Aiuti al Terzo Mondo, bilancio di un fallimento

Aiuti ai Terzo Mondo, bilancio di un fallimento Convegno dell'Università cattolica nel quindicesimo anniversario della «Populorum progressi©» Aiuti ai Terzo Mondo, bilancio di un fallimento DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SALSOMAGGIORE — E' stato, in conclusione, la presa di coscienza di un grande fai-' limento. questo convegno di studi promosso dall'Università Cattolica nel 15° anniversario dell'enciclica di Paolo VI 'Populorum progressio». Sviluppo del popoli che, enunciava appunto il tema congressuale, «è il nuovo nome della pace». Ma 1 pur cospicui aiuti internazionali ai Paesi del Terzo Mondo non hanno creato progresso, almeno nella misura sperata, né pace. Su questo, tutti i relatori sono stati concordi. La misura del* fallimento sta In poche cifre, offerte soprattutto dalle relazioni di Guido Carli e di Giorgio Ragazzi, direttore esecutivo della Banca Mondiale a Washington. Nel periodo dal 1970 al 1981 il flusso degli aiuti pubblici al Paesi poveri è aumentato da 8 a 36 miliardi di dollari. In misura anche maggiore sono cresciuti i meno quantificabili crediti all'esportazione, i prestiti multilaterali e bancari, le sovvenzioni private. Quasi nello stesso periodo, l'insieme delle bilance del pagamenti del Terzo Mondo ha presentato disavanzi crescenti: dai 12 miliardi del 1873 agli attuali 85 miliardi. Il debito estero complessivo ammonta, alla fine del 1982. a 600 miliardi di dollari, pari al 34% del prodotto interno lordo e al 138% del volume globale di esportazioni Ci sono state, è vero, nel frattempo le due grandi crisi petrolifere ed è sopraggiunta la tempesta monetaria mondiale. Ma 1 sintomi di decollo, nei Paesi poveri, sono rari e controversi. Quasi mal si sono verifievate le due condizioni che negli Anni 60 venivano considerate pregiudiziali allo sviluppo: la formazione di risparmio interno e di strutture produttive capaci di sostenere l'esportazione, cioè l'acquisto della valuta estera neces-, saria agli investimenti. Ma gli aiuti internazionali si sono dispersi prima. Parte ad incrementare i consumi delle oligarchie dominanti, parte nella creazione di cattedrali nel deserto («elefanti bianchi», li chiamano nel Terzo Mondo): imprese ad alto contenuto di capitale incongrue con l'ambiente e inutilizzabili, Soltanto aliquote minime sono giunte ai loro naturali destinatari, i più poveri. Cioè! contadini. Ed è stato questo l'errore fondamentale del donatori, nell'illusione tutta occidentale che una rapida industriaUzzazione avrebbe risolto tutti l problemi. 'Oggi — ha sottolineato 11 relatore Giovanni Gallzzi, dell'Università Cattolica — siamo tutti più consapevoli della necessità di restituire all'agricoltura quell'attenzione che per lungo tempo le è stata sottratta». O prestata male, come ha riferito tra l'altro il Nobel per l'economia Theodor Shultz, dell'Università di Chicago. Ad esemplo con i tentativi di rianimarla secondo i modelli delle società industriali, destinati a scontrarsi con i tabù e le regole della «cultura di villaggio: Ha aggiunto Ragazzi: «Si comprende meglio che lo sviluppo non è solo un processo economico, ma anche sociale, politico e culturale». Ed anche storico. Negli ultimi 40 anni, 150 Paesi hanno raggiunto l'indipendenza. Ma, ottenuto il potere politico ed economico, non si rinuncia a quello militare. Cioè alla corsa agli armamenti. Su questo tema, la relazione di Giancarlo Mazzocchi ha dise- guato un panorama desolante di Paesi al di sotto del livello di sopravvivenza, ricchi soltanto di cannoni. I due maggiori fornitori sono Usa e Urss (si spartiscono in parti uguali il 70% del mercato) per motivi politici: 11 trasferimento di armi sempre^ più sofisticate ha sostituito ormai 1 tradizionali strumenti diplomatici e militari nella grande partita tra Est e Ovest. Alle due superpotenze si sono aggiunti recentemente almeno quattro altri grossi mercati: Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia. Che sono spinte Invece da ragioni commerciali, rifornendo Indiscriminatamente gli opposti versanti: sembra che .produzióne e vendita di armi siano entrate stabilmente nel paniere di provvedimenti antlclclici di un numero crescente di Paesi Industriali. L'industria dei missili si sta rivelando sempre più remunerativa. Conclusione? Ogni abitante della Terra dispone di tremila chili di tritolo pronti a esplodere. Ma non dei 250 gr di cereali che secondo un altro relatore. Alfred Sauvy del Collegio di Francia, basterebbero per salvare 450 milioni di creature dal pericolo della morte per fame. Mentre le trattative per il disarmo, come ha riferito il ministro degli Esteri Colombo, Ieri, alla con cluslone del lavori, segnano il passo. Giorgio Mattinai

Persone citate: Alfred Sauvy, Giancarlo Mazzocchi, Giorgio Mattinai, Giorgio Ragazzi, Giovanni Gallzzi, Guido Carli, Paolo Vi, Ragazzi, Theodor Shultz

Luoghi citati: Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Urss, Usa, Washington