseca Pimentel, fondato nel 1860, lodato da Settembrini, oggi è in crisi: «Un insegnamento disancorato dalla società» - Ebbe tra le allieve Matilde Serao - Molte ragazze scelgono questo indirizzo come ripiego - Carenza di esercitazioni didattiche DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE NAPOLI — Ricordano gli storici delle nostre vicende scolastiche che sul finire del secolo XVIII comparivano in piazza, durante i giorni di fiera, individui con una, due o tre piume sul cappello. Una piuma significava che sapevano leggere, due che sapevano anche scrivere, tre che facevano pure di conto. Erano i maestri artigiani che, espulsi dal mercato a causa del processo di dissoluzione delle corporazioni, ma alfabetizzati, cercavano di campare offrendo il proprio patrimonio intellettuale a chi intendesse entrare in possesso degli strumenti primi del conoscere. Bisogna aggiungere che i maestri con tre piume sul capello costituivano un'eccezione e che, almeno sino al 1880, come ricorda 11 pedagogista Antonio Santoni Rugiu, 'nella re già scuola elementare erano rari i maestri con capacità intellettuali corrispondenti alle tre piume». Eppure nel 1880 già da tempo funzionavano scuole magistrali come questo istituto Eleonora Pimentel Fonseca, che stiamo per visitare. Esso sorge nel bel mezzo del centro storico di Napoli e fu creato in virtù del decreto 31 ottobre 1860, emanato dal dittatore Garibaldi. Ma evidentemente tali scuole non bastavano per formare un numero adeguato di efficienti insegnanti eie mentali e forse non si ponevano neppure in modo espresso un simile obiettivo Sicché per parecchi anni insegnarono nelle «primarie» del giovane regno unificato maestri che non sempre avevano frequentato gli appositi istituti abilitanti (prima di Gentile si chiamavano scuole 'normali»). Cosi come non sempre nelle «secondarie» prestarono la loro opera professori laureati. •Crisi vasta e profonda: ci dicono al.Pimentel Fonseca. E il preside, Giuseppe Esposito, puntualizza: 'Essa può essere sintetizzata cosi: la scuola italiana non possiede gli strumenti idonei a formare i formatori, ad ammaestrare i futuri insegnanti. Ciò vale sta per le magistrali sia per l'università. Quali facoltà, per esempio, hanno appositi indirizzi didattici? All'Ateneo di Napoli, presso le facoltà di Lettere e Fisica, i docenti hanno assunto valide iniziative. Ma si è trattato appunto di iniziative di singoli, non di fenomeni istituzionalizzati'. E' opportuno sottolineare che. nonostante le carenze e 1 limiti, esistono (come sono sempre esistiti) ottimi maestri e professori. Ma, si preci sa, sono divenuti tali per virtù propria, impegno individuale dedizione, spirito di sacrificio: la scuola, per deficienze di carattere strutturale, non è in grado di offrire molto. Denuncia che assume un particolare significato, se si pensa che proviene da un istituto carico di gloria e di storia. La scuola magistrale Eleonora Fonseca Pimentel (il nome della nobildonna, sfortunata protagonista della Repubblica partenopea del 1799, le fu assegnato alcuni anni dopo la creazione) fu lodata da Luigi Settembrini, vi* sitata con soddisfazione da pedagogisti e scienziati, de cantata in Francia; ebbe tra gli allievi Matilde Serao che la ricordò nel bozzetto Scuola normale femminile del volu me // romanzo della fanciulla. Precedenti illustri, sicché quando si varca la porta del ■ l'istituto (1050 alunne, 45 classi) si è predisposti psicologica mente ad ascoltare più elogi che riserve. E. invece, il tac. culno del cronista si riempie di annotazioni, rilievi critici. Certo, 11 preside, 1 professori s'impegnano, propongono ini ziative culturali, favoriscono l'interdisclplinarita, ma la scuola è quella che è. 'L'Istituto magistrale — dicono — attorno àgli Anni Cinquanta proponeva una figura di maestro valida perché risponden te a un certo tipo di società e dasfa di cultura. Ora la società ha avuto un'accelerazione brusca e questo tipo discuoia non fornisce più gli strumenti adatti a interpretarla'. ' Già l'istituto magistrale, si rileva, offre di per sé una immagine poco allettante con quei quattro anni di corso al posto dei cinque tradizionali delle secondarie superiori (il quinto anno integrativo per l'ammissione all'università si risolve spesso in un'area di parcheggio), con quel latino per forza di cose insegnato in modo superficiale, con quegli alunni clic non sempre sentono la vocazione all'insegnamento, ma approdano a questa scuola dopo aver fallito al-' troye, sicché con sempre maggiore frequenza si sente parlare di «scuola-cenerentola». Ma gli stessi Insegnamenti fondamentali, tipo pedagogia, non hanno il rilievo che meriterebbero e le esercitazioni didattiche sono molto trascurate. E allora? Allora qui più che in altre scuole (e forse a differenza di altre scuole) s'Invoca la riforma. «Può essere la nostra ancora di salvezza», affermano gli Insegnanti. Cinque anni di studio, la rivalutazione della pedagogia, il raccordo con l'università, l'Iscrizione alla quale dovrebbe diventare obbligatoria anche per insegnare nelle elementari, ecco le richieste e le attese. A quel punto, si dice, s'iscriveranno all'indirizzo pedagogico solo gli alunni che sentiranno un'autentica passione per l'insegnamento e che vorranno acquisire la necessaria «professionalità». 'Basta con il mammismo nelle elementari — esclama una professoressa —; basta con le insegnanti che credono di essere adatte al l'insegnamento soltanto perché vogliono bene ai bambini e sono tutte zucchero, miele e mille bacetti. Sarà l'ora degli insegnanti ottimi psicologi ed eccellenti tecnici». E ben venga quell'ora. Dopo tutto, quello del maestro è uno dei compiti più delicati e difficili. Clemente Granata

Persone citate: Antonio Santoni Rugiu, Eleonora Fonseca Pimentel, Fonseca, Giuseppe Esposito, Luigi Settembrini, Matilde Serao, Settembrini

Luoghi citati: Francia, Napoli