Scenografi dei re

Scenografi deìre MOSTRA A TORINO SUI FRATELLI GALLIARI Scenografi deìre TORINO — Come nella vita, cosi nella rievocazione storica i Galliari, una delle più famose famiglie di scenografi, originari del Biellese, sono passati da Milano a Torino. L'ampia e suggestiva esposizione loro dedicata da Simonetta Angrisani, già presentata nel mese scorso al Museo del Teatro alla Scala, che li ebbe primi scenografi, da qualche giorno s'è trasferita infatti al Teatro Regio di Torino, dove rimarrà aperta sino all'Smaggio. Nello stesso anno incut—ederaill722—inAndorno (Biella) si spense il pittore Giovanni Galliari, ch'era in realtà non più che un modesto decoratore, il suo primogenito Bernardino (1707-1794) partì per Milano dove avrebbe compiuto il suo apprendistato' artìstico, presto raggiunto dai fratelli: Fabrizio (1709-1790) e Giovanni Antonio (1714-1783) quartogenito, dopo la sorella Elisabetta. A venturi anni Bernardino è i suoi fratelli vennero chiamati a Innsbruck per allestirvi gli apparati dei festeggiamenti in onore del passaggio di Maria Amalia di Sassonia andata sposa a Carlo III di Borbone, facendosi subito apprezzare per l'inventiva, ch'era soprattutto dei primi due, e la puntuale esecuzione del terzo dei fratelli che avevano messo a punto un invidiabile mestiere che in breve consenti toro di operare una vera e prò* pria rivoluzione in campo scenografico. Scomparso nel 1742 l'architetto Gian Domenico Barbieri, scenografo ufficiale del Teatro Regio Ducale di Milano, al suo posto venne nomi-, nato Fabrizio col ruolo di> «pittore prospettico». L'anno dopo fu Bernardino a subentrare a Giovan Battista Medi-, ci con l'incarico di «pittore figurista», diventando quindi gli scenografi ufficiali del piùi importante teatro milanese, s Nel 1748, finalmente, i due Galliari furono chiamati co-, me titolari al Teatro Regio di Torino che, inaugurato otto' anni prima, era considerato', tra i più perfetti e da atcuni.l anzi, il migliore d'Europa. Ai jAfitano avevano tuttavia la-\ \sciato in pianta stabile Gio-, (vanni Antonio con l'incarico idi curare le messe in scena dei bozzetti che i fratelli maggiori continuavano a fornire. Tanto intensa attività non, impedì ai Galliari di assumere, ancora la carica di scenografi del Teatro del Principe di Cartonano, mentre Bernardino' riusciva a farsi un nome anche come pittore, soprattutto idi sipari, tra i quali solitamente sono ricordati in particolare quello per il Regio di Torino con Le nozze di Bacco e Arianna di cui la Galleria Sabauda conserva un bel bozzetto del 1856 e quello con La caduta di Fetonte dipinto per il Cartonano. Ma «11 signori fratelli GaiIlari», com'erano spesso ricordati, proprio per il loro lavoro in équipe, hanno legato i loro nomi all'attività di parecchi altri teatri: in Italia, a Lodi e a Parma, ad esempio; ma anche all'estero, ed è il caso di Bernardino che venne chiamato a Berlino da Federico il Grande di Prussia. Vi giunse nel 1772, con i nipoti Giovanni (figlio di Fabrizio che sostituiva come prospettico), e Bartolomeo Verona (figlio di Elisabetta), e tutti insieme fornirono il sipario e le scene per il Teatro Reale. La fama dei Galliari fu grandissima, godendo del massimo prestigio presso tutte le corti d'Europa dove s'apprezzava la genialità con la quale avevano saputo rinnovare il senso della scenografia teatrale.,- Ai Galliari si dovette una sorta di fusione tra la concezione della scena come fatto architettonico e la ricerca d'un più vivo effetto pittorico dalla quale scaturì la «scenaquadro» che, basata sulle invenzioni fantastiche dei fondali, poteva valersi di una sorta di leggera incorniciatura fatta di pochi elementi: «principali», quinte e semplici telali. La mostra ebbe a Torino un memorabile precedente in quella curata nel '56 in Palazzo Madama da Mercedes Viale Ferro, autrice del volume su La scenografia del '700 e 1 fratelli Galliari. Spazia per circa un secolo sino a ricordare anche l'opera di Gaspare che nel 1811 era «capitano vedutista» del Regio Istituto Geografico. A essere messi in evidenza sono tuttavia gli sviluppi dell'attività teatrale con l'evoluzione stilistica dell'immagine scenografica dai modi barocchi e rococò ai primi influssi neoclassici, presenti, ad esempio, in Enea nel Lazio andato1 in scena a Torino nel 1760. Più toccante, tuttavia, appare .Intimità di certe panine, so.prattutto di Fabrizio Galliari, in cui a esprìmersi non sono soltanto le «invenzioni» teatrali, ma quei più liberi «pensieri» capaci di attrarre l'attenzione sulla genialità che ha caratterizzato il lavoro di un'intera famiglia di autentici artisti. Angelo Dragone Gaspare Galliari: «Esterno di reggia egizia»